“Questa nostra terra”, romanzo minore di E. Caldwell

Questa nostra terra di Erskine Caldwell. La mia edizione è del lontano 1951, pubblicata dalla Bompiani. Il testo originale, “This Very Earth”, fu dato alle stampe nel 1948 e al tempo Caldwell aveva già scritto una ventina di libri tra romanzi e racconti lunghi, e forse dato il meglio di sé nell’opera La via del Tabacco. Questa nostra terra è un libro strano e la traduzione di Giulio Cesare Castello non è molto di aiuto. Chi ha letto La via del Tabacco ne rimarrà profondamente deluso giacché Questa nostra terra ha dei seri problemi strutturali, la trama, e anche i personaggi non sono riusciti molto bene.  

Copertina del libro Questa nostra terra

Il bene e il male

La fabula è molto semplice: una famiglia di agricoltori, i Crockett, abbandona la campagna per vivere in città; da quel momento la famiglia si smembra, si corrompe fino alla tragedia finale, con ben due morti. Già la contrapposizione netta tra la campagna, il bene, e la città, il male, fa acqua da tutte le parti. Inoltre, il voler vedere nella città l’origine di tutti i mali da un punto di vista narrativo si può anche accettare, ma da quanto ne scrive Caldwell pare che il male già sia presente in questi personaggi; la città c’entra poco… Avrebbe potuto fare leva sui rapporti di lavoro, ma non troverete niente di tutto ciò.   

Questo libro è composto di diciotto capitoli che se presi singolarmente non sono male, è l’opera nel suo insieme che non funziona. Nel primo capitolo Chism, il capofamiglia, prende i suoi cani e va a caccia di opossum con il figlio più piccolo Jarvis. Prima di uscire di casa ha un battibecco con il vecchio padre il quale non avrebbe mai voluto abbandonare la fattoria e vien fuori che il motivo del trasferimento è stata la morte della moglie di Chism.

Nel secondo capitolo, si parla della figlia Dorisse che ha sposato un poco di buono, Nobby Hair, e vivono in casa dei Crockett. Nobby Hair è un violento alcolista, non vuole lavorare ed è sempre a caccia di soldi, è un giocatore d’azzardo. In questo capitolo Nobby Hair costringe la moglie Dorisse a uscire di notte in cerca di soldi, lei si dirige al bar Arcobaleno dove lavora sua sorella Vickie. Mentre Dorisse è fuori, Nobby Hair tenta di violentare la terza sorella, l’unica studentessa in casa, Jane. L’intervento del nonno evita il peggio.

Il terzo capitolo è probabilmente quello riuscito meglio, molto toccante e drammatico, a confronto la scena del tentativo di violenza del capitolo precedente risulta dilettantesca. Qui Chism Crockett e il figlio Jarvis sono ancora a caccia di opossum, è notte fonda, il figlio chiede al padre perché abbiano abbandonato la fattoria e il padre perde le staffe, caccia una bottiglia di whiskey e costringe il figlio a bere. Il figlio si rifiuta, viene picchiato, alla fine ne beve la metà e si sbronza. Il finale però non è all’altezza, poco realistico, un bambino che beve mezza bottiglia di whiskey rischia di morire, ma non accade niente di tutto ciò, il piccolo va a dormire come se fosse un quarantenne perfettamente abituato agli eccessi dell’alcool. Il capitolo finisce con un ulteriore battibecco tra Chism e il vecchio nonno. 

Il quarto capitolo parla del giorno dopo la sbronza e del tentativo di violenza sessuale domestica, come se non fosse accaduto niente, i Crockett si svegliano tranquillamente, Jane prepara salsiccia e frittata, si parla di quando era viva la mamma che sapeva seguire i figli… Infatti, il primogenito, Ross, sbucato dal nulla, è l’unico ad essere diventato avvocato. Il nonno quel mattino va proprio da Ross a parlare di ciò che è accaduto, non del tentativo di violenza di Nobby Hair, ma della sbronza del bambino. Nipote e nonno concordano che è colpa della città, che i Crockett devono tornare in campagna. Alla fine del capitolo Ross parla al padre di una segheria in vendita a soli dieci miglia dalla città, un affarone, Chism Crockett promette che ci penserà. 

Nel quinto capitolo al bar l’Arcobaleno dove lavora Vickie giunge il politico Daniel Boone Blalock che nota la figlia dei Crocket e la invita nel suo appartamento, iniziano una relazione, lei è disposta a tutto pur di migliorare il suo stato sociale, lui altrettanto pur di ottenere un po’ di divertimento fuori del matrimonio e alla fine concordano per trovare a Chism Crockett un posto di lavoro nel settore del pubblico. Nel capitolo successivo giunge l’ultimo personaggio di questa storia: Chism Crockett decide di portare il figlio Jarvis a donne, ferma due nere, quasi le rapisce, in periferia, dopo la stazione, non sono prostitute ma ragazze giovanissime che stanno tornando a casa. Chism Crockett è molto chiaro, se non fate l’amore con il  piccolo, chiamo il Ku Klux Klan.

Immagine dello scrittore Caldwell
Erskine Caldwell, scrittore americano, 1975.

Il finale

A questo punto è chiaro a tutti che la storia ha qualcosa che veramente non va, è poco credibile, e con tutto il rispetto per il dramma dei neri in America che sicuramente hanno subito violenze d’ogni tipo, quando si giunge a leggere una roba del genere, si ride per non piangere. La trama è grossolana, eppure…si arriva fino alla fine, non si abbandona la lettura, forse perché si sente che la tragedia è nell’aria. C’è come un crescendo e quando la tragedia arriva, ed è un femminicidio con tutti i crismi, Caldwell purtroppo da un lato esagera, facendo morire il vecchio nonno di attacco cardiaco, e dall’altro attacca un sermone senza né capo e né coda. Tira in ballo li opossum: Chism Crockett aveva capito che Nobby Hair non era uno buono perché Nobby Hair non era mai voluto andare a caccia di opossum con lui. Inoltre, alla fine, ma proprio alla fine, si scopre che Chism Crockett aveva abbandonato la campagna per la città perché così aveva voluto il Ku Klux Klan.

La grande opera di Erskine Caldwell è sicuramente La via del tabacco.. Questa nostra terra, di cui sicuramente la traduzione va svecchiata, non regge assolutamente il confronto. Conservatevi i soldi per una birra, in attesa di una nuova traduzione.