Ha saltato la prevista anteprima in sala di tre giorni causa pandemia di Coronavirus, ma Ultras di Francesco Lettieri è ora approdato su Netflix, la quale ha scommesso sin dal principio sull’opera prima di questo artista italiano del videoclip. Lettieri ha scelto di raccontare uno spaccato del mondo delle tifoserie organizzate, scegliendo come sfondo della storia – di fantasia ma ispirata a diversi episodi e aneddoti reali – la città di Napoli, mostrata fortunatamente senza stereotipi da cartolina né oleografia gomorrista, ma con sguardo insolito e originale anche nei suoi scorci più caratteristici.
Ultras: la trama
Ultras sceglie di seguire le vicende di Sandro detto Mohicano, capo storico del fittizio gruppo degli Apache, incarnato da quell’Aniello Arena che fu la prepotente rivelazione del Reality di Matteo Garrone qualche anno fa: sottoposto a Daspo e pertanto impossibilitato a seguire la sua squadra del cuore, in procinto di vincere lo scudetto – davvero uno spunto di fantascienza ahinoi – Sandro si trova in un momento cruciale della sua vita, tra la voglia di abbandono del gruppo storico e i suoi componenti, mentre nuovi, giovani ultras sono pronti a prendere il potere e cambiare i vertici a capo degli Apache, e il richiamo della fratellanza. Basterà l’incontro con la sensuale Terry incarnata da Antonia Truppo a modificare la trama della sua esistenza?
Coadiuvato da una bella fotografia e l’ottima colonna sonora firmato dal sodale rapper Liberato, Ultras di Francesco Lettieri riscatta una certa convenzionalità drammaturgica con una qualità di messa in scena invidiabile e una regia dal polso fermo, capace di non cadere nell’insidia di scene madri enfatiche nelle svolte narrativa più intense ed attese.
La regia di Francesco Lettieri
Lo stile secco e preciso, unito alla scelta straordinaria di facce attoriali tutte perfettamente calzanti, e schegge di immaginario che restano – i canti di gruppo per cementare la fratellanza ultrà, il cameratismo quasi omoerotico per cui le donne finiscono sempre per essere messe da parte, una madre anziana che ripulisce le ferite dalle mani del vecchio tifoso cinquantenne, giusto per citare alcuni frammenti che lasciano traccia – ci fanno associare l’opera prima di Lettieri a quella dei fratelli D’Innocenzo La terra dell’abbastanza.
Sarà questo l’inizio di una folgorante carriera cinematografica? Il talento è indubbio, e si tratta questo solo di un primo passo, che speriamo possa seguire la strada fortunata di altri esordi italiani degli ultimi anni. Ultras di Francesco Lettieri è cinema forte e consapevole, già maturo per certi versi nel differenziarsi dall’estetica da videoclip di cui Lettieri è indiscusso capofila oggi in Italia: non è affatto poco.