La musica dell’anima, alla scoperta del soul

Non è la prima volta che viene recensito un libro di Antonio Bacciocchi su Whipart. E la ragione è molto semplice: lo scrittore, musicista e blogger è infatti uno dei più affidabili giornalisti musicali italiani attualmente in circolazione. Sarà perché ha dalla sua una lunga e molto apprezzabile carriera di batterista (tuttora in attività) che gli permette di scrivere di musica con cognizione di causa (cosa non comune tra i critici delle sette note) oppure sarà per la sua ineguagliabile capacità di scrivere con uno stile preciso, pulito, mai banale. Fatto sta che i suoi libri (ne ha già scritti una ventina) sono sempre una fonte inesauribile di notizie e curiosità che permettono di scoprire nuovi aspetti anche agli appassionati più preparati.

Il variegato mondo del soul

Così, dopo aver raccontato il mondo del punk, Bacciocchi, con questo Soul. La musica dell’anima (Diarkos Editore) ci accompagna quindi alla scoperta di un altro genere musicale molto variegato, il soul, un’etichetta dietro la quale si celano generi diversi tra loro che hanno in comune l’origine nera del sound che li caratterizza. Un profano che si avvicina per la prima volta alla “musica dell’anima”, infatti, potrebbe pensare che il soul sia unicamente le voci maestose e indimenticate di Otis Redding, Aretha Frankling o James Brown.

In realtà, come spiega l’autore, il soul è molto di più: se sicuramente i nomi citati sono quelli più noti e apprezzati anche dal grande pubblico, in realtà questo genere musicale è un insieme eterogeneo di stili che, nel corso degli anni, si sono evoluti oppure sono quasi scomparsi, riservati a nicchie di fedeli appassionati. Se nel capitolo dedicato ai grandi nomi del soul, quindi, troviamo figure leggendarie come Al Green e Gil Scott-Heron (se non lo conoscete dovete assolutamente colmare questa imperdonabile lacuna!), nella parte del libro intitolata Contaminations, Bacciocchi affronta le diverse direzioni musicali a cui il soul è andato incontro dando vita a sottogeneri diversi.

Otis Redding

Un caso emblematico è ad esempio quello del philly sound, ma anche il northern soul, il soul jazz e addirittura il country soul. Molto interessante e originale è poi la parte dedicata al soul e alla politica (“il soul fu la voce del dissenso esplicito e della protesta, la colonna sonora di un mondo che stava inevitabilmente cambiando, nonostante tutte le resistenze reazionarie”) e al soul in Italia (qui l’autore ha svolto davvero un lavoro egregio). Completa il libro una discografia consigliata di 50 titoli che può permettere a chiunque di avvicinarsi a questo genere musicale apprezzandone le radici e le evoluzioni.