Ryosuke Cohen: Attesa tra relazione e partecipazione condivisa

La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea, dopo la retrospettiva dell’artista americano  pre-pop Ray Johnson, e la retrospettiva di Guglielmo Achille Cavellini è lieta di inaugurare  in coincidenza con il tema Stranieri Ovunque la mostra personale dal titolo: Attesa tra relazione e partecipazione  condivisa dell’artista giapponese Ryosuke Cohen.

Una mostra a cura di Sandro Bongiani  in contemporanea con la  60. Biennale di Venezia 2024, incentrata  sul tema  dello straniero ovunque. Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione  del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley. Quella di Ryosuke Cohen,  è un’altra proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale. Vengono presentate per l’occasione 69 opere Brain Cell Coronavirus eseguite dall’artista giapponese tra il 2020 e il 2022.

Un progetto che nasce   da una costola dei “Brain Cell” iniziato nel 1985, quasi   quarant’anni fa. L’idea fondante è stata nell’assenza dell’essere di una positiva e fattiva connessione umana  tra artista e opera atta a riflettere  sul tormentato momento Covid tra attesa e distanziamento forzato che il virus Coronavirus ha imposto per qualche interminabile anno al mondo intero cercando di far riflettere sul concetto di partecipazione e condivisione da parte degli artisti relegati duramente a vivere in una  quarantena forzata.

Nell’assenza di un contatto e di una relazione fisica con l’altro  l’invio postale ha fornito agli artisti l’opportunità di comunicare, ciascuno secondo il suo particolare pensiero e sofferenza il proprio punto di vista, con un’esperienza unica che si riconcilia al raccordo d’insieme che fa Cohen nell’elaborazione finale dell’opera. Quello che ha fatto Ryosuke Cohen per due anni è  assemblare pazientemente i pensieri degli artisti e riunirli  ogni 10/15 giorni sotto un unico tetto collettivo.

Partecipazione,  provvisorietà  e condivisione sono le cose che da tempo interessano Cohen, sono il segno distintivo che caratterizzano anche queste 69 opere. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’orchestrazione  e la grande capacità  di un artista come Cohen capace di correlare le urgenze e i diversi momenti del vivere ora  cristallizzate in un canto corale, sotto lo sguardo vigile e partecipe dell’artista giapponese.

Nonostante le ristrettezze imposte, l’artista ci vuol far riflettere sul potere dell’arte come forza propulsiva e collettiva capace di generare un insieme poetico. Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. Le varie stampe del progetto Brain Cell realizzate da Cohen non  possono essere considerate opere “finite”, intese come opere che si completano nella realizzazione della copia grafica, ma di un’opera caratterizzata dall’indeterminatezza e provvisorietà del proprio esistere insito nel suo DNA.

Di certo, se  il risultato finale di ogni stampa fosse  davvero “un’opera compiuta”,  credo che Cohen smetterebbe  di colpo  di realizzare altre copie di “Brain Cell”, proprio perché svuoterebbe pesantemente il senso e la filosofia generatrice di questa  particolare pratica artistica.  Nelle  opere  presenti a questo evento vi è una sorta di naturale senso di leggerezza e di sospensione che per la cultura giapponese  è un elemento distintivo pregno di significati simbolici nascosti: la presenza, il vuoto (ku),  lo spazio (ma), l’incompletezza indefinita, sono concetti profondamente radicati  nella spiritualità orientale,  tra  buddismo e il pensiero zen e anche il “trait d’union” in cui  viene concepita espressamente questa inedita e particolare esposizione.

Si ringrazia l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya-City Hyogo (Giappone) per la fattiva collaborazione alla realizzazione in Italia di questo importante evento.

 BIOGRAFIA  DI RYOSUKE  COHEN  

Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  ‘Cohen’ come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera “C”. L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più interessante  oggi nel network internazionale.  Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere mercificata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un’unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per tanti anni.  Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera,   rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per la diffusione capillare dell’arte marginale. In quasi 40 anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo. Vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.

 

Pavilion Lautania Valley
Stranieri qui e altrove – Active Marginal Generation Everywhere
Mostra n°3 / Personale di Ryosuke Cohen
Attesa tra relazione e partecipazione condivisa
Presentazione di 69 opere Coronavirus eseguite tra il 2020 e il 2022
con un testo critico di Sandro Bongiani
da mercoledì 3 luglio al 10 agosto 2024
Salerno, opening  Venerdì  3 luglio 2024  ore 18:00
ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
In collaborazione con l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya-City Hyogo, (Giappone)
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/
E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39  3937380225
Credits: Archivio Ryosuke Cohen – Giappone