Il murale realizzato dall’artista australiano Guido van Helten per il quarantennale dell’Avis di Ragusa ha finalmente il suo titolo: A Sicilian Mother.
Inaugurato lo scorso 23 gennaio alla presenza del Sindaco di Ragusa, Giuseppe Cassì, del presidente dell’Associazione Volontari del Sangue, Paolo Roccuzzo, dell’artista e del direttore artistico di FestiWall, Vincenzo Cascone, A sicilian mother apre l’edizione 2019 del Festival di arte pubblica, la quinta e ultima in città.
Il punto più suggestivo per ammirare l’opera, visibile anche di notte grazie ai corpi luminosi che saranno fissati alla base dell’edifico, si trova nella vallata iblea, lungo la strada che da via Risorgimento porta all’antico borgo, quindi fuori dal contesto urbano.
«La Sicilia, per la sua posizione geografica, ha prodotto un ricco intreccio di popoli e culture del mondo mediterraneo, dagli arabi ai romani, dai greci agli spagnoli, dai normanni agli italiani. Proprio adesso la Sicilia sta affrontando la necessità di una scelta umanitaria all’interno della grande crisi che attraversa il Mediterraneo, come primo punto di approdo e di rifugio per i numerosi migranti che arrivano dalla costa africana». ha dichiarato Van Heltten «L’immagine della madre siciliana vuole legare insieme il concetto classico di carità con l’attuale urgenza di aiuto a mani aperte».
In effetti nell’opera è raffigurata una madre che allatta il figlio, che allo stesso tempo osserva e abbraccia una bimba di origini lontane. Questo gest, intimo e privato, diventa condiviso, sociale e popolare, in quanto intervento di arte pubblica, in un luogo quindi accessibile a tutti. È quasi un simbolo laico di generosità e disponibilità verso l’altro, lo sconosciuto, il forestiero. Così, nella visione dell’artista australiano, prende forma il ritratto collettivo di una storia lunga 40 anni, scritta da un numero così alto di donazioni e donatori – molti dei quali stranieri – che non ha eguali tra le città italiane ed europee.
Per FestiWall, che con quest’opera apre l’edizione 2019, «un passaggio sentito e doveroso», sottolinea il direttore artistico, Vincenzo Cascone, «tanto più oggi, nell’epoca dei muri (quelli politici) e dei respingimenti, tra paure e individualismi esasperati che rischiano di frantumare la solidarietà intesa come valore senza confini».