Gli otto peccati capitali della nostra civiltà. Seconda parte

La DEVASTAZIONE DELLO SPAZIO VITALE

La natura non è inesauribile. In uno spazio vitale sono presenti più specie che grossomodo possono essere divise in predatori e prede ma che hanno sempre in comune degli interessi. Se un predatore predilige una preda, sterminandola del tutto ha l’effetto di sterminare se stessa. In natura è stato osservato che quando una preda sta per estinguersi, è la specie del predatore che alla fine sparisce perché non riesce più a trovare quel poco di cibo rimasto.  È il caso dell’uomo che sta sterminando le sue prede. 

La COMPETIZIONE FRA GLI UOMINI

Come visto, il circuito regolatore a retroazione positiva è alquanto raro in natura proprio perché non è stabile e l’aumento a valanga di un singolo effetto lo rende poco utile al contesto naturale. Un esempio di circuito regolatore a retroazione positiva avviene quando all’interno di una specie nasce la competizione che proprio attraverso la selezione ne influenza l’evoluzione. La selezione solitamente avviene per fattori estranei alla specie cioè che provengono da fuori. Ma quando nella specie nasce la competizione, la selezione naturale proviene dalla specie stessa e ha come conseguenza la modifica del patrimonio genetico. Un esempio potrebbe essere l’esasperato utilizzo degli antibiotici che rende paradossalmente il sistema immunitario più debole. «L’uomo che è l’unico fattore selettivo a determinare l’ulteriore sviluppo della specie è, ahimè, di gran lunga più pericoloso del più feroce predatore. La competizione fra uomo e uomo agisce come nessun fattore biologico ha mai agito e lo fa in senso direttamente opposto a quella potenza eternamente attiva, beneficamente creatrice e così distrugge con fredda e diabolica brutalità tutti i valori che ha creato, mossa esclusivamente dalle più cieche considerazioni utilitaristiche».
Volendo, potremmo dire che l’economia capitalistica come oggi è concepita è forse il più grande circuito regolatore a retroazione positiva che il pianeta abbia mai visto. 

Il quarto peccato capitale della nostra civiltà è L’ESTINGUERSI DEI SENTIMENTI

Secondo un recente studio della Australian School of Business and Law presso l’università del New South Wales per essere un buon businessman, bisogna essere psicopatici, i.e. lucidi e incapaci di provare sentimenti), Konrad Lorenz lo aveva intuito.   

Per quanto riguarda la capacità di apprendere, Lorenz dice che ognuno di noi ha una sorta di sistema che risponde a uno stimolo in maniera diversa. C’è quello stimolo che «provoca un condizionamento che induce alla ripetizione del comportamento precedente», è c’è anche quello stimolo che può provocare «un decondizionamento che lo inibisce (il comportamento) fino a estinguerlo del tutto». I primi tipi di stimoli provocano solitamente il piacere. Gli altri provocano una situazione sgradevole; «e non credo che si possa essere accusati di eccesivo antropomorfismo se si definiscono sinteticamente questi stimoli, anche negli animali superiori, come premio e punizione».
A questo punto Lorenz si chiede ma perché «l’apparto preposto a questo tipo di apprendimento… si serve di due meccanismi diversi anziché, più semplicemente, di uno solo?».
Perché le conclusioni al riguardo di un successo, se ben distinte dalle conclusioni riguardo a un insuccesso, raddoppiano le capacità di apprendimento, quindi immagazzinare maggiori informazioni, infine di avere più possibilità di sopravvivenza. Se un animale non provasse piacere nel mangiare, difficilmente metterebbe a rischio la propria vita per prendere una preda. Se un animale non provasse la sgradevole situazione del freddo, difficilmente cercherebbe un riparo per difendersi dall’inverno.

Questo apparato di apprendimento basato sul piacere-dolore è presente in tutti gli animali, ed è soggetto non solo all’abitudine ma anche all’adattamento sensoriale. Mi spiego. Se una persona prova piacere a fare una cosa, ripetendola continuamente non proverà più piacere. Se un animale viene picchiato, il suo piacere non nascerà da uno stimolo bensì dalla cessazione di quel dolore.
«Queste due caratteristiche fisiologiche del sistema piacere-dolore sono importanti in questo contesto poiché, se associate a determinate altre sue caratteristiche, possono portare, nelle condizioni di vita dell’uomo moderno civilizzato, a disfunzioni pericolose dell’economia del sistema stesso».  

Lorenz spiega inoltre che questo sistema piacere-dolore si è formato in un periodo dell’evoluzione dell’uomo quando la vita era “dura”, pertanto molti comportamenti che oggi riteniamo “peccaminosi” probabilmente erano l’unica maniera di sopravvivere, come ad esempio la voracità. Quando un uomo catturava una preda grossa, non aveva la più pallida idea di come conservare la carne, la cosa migliore da fare era di mangiare il più possibile. Veniamo alla pigrizia, Lorenz dice «gli sforzi necessari per catturare una preda erano tali che non conveniva sprecare più energia di quanto era strettamente necessario». 
I pericoli erano ovunque, l’uomo doveva essere talmente prudente da avere un comportamento che sconfinava nella vigliaccheria che oggi non è certo considerata una virtù.  Questo meccanismo, però, allo stato attuale della civilizzazione umana, partendo dal binomio abitudine-inerzia, è degenerato in quello di vizio-rammollimento.  Inoltre c’è da tenere in considerazione che l’attuale farmacologia è ossessionata dall’eliminare la sofferenza. In sostanza, l’uomo moderno punta al piacere e cerca di eliminare il dolore, ed è chiaro che così facendo va a minare il sistema che gli ha permesso di sopravvivere per millenni. «La crescente intolleranza al dolore, abbinata alla diminuita forza di attrazione del piacere, fa perdere all’uomo la capacità di investire lavoro faticoso in imprese che sono rimunerative solo a lungo termine. Ne risulta l’esigenza impaziente di soddisfare immediatamente ogni nuovo desiderio. Tale bisogno di gratificazione immediata viene purtroppo sfruttato con ogni mezzo dai produttori e dalle imprese commerciali, ed è strano che i consumatori non si rendano conto di quanto le “convenienti” vendite a rate rappresentino per loro una forma di schiavitù».

Nella sessualità degli uomini queste disfunzioni comportamentali sono arrivate all’eccesso e la cosa buffa, fa notare Lorenz, è che non si può neanche dire che sia un comportamento bestiale giacché lo fa solo l’uomo. Gli animali si corteggiano e poi si accoppiano. Tra gli uomini, invece, il corteggiamento, i fiori, le poesie, tutto è sparito.

Adesso queste disfunzioni del sistema implicano anche la morte della gioia. Non si può provare gioia se non si conosce il dolore. «L’intolleranza al dolore, fenomeno sempre più diffuso ai giorni nostri, trasforma i naturali alti e bassi della vita umana in una pianura artificiale. Le onde grandiose del mare tempestoso in vibrazioni appena percettibili, le luci e le ombre in un grigiore uniforme. Cioè crea la noia mortale». In ultima analisi l’estinzione delle emozioni, quindi dei sentimenti. 

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