Dove vive il ricordo dei grandi scrittori? Oltre che in scritti vari, dove è possibile rintracciare qualcosa di loro, la loro personalità? Gli affetti, i pensieri, le vedute? Con La finestra di Leopardi (Feltrinelli, prima edizione 2018), Mauro Novelli ripercorre con il lettore il suo “viaggio nelle case dei grandi scrittori italiani”. E lo fa con la sapienza del docente di Letteratura e cultura nell’Italia contemporanea, ma anche, potremmo dire, dell’esperto in materia, ricoprendo il ruolo di Vicepresidente del Centro Nazionale di Studi Manzoniani, ente a cui è connessa l’attività di Casa Manzoni.

Un viaggio per tutti
Con approccio “divulgativo”, Novelli descrive luoghi e vicende riguardanti alcuni dei più grandi della nostra letteratura. Si tratta di un viaggio sentimentale, non imbrigliato in un preciso schema cronologico o tematico. È la riflessione su momenti cruciali della biografia di questi grandi, attraverso le visite nei luoghi che essi abitarono (qui nacque, qui visse, qui morì); è il franco tentativo di sfiorarne l’indole profonda, aldilà di quel fulgido intelletto che tutti noi abbiamo incontrato sui banchi di scuola.
Quasi tutti questi luoghi son diventati grandi o piccoli musei; alcuni sono andati perduti, ma allora sono i paraggi a suscitare sensazioni e memorie. È così ad esempio nella Casarsa di Pier Paolo Pasolini, nella Nuoro di Grazia Deledda, nei rifugi di Niccolò Macchiavelli e di Ludovico Ariosto. Lo sguardo dell’autore su alcuni passa come in volo, su altri indugia più a lungo, soprattutto se questi furono abitazioni tenute a lungo e fatte a propria immagine, e non conseguenza di esili più o meno volontari, o addirittura di prigionie (si veda il suggestivo ricordo di Torquato Tasso richiuso in una cella dell’Ospedale di Sant’Anna in Ferrara). C’è naturalmente il magniloquente Vittoriale di D’Annunzio, quella Prioria eretta come tempio a se stesso immersa in una specie di sacrario. Nella villa di Giovanni Pascoli a Castelvecchio, è intatto il famoso studio con i “tavoli di lavoro”. Non può mancare, naturalmente, la casa di Alessandro Manzoni nel centro della sua Milano. Nell’interessante apparato iconografico a corredo del testo vediamo la facciata della magione dei conti Leopardi dalla modesta casa di Teresa Fattorini, l’immortale Silvia del poeta recanatese. È un cambio di prospettiva rispetto a uno dei siti più visitati in Italia. Ed ecco anche un Kabir Bedi affacciato alla finestra della casa che fu di Emilio Salgari, il che ci ricorda di uno scrittore forse considerato “minore”, ma destinato a postuma grandezza, grazie alla forza dei personaggi e delle storie immaginate in una vita che a lui dovette sembrar vile.

L’anima errante di scrittori e poeti
Potrà sembrare strano, ma nonostante qui si parli di case, la vita di questi grandi fu fatta di lunghi, a volta interminabili vagabondaggi. Viaggiò il Petrarca prima di stabilirsi ad Arquà. E quanto fu errabonda la vita dei siciliani; di Giovanni Verga, di Pirandello che sempre rifiutò l’idea di avere una propria casa; e anche di Salvatore Quasimodo, che da bambino addirittura visse per qualche tempo in un vagone ferroviario – c’era stato il terremoto a Messina. Questo è anche il segno che anche quando il genio siciliano esce dalla propria regione, si contamina con la modernità e si esprime al meglio. Qui ci sono le suture tra le culture regionali del nostro paese, certo faticosamente insieme, ma che compongono pur sempre, spesso nel dolore, nella ricerca di gloria, come nella fuga, uno splendido mosaico.

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