Un percorso artistico durato una vita ed una vita vissuta per l’arte, il racconto di risate e lacrime, attraverso le luci e le ombre del successo e della strada intrapresa per raggiungerlo. Il volume Memorie di un capellone, (Iacobelli Editore) presentato lo scorso 5 febbraio alla libreria Iocisto, ci conduce per mano su un cammino fatto di parole, immergendoci nel racconto autobiografico delle esperienze dell’autore. L’emblematico artista nostrano, ex frontman e chitarrista dello storico gruppo Il giardino dei Semplici: Gianfranco Caliendo.
In queste pagine Gianfranco si racconta quale musicista, cantautore, produttore e insegnante, ma anche come uomo, fornendoci l’occasione di conoscerlo sia nel suo ruolo di giovane ragazzo appassionato di musica che in quello di padre, orgoglioso ed innamorato della figlia Giada.
Attraverso le mille diapositive del suo peregrinare conosceremo l’evoluzione di questo personaggio, amato per le sue canzoni ed il suo modo di fare, che già da soli potevano darci una chiara idea del romantico sotto quella chioma così iconica.
Ma conosciamolo meglio
Gianfranco Caliendo, nato a Firenze nel ’56, prima ancora d’essere il celebre cantautore, era un semplice ragazzo con una chitarra, cresciuto nel quartiere Vomero di Napoli.
Proveniente da una famiglia di musicisti da generazioni, egli abbraccia senza indugio il retaggio e la passione famigliare.
Segue gli insegnamenti dello zio Eduardo Caliendo, storico chitarrista di Roberto Murolo, insegnante di musica di molti altri aspiranti chitarristi e che ha tenuto a battesimo importanti musicisti come i fratelli Bennato e tanti altri.
Il giovane Gianfranco, che già giovanissimo inizia a suonare con un piccolo complesso composto da amici, fa nel ’74 la conoscenza di Gianni Averardi che lo introduce all’embrione del progetto che da lì a poco sarebbe diventato lo storico gruppo Il Giardino dei semplici.
Con la successiva e fortunata produzione di Totò Savio e Giancarlo Bigazzi, anch’essi artisti di indiscutibile levatura, membri tra le altre cose dei celebri Squallor, il gruppo conoscerà il successo arrivando nel tempo, anche oltre i confini nazionali, con ben 14 album, più di 2000 concerti in giro per il mondo, 4 milioni di copie vendute e un disco d’oro.
Dagli anni ’70 sino ad oggi, con l’energia e la poetica che li ha sempre contraddistinti Gianfranco Caliendo ed Il Giardino dei semplici, ci hanno regalato, attraverso una magistrale commistione di tradizione melodica ed altre influenze musicali, emozionanti successi come: Miele, Tu ca nun chiagne, M’innamorai, Concerto in La Minore e tantissimi altri.
Oltre il Giardino
Infine, dopo 50 anni di carriera, in cui non ha operato solo come membro dello storico gruppo, ma ha anche composto e prodotto in collaborazione con innumerevoli altri artisti, nonché come solista, lo troviamo ancora impegnato nell’ambiente.
Gianfranco Caliendo infatti dopo aver creato un’etichetta discografica ed aperto il suo studio di registrazione, è attualmente insegnante di Canto moderno nella sua scuola di musica: l’Accademia Caliendo.
È insomma tra cantine, locali, studi e palcoscenici, che Gianfranco si arricchisce di conoscenza ed esperienze, al fianco di tantissimi grandi artisti e personaggi, il cui incontro ha finemente cesellato quel carisma che permea dalle sue esibizioni sia in gruppo che in solo. Un carisma espresso attraverso un connubio tenace ed indissolubile di ironia e malinconia che non ha mai mancato di esprimere con una viscerale sincerità.
Seguendo il racconto di Gianfranco infatti, conosceremo anche aspetti più controversi della sua formazione artistica, delle ombre dell’industria discografica, con le sue contraddizioni ed i suoi compromessi e di alcuni drammatici episodi che emergono dall’enorme bagaglio di aneddoti, molti dei quali inediti, che queste pagine racchiudono.
È del resto la varietà di sfumature dei tasselli che compongono questo puzzle ad impreziosire queste Memorie di un Capellone.
Nostalgica mente
Dalle sue parole in ogni caso, un sentimento emerge preponderante: Nostalgia.
E dopo mille storie, incontri e luoghi, abbiamo ritrovato il cantautore proprio in una libreria del suo amato quartiere per presentare il suo Memorie di un Capellone.
A due passi da dove tutto è cominciato infatti, ospite della libreria Iocisto, Gianfranco Caliendo si è espresso con il suo effervescente modo di fare su alcuni dei retroscena e delle sensazioni che lo hanno accompagnato sino ad ora.
Da esponente emblematico dell’old-school, naturalmente, non ha potuto che pronunciarsi anche sul panorama musicale moderno, sulle imperscrutabili dinamiche del mondo discografico, con personali opinioni su artisti emergenti e sulle differenze di atteggiamento tra le vecchie e le nuove generazioni di musicisti. Un romantico ed un nostalgico quindi, ancora in piena attività come artista ed insegnante, ci fa con Memorie di un capellone un po’ il punto della situazione, come forse a volerci preparare per l’arrivo di qualche nuovo progetto, di cui non ci ha lasciato però nulla più che una semplice menzione.
L’autore ha piuttosto preferito soffermarsi, da buon romantico, su aspetti più sentimentali. Parlandoci a cuore aperto di quanto, da musicista, provi ogni giorno una forte nostalgia per quella vita di spettacoli dal vivo e folle accalcate sotto il palco, che avevamo prima della pandemia, in cui pubblico e artisti potevano sentire sulla pelle lo scambio di emozioni.
Dopotutto è proprio questo che un artista fa: ci infonde emozioni attraverso il suo operato invece che tramite le sue espressioni o, per dirlo prendendo in prestito una frase da Gianfranco, tu ca nun chiagne e chiagnere me fai.