Con Il signore delle formiche, di Gianni Amelio, arriva il quarto film italiano in concorso alla 79.esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
Alla fine degli anni Sessanta si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannano a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè̀ di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché ‘guarisse’ da quell’influsso ‘diabolico’. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale: un reato che in realtà fino ad allora era servito per mettere sotto accusa i ‘diversi’ di ogni genere, i fuorilegge della norma. Quel capo di imputazione (introdotto dal fascismo col Codice Rocco e abolito dalla Corte Costituzionale nel 1981) era solo un pretesto per coprire la vera accusa, quella di omosessualità.
Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, in cui, accanto all’imputato, prendono corpo i familiari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.
Gianni Amelio, regista di Il ladro di bambini (1992), Porte aperte (1990), nominato all’Oscar per il miglior film straniero e Le chiavi di casa (2004), torna a Venezia dove nel 1994 ha vinto l’Osella per la miglior regia con Lamerica e nel 1998 il Leone d’Oro con Così ridevano. Amelio, membro della giuria a Venezia nel 1991 e nel 1992 e in quella di Cannes nel 1995, ha ottenuto nel 2017 il Nastro d’Argento per migliore film e migliore regia di La tenerezza e oggi torna a correre per il Leone d’Oro con Il signore delle formiche.
Nel 2014, realizzando il documentario Felice chi è diverso, dedicato all’omosessualità tra fascismo e dopoguerra, Amelio aveva cercato materiali su Braibanti e si ero accorto che non c’era quasi niente se non qualcosa di ironico sul fatto che si occupava di formiche. Da qui l’idea e la voglia di tornare su un caso che sintetizza bene l’inciviltà, la sporcizia, l’ingiustizia di un Paese come il nostro in quegli anni, ma non solo.
Il signore delle formiche è un film di estrema attualità perché oggi esistono ancora una provincia molto retriva, chiusa e alcune istituzioni, come la scuola, ad esempio, dove si aggrega, secondo il regista, un po’ di gioventù ignorante e dove si sviluppa un bullismo sia verbale che fisico contro il “diverso”. Il film nasce non dall’esigenza di fissare la storia di Braibanti nel suo tempo, gli anni ’60, ma di raccontare l’oggi, dare coraggio a chi non ha potere, aiutare chi non ce la fa a uscire allo scoperto.
Si ci Inorridisce al pensiero che giovani omosessuali, uomini e donne, maestri di scuola elementare o media, che hanno contro sia l’istituzione che la famiglia degli alunni, quei genitori feroci preoccupati che nella testa dei figli possa insinuarsi una deviazione.
Il film sottolinea che Ettore, presunta vittima del “plagio”, pur essendo maggiorenne fu internato a forza in un ospedale psichiatrico dalla sua famiglia, che lo ha sottoposto a una serie di elettroshock per guarirlo dagli ideali marxisti frutto, secondo i genitori, di una presunta “diabolica” influenza di Braibanti. Nel film solo un giornalista dell’Unità (Elio Germano) si impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure, mentre Braibanti è interpretato da Luigi Lo Cascio.
Il signore delle formiche è soprattutto un denuncia sulla violenza e l’ottusità della discriminazione. L’amore sottomesso al conformismo e alla malafede. Uno spaccato della provincia italiana nei cruciali anni Sessanta, quando il benessere economico non andò di pari passo con l’intelligenza delle cose, con l’apertura dei sentimenti. La famiglia come luogo chiuso, dove i contrasti tra le generazioni restano accesi e conflittuali. Già la vicenda così com’è accaduta mostra aspetti inquietanti a oltre mezzo secolo di distanza. Lo spettatore si potrà̀ domandare: come è stato possibile, come è potuto succedere? Anche se in apparenza oggi non ci si scandalizza più di niente, l’odissea del ‘signore delle formiche’ è di quelle che sanno di inquisizione, e ne abbiamo le prove ogni giorno. Perché nella sostanza non è cambiato molto. Dietro una facciata permissiva, i pregiudizi esistono e resistono ancora, generando odio e disprezzo per ogni ‘irregolare’. Ma non è più tempo di subire né di tollerare nessuna forma di sopruso verso gli individui meno protetti.
E Il signore delle formiche vuole infondere il coraggio di ribellarsi.
Regia: | Gianni Amelio |
Produzione: | Kavac Film (Simone Gattoni), IBC Movie (Giuseppe Caschetto), Tenderstories (Moreno Zani, Malcom Pagani) con Rai Cinema |
Durata: | 134’ |
Lingua: | Italiano |
Paesi: | Italia |
Interpreti: | Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Leonardo Maltese, Sara Serraiocco |
Sceneggiatura: | Gianni Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava |
Fotografia: | Luan Amelio Ujkaj |
Montaggio: | Simona Paggi |
Scenografia: | Marta Maffucci |
Costumi: | Valentina Monticelli |
Suono: | Emanuele Cicconi |