Quello che ti nascondevo. Il romanzo di Marina Di Guardo

“È quello che sai che ti uccide. O è quello che non sai…”
…La canzone degli Afterhours mi ha accompagnato per tutta la lettura dell’ultimo romanzo di Marina Di Guardo, un sottofondo subdolo, inquieto, incessante come di voce che sussurra nella testa. La sento ma non la vedo, la vedo ma lei non c’è.

Quello che ti nascondevo (M. Di Guardo, Mondadori, 2023) è un thriller sulle menzogne, sulle verità nascoste, mancate, scoperte. Quelle che non riusciamo a raccontare nemmeno a noi stessi, come quando ascoltiamo dei vecchi vocali seduti sul divano a bere whisky e ci scopriamo a mentirci che sì, andrà tutto bene, lasciandoti fottere forte, via dal cuore su in testa, sopprimerli per andare avanti, che tanto tutto passa e noi “torneremo a scorrere”. Lei non c’è più, forse non c’è mai stata, eroe del mio inferno privato.

Inferno, come quello in cui il protagonista di Quello che ti nascondevo, è sprofondato da quando Allegra, sua moglie, è morta. Tutto inizia su quel divano dove Giacomo passa le nottate in un giro di routine, solo lui e il ricordo della donna. Serate che tutti abbiamo trascorso, le voci nei  vecchi messaggi sono come lame calde che toccano il cuore, bruciano e causticano allo stesso modo. “Ci sono molti modi”, dicono sempre gli Afterhours.

Ma poi succede, una sera di quelle, quando nemmeno il whisky può niente e la tua mente va a caccia di fantasmi, forse. Così un particolare mai notato prima ascoltando un vocale porterà l’uomo a scendere ancora più in basso, nell’inferno delle passioni umane, a guardare nel nero totale cercando forse una luce alla fine del tunnel.

La verità non è materia per tutti, lo scoprirà il nostro malcapitato eroe con l’aiuto di pochi amici, quelli di una vita intera e di una donna angelo. Verità che Giacomo crede possano aiutarlo a superare il ricordo della moglie per tornare a respirare, a desiderare chissà, una famiglia, un figlio, una vita normale.

“Non sai che l’amore è una patologia?”

Tutti abbiamo dei segreti, quello che ti nascondevo è solo una parte di questi.  Giacomo si trova ad aprire porte, porte di legno e ingressi di alberghi di lusso. Ogni suo passo è una nuova bugia che viene alla luce, tasselli di un puzzle che non capiamo fino alla fine, quando tutti sembrano colpevoli.

L’amica di lei, la moglie di lui, il suo angelo custode, il collezionista di amanti, la collaboratrice, l’amico informatico, gli iscritti su Tinder.

Ho dubitato di loro, anche del protagonista, sentendo l’odore delle bugie e dei tradimenti, dello squallore umano e dei piccoli sogni che coltiviamo sui balconi milanesi, tra un ristorante e l’altro.
La città tutta da bere fa da sfondo a storie che conosciamo bene, che viviamo quotidianamente e che qualche volta proviamo a combattere cercando la nostra personale giustizia privata.
“Ti ucciderò. Vorrei che mi uccidesse ora.”