Karel Čapek è passato alla storia per aver utilizzato per la prima vota il termine “robot”: nel 1920, infatti, scrisse il dramma teatrale in tre atti R.U.R., cioè Rossumovi univerzální roboti, in italiano I robot universali di Rossum. Al di là di questa peculiarità, però, Čapek è stato uno degli intellettuali cechi più importanti, capace spesso di prevedere, nelle sue opere, il futuro (non sempre positivo) dell’uomo.
Iperborea, come sempre attenta e in grado di presentare volumi assolutamente originali, manda ora in libreria un’opera assolutamente diversa da quelle più note dell’autore ceco: Viaggio al Nord, infatti, è un diario che Čapek scrisse (e disegnò) durante il 1936 mentre, in compagnia della moglie, visitava l’Europa settentrionale, in particolare Danimarca, Norvegia e Svezia.
Diario di un viaggio nell’Europa del nord
Pubblicato a New York nel 1939, cioè un anno dopo la scomparsa dell’autore, Viaggio al Nord rappresenta un affresco delizioso di questa parte d’Europa apparentemente lontana dall’incubo incombente delle guerra nazista. Come scrive Cees Nooteboom nella prefazione, da autore sensibile quale era, Čapek “aveva più volte messo in guardia nei suoi romanzi e nelle sue opere teatrali tanto contro il nazifascismo quanto contro il comunismo”: questo viaggio, sognato fin da bambino grazie alle epiche imprese di Roald Amundsen e Fridtjof Nansen, diventa quindi l’occasione per visitare luoghi lontani dalla quotidianità, ma non solo.
Descrivendo i paesaggi che si trova di fronte, la luce magica che sottolinea le forme naturali di questi luoghi, Čapek non si tira indietro e aggiunge osservazioni lungimiranti come questa: “Non c’è diplomazia, non c’è alleanza di popoli così universale come la letteratura, ma la gente non le attribuisce il giusto peso, è così. È per questo che gli uomini possono ancora odiarsi ed essere estranei tra loro”. Solo tre anni prima, nel 1933, i nazisti avevano dato fuoco ai libri considerati contrari alla folle ideologia di Hitler.
Viaggio al Nord, quindi, è molto più di un diario che accompagna il lettore attraverso panorami naturali e incontri curiosi (sono pochi, in realtà, ma quello con il “gruppo di una qualche chiesa americana, o congregazione cristiana, che si recava da qualche parte verso Capo Nord” è assolutamente insuperabile!). L’autore, infatti, “ha voluto dipingere un mondo innocente, senza peccato originale” in un momento storico tragico e che sarebbe peggiorato nell’arco di pochi anni. Un libro da leggere per apprezzare la scrittura e lo sguardo di un autore assolutamente unico.