Antonin Artaud racconta Artaud

“Io, Antonin Artaud, nato a Marsiglia il 4 settembre 1896, cinquant’anni, autore di cinque o sei libri di poesie, attore di cinema e regista […] ho perso ogni potere di disporre della mia vita, del mio corpo, internato d’ufficio e costretto in manicomio per 9 anni, oggetto nelle mani dell’autorità, e sottomesso a leggi crudeli ed alienanti che mi resero irrimediabilmente altro per sempre”.

A soli cinque anni è colpito da una grave forma di meningite e all’età di 17 anni viene  colto dalla malattia nervosa che lo accompagnò, poi, per l’intera esistenza. I forti dolori di origine nervosa lo portano a far uso di medicinali con una certa regolarità; ben presto diviene  dipendente dalle droghe ed è costretto a frequenti ricoveri in case di cura. La diagnosi era di “sindrome paranoica associata a manie di persecuzione”, di “sdoppiamento della personalità” e di “delirio mistico”.

Scrisse:

“Ho subito 51 elettroshock, durante uno dei quali sono stato dichiarato clinicamente morto e poi risuscitato e rigettato nel terrore del trattamento psicoanalitico […] Dal più profondo della mia vita io continuo a fuggire la psicanalisi, la fuggirò sempre come fuggirò qualunque tentativo per imprigionare la mia coscienza in precetti o formule, in una organizzazione verbale qualsiasi.”

Partecipa come interprete a numerosi film negli anni ’20 e ’30: Mater Dolorosa (1932) di Abel Gance, accanto a Line Noro; La Passion de Jeanne d’Arc (1928) di Carl Theodor Dreyer, con Michel Simon e Marie Falconetti; “L’Argent” (1928) di Marcel L’Herbier, accanto ad Alfred Abel; Napoleon (1927) di e con Abel Gance; Mathusalem ou l’Eternel Bourgeois (1927) di Jean Painleve.

Aderisce  al gruppo dei surrealisti da cui è espulso in breve tempo. Fonda quindi il Teatro Alfred Jarry. Con l’attività teatrale acquista grande notorietà e proprio nel teatro si nota   con maggiore evidenza lo   sdoppiamento del sua personalità. Il suo fu anche “teatro della crudeltà“, in cui si scaglia senza mezzi termini contro le ipocrisie del palcoscenico. Artaud concepisce  e realizza uno spettacolo totale, con giochi di luce, violenta gestualità e il rumore al posto della musica, quasi quaranta anni prima che Andy Warhol creasse le sue performance multimediali.

“Costretto nella camicia di forza, sbattuto in cella, fermato con tutti i mezzi, avvelenato, paralizzato con l’elettricità, non dirò di aver conservato un vecchio fondo di pietà umana, ma dirò di averla vista sovraeccitata, la mia sensibilità umana, in un modo tale che non posso più veder passare un mutilato senza sentire dentro di me non so quale antica criniera elettrica drizzarsi dalla testa ai piedi”.
“Troppe guerre in questi ultimi anni hanno fatto saltare via troppe braccia e troppe gambe dai corpi che le tenevano.”
“l’uomo, dico, non ha smesso di sragionare perché i veri malati mentali non sono nei manicomi. Il dubbio, l’incostanza, l’ignoranza, l’inconseguenza non costituiscono uno stato alterato, ma il solo stato possibile, non esiste l’essere innato che avrebbe infusa la luce, la luce si fa vivendo, ma la sua natura reale è tenebrosa, non riempie mai lo spirito di consapevolezza, ma della necessità di accatastare il suo essere, di raccoglierlo al centro delle tenebre, affermazione consistente di un essere, di una forma che con la sua misura e i suoi appetiti si affermerà, l’essere, non Dio, nessun principio innato.”
“Ma questi sempiterni profittatori del potere e questi ricchi, ricchi di denaro e ricchi anche della coscienza dei potere, ma non è mai la loro scienza che gli ha fatto guadagnare potere, ma quella del Signor mutilato, Signor squartato, Signor amputato, Signor decapitato nei reticolati e nelle ghigliottine del potere discrezionale della guerra che fa la guerra, ed evita la pace, tra le mani di chissà quali eterni miliardari della potenza e del comando.
Poiché sono sempre gli stessi che danno e ricevono il resto di 30 denari. Guerra, pace, poesia, libertà, ordine, disordine, anarchia, ribellione prigione, manicomi, libertà, alienazioni e alienati sono e furono sempre idee, stati, convenzioni e nozioni che non hanno mai avuto valore se non per la lingua che per la prima volta le ha farfugliate o leccate, prese, sorprese, attaccate o abbandonate, difese ed enunciate.”

Artaud era un “malato di riguardo”; i medici ammiravano i suoi scritti ed erano affascinati dalle sue doti artistiche, ma il trattamento di favore si fermava alle porte della malattia. Coloro che apprezzavano il suo geniale pensiero poetico, erano gli stessi medici che volevano “guarirlo” dalle sue idee deliranti, e che lo giudicavano con sospetto.

Anarchia sociale nell’arte

L’arte ha il dovere sociale di dare sfogo alle angosce della propria epoca. Un’artista che non ha accolto nel fondo del suo cuore il cuore della propria epoca, l’artista che ignora d’essere un capro espiatorio, e che il suo dovere è di calamitare, di attirare, di far ricadere su di sé le collere erranti dell’epoca per scaricarla dei suo malessere psicologico, non è un artista. Lo sprezzo dei valori intellettuali è alla radice dei mondo moderno. In realtà, questo disprezzo dissimula una profonda ignoranza della natura di questi valori. Ma non possiamo perdere le forze nel tentativo di farlo capire ad un’epoca che, tra gli intellettuali e gli artisti, ha prodotto traditori in gran numero, e, nel popolo, ha generato una collettività, una massa che non vuole capire che lo spirito, cioè l’intelligenza, deve guidare il corso dei tempo.”
“Il liberalismo capitalista dei tempi moderni ha relegato all’ultimo posto i valori dell’intelligenza, e l’uomo moderno, di fronte a queste poche verità elementari che ho elencato, si muove come una bestia o come l’uomo spaventato dei tempi primitivi. Per preoccuparsene, aspetta che queste verità diventino atti, e che si manifestino attraverso terremoti, epidemie, carestie, guerre, ossia col tuono dei cannone.”

