GRILLO PARLANTE di A. Ginesi – Arte psichedelica – Parte III

Esaminando l’arte psichedelica dal punto di vista che le è più proprio e cioè quello estetico, facciamo nostra la definizione di Barry Schwartz secondo cui essa è “il Surrealismo di un’era tecnologica”.

Insula dulcamara, Paul Klee, 1938.

Affinità e divergenze tra surrealisti e artisti psicadelici

Si può affermare che i sogni sono sempre stati una fonte di ispirazione per l’arte, ma il Surrealismo fu la prima espressione cosciente e volontaria del subconscio con fini estetici. Il termine Surrealismo deriva – come quello di arte psichedelica – dall’esperienza che esso esplora dal punto di vista artistico.
Sia il Surrealismo che l’arte psichedelica sono sorti in particolari situazioni storiche ed entrambi costituiscono deliberati tentativi di approfondire esperienze del tutto particolari, per cui presentano notevoli affinità. Sia gli artisti surrealisti, che quelli psichedelici, contestano la nozione di “realtà”. Gli uni e gli altri accettano l’idea che i più intimi recessi della mente immaginativa dell’uomo contengano una realtà più potente di quella che gli viene fornita dalla sua esperienza quotidiana. La differenza maggiore che esiste, fra gli uni e gli altri operatori estetici, consiste nella maggiore profondità delle intuizioni degli psichedelici rispetto ai surrealisti, i quali cercavano (e si aspettavano di scoprire) “la pienezza del sogno profondo”. L’artista psichedelico vuole e può spingersi al di là dei sogni, in un dominio dell’Oltre che, in qualche modo, sembra avere contingenze anche con la mistica.

Ricordiamo la definizione di André Breton espressa nel Secondo Manifesto del Surrealismo del 1929: “Tutto conduce a credere che esista un certo punto della mente in cui la vita e la morte, il reale e l’immaginario, il passato e il futuro, il comunicabile e l’incomunicabile, l’alto e il basso, cessano di essere percepiti come contraddittori. L’unica ambizione che spinge l’attività dei surrealisti è la speranza di determinare quel punto”.

Ebbene l’artista psichedelico penetra a fondo nell’irrazionale e può quindi scoprire il paradosso a cui giunge ogni ricerca interiore, vale a dire quel paradosso che fa sì che, ad un certo punto, l’irrazionalità prenda il posto, se non della razionalità, di qualche forma sconvolgente di ordine, di qualche tipo di comprensione totale che, artificiale o naturale, renda comprensibili le cose più difficili.
È qualche cosa di più di una coincidenza che i tre principali espedienti artistici usati dai surrealisti (il collage, l’automatismo e la disposizione compositiva non razionale dei vari elementi) abbiano la stessa importanza nelle opere degli artisti psichedelici.

Ritratto di André Breton (1896 – 1966) di Victor Brauner, 1934.

Una differenza, invece, che si riscontra fra le due modalità espressive, è dovuta al differente modo di reagire di fronte ad analoghi mutamenti politici, economici e scientifici avvenuti nel mondo; mutamenti costitutivi quasi di una nuova dimensione e quindi da dover essere rappresentati attraverso la prospettiva. I surrealisti scoprirono lo spazio come mezzo utilizzabile per ottenere l’effetto desiderato, uno spazio che, unito alla vista, fosse capace di suscitare emozioni. Gli artisti psichedelici esplorarono, oltre allo spazio anche il tempo, considerando questi due elementi non come limiti della nostra percezione quotidiana ma come derivati di nostre precise scelte espressive. Le immagini prodotte dai surrealisti, inoltre, appaiono fisse, come fossero bloccate, mentre quelle dell’arte psichedelica sono in genere cinetiche, vibranti, percorse da una bruciante irrequietezza.

I livelli di coscienza, infine, ottenuti nella ricerca surrealista della libera immaginazione, furono realizzati soprattutto mediante la contemplazione dell’esperienza del sogno e perciò l’arte conseguente tendeva ad essere una rappresentazione fantastica espressa attraverso un simbolismo di natura non razionale. L’arte psichedelica, al contrario, tende ad essere organica, molecolare, cellulare e dà sempre il senso del tessuto vivente. Spesso il risultato dell’arte psichedelica è la comunicazione della sensazione che deriva dai processi vitali e della concezione (intesa come nascita) dell’organismo vivente. In questo senso – ha scritto Schwartz – l’arte psichedelica è il primo movimento artistico a fare della creazione il proprio contenuto, esattamente come l’arte cristiana fu la prima a farlo della salvezza. Sarebbe interessante uno studio approfondito sulla possibilità di considerare l’espressività pittorica di Paul Klee in qualche modo come un possibile antefatto della moderna arte psichedelica.

