“Sono orgogliosa che il progetto di San Casciano dei Bagni oggi venga ospitato a Napoli, all’interno delle prestigiose sale del Museo Archeologico Nazionale. Tra l’altro la mostra si arricchisce anche di nuovi reperti provenienti dallo scavo appena concluso, segno di un’attività che prosegue, grazie alla sinergia con l’Università per Stranieri di Siena e il Ministero della Cultura, e che è ancora in grado di stupirci. E, parafrasando il titolo della mostra, siamo anche felici di sapere che presto i nostri Dei ritorneranno a San Casciano“, afferma la sindaca di San Casciano, Agnese Carletti.
Tra i reperti mai esposti al pubblico spicca la statua in bronzo che rappresenta una figura femminile con le mani aperte per la preghiera. La donna indossa un chitone e un mantello; il suo viso è incorniciato da una chioma finemente pettinata e lunghe ed eleganti trecce avvolte cadono sul petto. La scultura rimanda a figure con manto trasverso diffuse sin dalla prima età ellenistica, e può essere datata alla metà del II secolo a.C. Il manufatto è stato rinvenuto nell’insieme di offerte all’interno della vasca sacra, in un gruppo di statue che abbracciavano un grande tronco di quercia. La scultura di devota orante era deposta a testa in giù, come a voler rivolgere la sua preghiera verso il cuore della sorgente termale.
Il secondo reperto inedito è la base di un donario in travertino, che eccezionalmente presenta un’iscrizione ‘bilingue’. La metà destra è redatta in etrusco, con lettura da destra a sinistra, mentre la metà sinistra è in latino, con una lettura da sinistra a destra: [f]lere havens – [fon]s caldus che si può tradurre (Io sono il) Nume della Fonte – (Io sono il) Fonte Caldo. A parlare è la divinità stessa, che dobbiamo immaginare rappresentata al di sopra della base del donario. Si tratta di un documento eccezionale dell’uso pubblico dell’etrusco ancora all’inizio dell’età augustea.
La divinità, che sta parlando nelle due lingue, ben rappresenta l’esistenza di destinatari diversi fra le comunità accolte dal santuario: l’esigenza comune era di essere compresi da tutti. Dalla campagna di scavo del 2023 al santuario del Bagno Grande provengono numerosi nuovi bronzi, riconducibili alle pratiche religiose e rituali di questo luogo di cura termale. Tra questi, benché di piccole dimensioni, spicca un reperto che può essere inserito nel gruppo degli ex-voto anatomici. Si tratta probabilmente di un rene “in versione miniaturistica”. Infine, intagliato in un prezioso frammento di cristallo di rocca perfettamente trasparente, con rare e impercettibili impurità, vi è un pendente a forma di pesciolino.
Il cristallo di rocca era ritenuto nell’antichità portatore di numerose proprietà benefiche e mediche, oltre ad essere usato come lente ustoria per curare le ferite; inoltre, essendo interpretato come ghiaccio pietrificato, era reputato utile a preservare il sonno dei defunti e a ritardarne il disfacimento del corpo. Il reperto si data ai primi decenni del I sec. a.C. ed è stato rinvenuto presso la sorgente di acqua fredda esterna al tempio, dentro un focolare, in associazione con una lama di coltello in ferro.
Fra le opere in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, si notano la splendida statua in marmo dell’Afrodite del tipo di Doidalsas, copia romana di età traianea (II secolo d.C.) da un originale ellenistico, rinvenuta nel Cinquecento presso la sorgente della Doccia della Testa; dalla vasca sacra del Bagno Grande, proviene invece la statua in bronzo di Apollo in atto di scagliare una freccia, risalente al 100 a.C. Accanto alle statue delle divinità, vi sono le raffigurazioni di offerenti, come il personaggio togato databile al I secolo a.C., che presenta molte affinità con il celebre Arringatore conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze; ancora, da non perdere la statua maschile di un giovane malato, rappresentato nudo e in posizione orante: sulla gamba sinistra reca un’iscrizione latina che ricorda come L. Marcio Grabillo offrì a Fons un donario composto, oltre che da questa statua, da altri sei simulacri in bronzo (signa) e da sei arti inferiori.
Testimonianza dei dedicanti sono anche i votivi anatomici che riproducono parti del corpo umano (fra cui un orecchio in bronzo con la dedica alla Fortuna primigenia, divinità che tutelava la sorgente fin dalla fase più antica), e le monete romane offerte in età imperiale. Il fulmine in bronzo, deposto insieme a una freccia in selce all’interno di uno strato di tegole e coppi, evoca il fulgur conditum: il rito del fulmine sepolto, in base al quale tutto ciò che all’interno di un tempio o di un santuario veniva colpito da un fulmine doveva essere sepolto, così come il fulmine stesso. Tale strato di laterizi sigillò l’antica vasca etrusca, aprendo la strada alla monumentalizzazione del santuario in età romana, durante il regno dell’imperatore Tiberio (I secolo d.C.).
Il catalogo è a cura di Treccani, con la sponsorizzazione tecnica di Intesa Sanpaolo. Hanno inoltre finanziato lo scavo e i restauri per la mostra Friends of Florence, Ergon, Robe Cope per Vaseppi, Banfi srl e il Castello di Fighine.
San Casciano dei Bagni – L’Accordo di valorizzazione
In continuità con l’esposizione del Quirinale, il percorso di visita si configura come una scelta di opere rappresentative fra quelle che faranno parte dell’allestimento permanente. Il nuovo museo nazionale avrà sede nel Palazzo dell’Arcipretura di San Casciano dei Bagni, acquistato dal Ministero della Cultura con il rogito del 19 giugno 2023, e ospiterà i reperti provenienti dallo scavo del Bagno Grande, dalle ricognizioni archeologiche e dalle collezioni storiche del territorio.
Il progetto rientra in un più vasto programma strategico, delineato nell’Accordo triennale per la valorizzazione e promozione del patrimonio archeologico di San Casciano dei Bagni, siglato nel febbraio 2022 dal Ministero della cultura, tramite la Direzione generale Musei e la Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, dalla Regione Toscana, dal Comune di San Casciano dei Bagni e dall’Università per Stranieri di Siena, ai sensi dell’art. 112, comma 4 del decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004. Nell’Accordo di valorizzazione è prevista l’esecuzione di nuove ricerche e scavi nell’area delle acque termali del Bagno Grande. Si prevede anche la costituzione di un Parco Archeologico-Termale, del Museo e di un Hub internazionale di ricerca. In questo quadro, il Palazzo dell’Arcipretura potrà diventare un luogo di riferimento per le operazioni di conservazione, tutela, esposizione e valorizzazione dei reperti provenienti dal complesso santuariale legato alle acque termali di San Casciano dei Bagni e, in particolar modo, dal deposito votivo del Bagno Grande che ha restituito i celebri reperti in bronzo.
Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano
16 febbraio – 30 giugno
MANN | Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo 18/19 – 80135 Napoli
Aperto tutti i giorni tranne il martedì h 9:00 — 19:3o
Mostra inclusa nel biglietto d’ingresso
Info: https://mann-napoli.it