Artaud muore  ad Ivry, seduto ai piedi del letto ucciso da un cancro. Era il 4 marzo 1948: nasceva così una figura importante e scomoda nella storia del Teatro; poichè la sua morte rappresentava davvero una nascita, lasciava in eredità un idea, che ancora oggi molti, purtroppo, faticano a comprendere. L’opera completa di Artaud è stata pubblicata dall’editore Gallimard in ventisei volumi. Quelli di poesia sono: Les premiers poemes (1913-23), Tric trac du ciel, Poemes (1924-35), Vie e mort de satan le feu, Artaud le Momo, Ci-gît, Suppots et suppliciat.

Traduzioni in Italiano

Molteplici sono le opere tradotte in Italiano di quest’eccezionale e poliedrico scrittore, ciò nonostante, pur essendo uno dei padri della letteratura e del teatro moderno, le sue opere sono spesso sconosciute, le  sue rappresentazioni teatrali poco rappresentate e suoi film scomparsi dai cineforum .

Per Adelphi: Succubi e supplizi , Van Gogh il suicidato della societàAl paese dei Tarahumara e altri scritti, Eliogabalo o l’anarchico incoronato, Scritti di Rodez

Per Einaudi: Artaud  le Momo, Ci-gît e altre poesie;  Il teatro e il suo doppio e I cenci.

Per Bompiani: Il Monaco, dove  Artaud riscrive il testo di  Matthew  Gregory Lewis.

Per Il Nuovo Melangolo: Hitler della razza delle scimmie. Sulla deportazione e altri scritti.

Per Archinto: Vivere e superare se stesso. Lettere a Jean-Louis Berrault, Lettere a Genica Athanasiou.

Per L’obliquo: Rivolta della poesia e altri scritti, Lettere del grande monarca.

Per Audino:  Il teatro e il suo doppio.

Per Via del vento: La razza degli uomini perduti e altre prose, Poeta nero.

Per Stampa Alternativa, fra le case editrici più coraggiose: Le poesie della crudeltà, Artaud io sono Gesù Cristo (scritti eretici e blasfemi), Per farla finita col giudizio di Dio,  Alice in manicomio.

Per Mimesis: CsO. Il corpo senz’organi.

Per Ananke: Balthus e i surrealisi.

Per Ortica Editrice: Messaggi rivoluzionari.

Per Minimum Fax: Del meraviglioso. Scritti di cinema sul cinema.

Artaud  poeta

Da “Les premiers poemes” (1913-23
Il palazzo incantato

Nella verde vallata dove regnano gli angeli buoni
un tempo un bel palazzo ,un radioso palazzo s’innalzava
il re Pensiero teneva le sue strane assise
in questo palazzo.
e la terra non offrì mai ai suoi angeli buoni
per dispiegare il loro volo
Un più meraviglioso palazzo.

Era coronato di fiamme,
era tutto illuminato.
Ora ciò accadde al di là del tempo.
E ogni volta che il vento veniva a scuotere le sue piante
sulle sue pietre brillanti piroettando
Un aroma saliva a sfidare il tempo.

Se voi foste passati viaggiatori attardati
o passanti smarriti delle strade della favola
avreste attraverso i vetri ineffabili
veduto anime dimenarsi al suono di un liuto
in perfetto ordine
intorno al trono in cui si reggeva
nella sua posa fantomatica
il Maestro, il Porfidogenito, il Re
solenne del palazzo fantastico.

Ma un giorno si dispiegò il volo di neri spiriti
che passarono come un onda di tenebre
sul palazzo. Ahimè la tempesta funebre
non ha lasciato al suo passaggio che un lungo grido
di disperazione e il saccheggio della gloria
del Monarca prestigioso la cui memoria
non è più che il sogno di un sogno.

E passando attraverso il palazzo abbandonato
vedreste attraverso flebili finestre
vaste ombre dimenarsi senza meta
nell’atroce concerto di musiche stridenti
mentre un popolo folle lanciato verso le porte
irrompe per l’eternità e si dimena
e ride – ma non può più sorridere -.

Da “Poemes” 1924-1935
Vetri di suono

Vetri di suoni dove girano gli astri,
lastre dove cuociono i cervelli.
Il cielo brulicante di vergogne
divora la nudità degli astri,
un latte bizzarro e potente
brulica in fondo al firmamento,
una chiocciola sale e guasta
la tranquillità delle nubi,
rabbie e delizie il cielo intero
su di noi scaglia come una nube.
Un mulinello di ali selvagge
piene di oscenità torrenziali

Madrigale “Les premiers poemes” (1913-23)
Charles Dulin

Nel mortale giardino che il fulmine ha colpito
voi siete quel fico che borbotta a bassa voce
quel nero fico bruciato che borbotta e rimugina
un vecchio tormento che arriva da età dimenticate.

Voi siete quel fico che il fulmine ha mangiato,
con la faccia segnata dagli artigli del tuono,
o vecchio fico stregone che devasta la terra
con il vomere delle vostre radici evirate.

[Testi tratti da A. Artaud, Poesie della crudeltà, Stampa alternativa, 2002, traduzione a cura di Pasquale di Palmo]

Araud il la follia e il genio