Mona Lisa and the Blood Moon, presentato in concorso alla 78. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, parla di una ragazza dotata di insoliti e pericolosi poteri che scappa da un manicomio e tenta di cavarsela da sola a New Orleans. Costellata di sequenze rocambolesche che si susseguono al ritmo di una musica elettrizzante tra Techno Italiana e Heavy Metal, questa pellicola all’insegna del genere fantasy avventuroso evocherà inevitabilmente memorie degli anni Ottanta e Novanta.
A Venezia 78 il (super)potere è nelle mani degli esclusi, dei discriminati, dei diversi: non solo con i Freaks Out di Gabriele Mainetti, ma anche con la protagonista del nuovo film di Ana Lily Amirpour, Mona Lisa and the Blood Moon. Al centro, Jeon Jong-seo nel ruolo di una donna con abilità paranormali evasa da un manicomio. Una fuga che la porterà a New Orleans, dove dovrà sopravvivere servendosi anche delle sue capacità fuori dal comune, e dove incontrerà due solitudini come lei in grado di aiutarla e proteggerla, come una mamma single, pole dancer (interpretata da una in formissima Kate Hudson), e da suo figlio più sveglio e smart di molti adulti del film.
Non può che puntare alto, la regista (nata nel Regno Unito, di origini iraniane e naturalizzata americana) che proprio al Lido nel 2016 si è aggiudicata il Premio Speciale della Giuria con The Bad Batch: cruda e irriverente allegoria dell’America in crisi, tra bande cannibali e ambigui santoni in un Texas post-apocalittico dove sono scaricati i rifiuti della società.
In Mona Lisa and The Blood Moon sono evidenti ed esaltati tutti i tratti salienti del cinema di Amirpour: dalla postmoderna contaminazione di generi e tradizioni alla predilezione per personaggi (soprattutto femminili) anomali e marginali.
Un racconto «sorprendente, coloratissimo e funky» (per citare il Direttore di Venezia 78 Alberto Barbera), una cineasta indie in ascesa, una rinnovata attenzione alle storie e ai talenti femminili (tanto più “di genere”) nell’anno della Palma d’oro a Titane.
Crescendo in America, la regista ha sempre avuto la consapevolezza di essere un outsider. Venendo da un altro luogo e parlando una lingua diversa, è stato difficile ambientarsi. I film fantasy che amava da bambina avevano la capacità di dare potere all’outsider: gli eroi che trovava in quei film la facevano uscire dall’ombra e alimentavano la sua ricerca di libertà personale. Nei film di Amirpour l’antagonista assoluto è il sistema, il modo in cui ci costringe ad assumere certi comportamenti, incidendo sulla visione che abbiamo gli uni degli altri e sul nostro senso di appartenenza a un luogo. Con Mona Lisa and The Blood Moon, la regista di origine iraniana ha voluto creare un nuovo tipo di eroe che affronta i problemi di una realtà moderna e distorta. Una favola-avventura per esplorare ciò che la libertà personale rappresenta all’interno di una società caotica, in cui è difficile sentirsi liberi.
Regia: | Ana Lily Amirpour |
Produzione: | Le Grisbi Productions (John Lesher, Dylan Weathered), 141 Entertainment, wiip studios, Rocket Science, Black Bicycle |
Durata: | 106’ |
Lingua: | Inglese |
Paesi: | Usa |
Interpreti: | Jeon Jong-seo, Kate Hudson, Craig Robinson, Evan Whitten, Ed Skrein |
Sceneggiatura: | Ana Lily Amirpour |
Fotografia: | Pawel Pogorzelski |
Montaggio: | Taylor Levy |
Scenografia: | Brandon Tonner-Connolly |
Costumi: | Natalie O’Brien |
Musica: | Daniel Luppi |
Suono: | Jacob Ribicoff, Frenchie Gaya, Chris Terhune |
Effetti visivi: | Brainstorm Digital |