Tendenze fondamentali dell’arte psicadelica

A conclusione del discorso osserviamo come l’arte psichedelica si muova ancora lungo due direzioni distinte: la prima cerca di ricreare l’esperienza psichedelica, determinando situazioni di sovraccarico sensoriale, distorsioni visive, simbolismi illogici, effetti speciali ottenuti con immagini simultanei in modo da dare al fruitore la sensazione di trovarsi all’interno del proprio corpo, insistendo sui temi della concezione di forze cosmiche e di misteriosi movimenti di natura ignota e tende a riprodurre nell’osservatore alcune delle più frequenti e palesi manifestazioni dell’esperienza psichedelica (in questo senso essa ha qualche analogia di natura teorica con il Realismo socialista quando vuole rappresentare artisticamente la lotta di classe: entrambi tendono a porsi come dottrine visive); la seconda conduce l’artista verso la sovrapposizione della propria visione del mondo e della propria coscienza alla specifica esperienza, non limitandosi dunque alla sola registrazione di un fatto oggettivo. Gli artisti di questa seconda tendenza non diranno, dopo l’esperienza psichedelica, “vi spiego ciò che ho visto”, ma “vi spiego quello che ho capito”.

L’arte psichedelica, in altri termini, è divisa in due tipologie così come lo è l’arte cristiana: quella che afferma, figurativamente, mediante l’iconografia e il simbolismo, i temi cristiani e quella che esprime drammaticamente ciò che il Cristianesimo significa per l’uomo e il modo in cui la sua concezione innalza – o può innalzare – l’esperienza umana.

Burg un Sonne, Paul Klee, 1928.

Arte psicadelica e accrescimento della conoscenza

Rifacendoci a quanto abbiamo già detto e cioè che non riteniamo l’arte psichedelica un momento di pura evasione, ma una prospettiva di miglioramento dell’uomo sia dal punto di vista individuale che comunitario, sottolineiamo come appaia evidente, dalla storia dell’uomo, che chi ha dilatato la propria coscienza per mezzo di una qualsiasi esperienza, tende inevitabilmente a trascenderla e a superarla. Vogliamo dire che la dilatazione della coscienza, acquistata a seguito di un’esperienza psichedelica, verrà usata per controllare e dirigere l’esperienza stessa, fino alla scoperta di nuovi mezzi e tecniche idonei ad una sempre maggiore espansione della mente.

Dunque, affinché l’arte psichedelica sia qualche cosa di più dell’artificio di un altro nuovo dio fallito, gli operatori devono applicare i rigori del controllo artistico e del giudizio estetico all’intensità e alla diversità dell’esperienza psichedelica. Ciò allo scopo di avere un’arte che accresca la nostra capacità di comprendere la natura delle cose, appagando, al tempo stesso, la nostra sensibilità estetica.
Un’arte siffatta, espandendo sempre di più la coscienza, offrirà all’uomo nuove possibilità illuminandone il valore e l’essenza: tutte cose di cui si ha estremo bisogno. Pertanto, l’artista psichedelico non è destinato ad appartarsi ma, al contrario, a creare una sintesi fra la mente e il corpo. Egli non solo deve accrescere il numero delle conoscenze umane contribuendo alla comprensione degli apparati della mente e del sistema nervoso – che sono le parti forse meno conosciute della nostra anatomia – ma deve con le sue scoperte contribuire all’arricchimento costante della vita degli uomini.
Breton, padre e teorico del Surrealismo, aveva scritto che i tre obbiettivi dell’uomo dovevano essere: la trasformazione del mondo; il cambiamento del sistema di vita; il mutamento più rivoluzionario e più radicale possibile dell’intelligenza umana. Il movimento da lui guidato ha provato a mettersi sulla strada della loro realizzazione; l’arte psichedelica potrebbe forse completare l’opera.

Armando Ginesi (Whipart, 2013)

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