“Una come lei in America sarebbe già diventata un mito. Da noi, invece, rischiavamo di dimenticarla”: a scrivere queste parole è stato Gino Castaldo, uno che di musica se ne intende. Molto. Castaldo si riferiva a una delle cantanti più emozionanti della storia delle sette note italiane: Gabriella Ferri. In realtà definirla solo cantante sarebbe alquanto riduttivo: Gabriella Ferri, infatti, fu molto di più: attrice, conduttrice televisiva e radiofonica. Ma soprattutto artista, vera e sincera.
Per chi ha apprezzato l’arte di questa donna straordinaria, capace di conciliare nella sua voce la passionalità con la dolcezza, non esiste descrizione migliore di quella fatta da Valeria Arnaldi nel suo bellissimo Gabriella Ferri. La voce di Roma (Bizzarro Books/Red Star Press): “Gabriella non canta soltanto, interpreta. Ne le basta sorprendere con la potenza della sua voce, vuole conquistare con la sensibilità cui ha abituato il pubblico”. Ed è proprio questo il segreto di Gabriella Ferri, cioè quella sua capacità di trasmettere un turbinio di emozioni a chi la ascolta e la guarda.
Da una famiglia modesta ma innamorata dell’arte, alla popolarità
Nata il 18 settembre 1942 nel cuore di Roma, nel quartiere Testaccio, Gabriella Ferri cresce in una famiglia modesta, che sicuramente non se la passa troppo bene, ma nella quale l’arte, la musica e la poesia sono di casa: il padre Vittorio si diletta a scrivere versi ed è affascinato dalla tradizione romana, mentre la madre Lucia canta. Anzi, cantano tutti nella famiglia Ferri. Anche quando Gabriella, ad appena 8 anni, lascia la scuola e inizia a lavorare, la musica rimane una costante nella sua vita. Un aspetto che le cambierà l’esistenza, grazie anche all’incontro con Luisa De Santis, la figlia del regista Giuseppe De Santis. Le prime esibizioni di quelle due ragazze così diverse eppure così affiatate non passano inosservate e in breve “Le romanine” (come viene chiamato il duo) conquistano un discreto successo.
Quando nel 1962 Luisa De Santis decide di abbandonare il duo, per Gabriella Ferri inizia la seconda parte della sua vita artistica, quella di una solista che nell’arco di pochi anni si fa notare per la sua bellezza, ma non solo: la sua voce, infatti, incanta il pubblico, i suoi dischi sanno raccontare la Roma che ha nel cuore, quella che imparato a conoscere presto, fatta di melodie, orgoglio, malinconia. Ma per Gabriella Ferri la musica non basta: presto si fa notare e apprezzare anche in televisione e a teatro. Un successo sfavillante che però non la mette al riparo dai tormenti personali, dalle sfide di una vita artistica impegnativa e dagli attacchi gratuiti e feroci di una stampa interessata più a scavare nel torbido che non a sottolineare le bellezze artistiche di questa donna. Morirà il 3 aprile 2004 lasciando un gran vuoto all’interno della musica italiana popolare.
Il volume di Valeria Arnaldi (che per inciso è solo la seconda biografia dedicata alla Ferri) ha il grande pregio di raccontare la parabola di questa artista senza scadere nella retorica, ma rimanendo sempre ancorato alla realtà, sottolineando i pregi di Gabriella e la caratteristiche che la resero davvero unica. Se proprio si vuole trovare un aspetto negativo nel libro di Arnaldi, allora si potrebbe dire che una discografia finale sarebbe stata molto utile per il lettore (che può comunque seguire l’evoluzione della carriera artistica della Ferri nelle pagine del libro dove vengono citati e commentati tutti gli album pubblicati).