Sessant’anni fa il primo uomo nello spazio guardando il nostro piccolo pianeta diceva: il mondo mi appare soltanto un puntino, nel sistema solare parlava di una terra bellissima senza frontiere né confini, solo orizzonti neanche troppo lontani.
Dopo qualche decennio Federa (Federica Vezzo) ci ricorda che veramente la terra è bellissima vista da lontano, bella perché ci appartiene, ci rappresenta, come il nostro ritratto nello specchio quando ci accorgiamo all’improvviso di trovarci uno specchio davanti.
Quell’attimo di spaesamento, di leggerezza come due astronauti prima di toccare terra, che ci porta a riconoscere noi stessi pur vedendo un’altra persona. Una persona che pensiamo di conoscere, e che magari sotto sotto ci piace pure, con tutti i suoi difetti e le mille sfaccettature che si porta dietro.
Siamo ibridi, incroci di razze diverse, siamo meticci, il risultato di più variabili. La fortuna che incontra il destino, il genio che trova per strada tra i vicoli, in un incrocio di Napoli la sregolatezza. Siamo gli occhi che guardiamo nello specchio e lo specchio, lo sguardo che incrociamo e quello che cerchiamo. Ibridi come i nostri sentimenti. i nostri desideri, le voglio che abbiamo e quelle che troviamo. Ibridi come le forze che ci attraggono verso gli altri facendo finta di non volerlo.
“Esistono persone che ci attraggono inconsapevolmente con la loro aurea e, spesso senza pretenderlo, diventano il nostro Centro, ci fanno ballare anima e sensi, e non c’è alcuna gravità che regga”.
Ibridi, Ibrido come il nuovo lavoro di Federica Vezzo.
Ci ritroviamo a ballare in questo nuovo disco di Federa, qualcuno lo chiama EP, io lo chiamo mondo, come la terra vista da quassù, come la terra che troviamo in copertina, pianeta conosciuto e da conoscere ancora, dal quale Federa come due astronauti in questa navicella guarda il sole, ma potrebbe essere la luna e lo fa dal suo piccolo spazio vitale, circolare e per questo perfetto, come un pianeta a sé stante.
Un pianeta che guarda un pianeta, da una prospettiva nuova.
Un nuovo pianeta dove trovano spazio le mille facce di una vita, quella di Federica che dopo qualche anno di studio, ricerca e silenzio, coinciso per caso con una pandemia mondiale, ancora una volta pianeti e sistemi solari che si incontrano, ha deciso di buttare fuori e descrivere come un quadro di Monet, che ha meno colori di un nascondiglio.
Siamo più grandi dei nostri limiti, più grandi del sogno americano a cui ci hanno abituato e così se apriamo gli occhi a noi ci resta solo il mare ma “chi tene ‘o mare s’accorge ‘e tutto chello che succede”.
Parte dal soul e dall’RnB Federica per arrivare al napoletano nell’ultima traccia di questo disco che pare un pianeta, a tutto tondo, in un ibrido con Calmo dove il traffico cittadino e non solo, il traffico di un’anima sensibile, ci ricorda che arriviamo sempre in ritardo. E non ne usciamo più. Che con gli occhi tristi pensiamo che è più facile tradirsi, dirsi che la ruota gira.
Federa ha una voce calda e dolce così può dirci tutto.
Maledetto il giorno che non ti ho incontrato. Lo abbiamo pensato tante di quelle volte ricordando quei giorni a Sorrento come canta nella traccia numero uno, nel primo affresco di questo piccolo disco che è la nostra vita intera. Ricordi che ci accompagnano e ci allontanano dal nostro baricento. Quando vestiti da astronauti scopriamo il cuore a malapena per ritrovarci a ballare nella seconda parte di Centro quando il ritmo prende il sopravvento e possiamo anche dimenticare il silenzio assordante di chi non ci vuole più,visti da un pianeta solare come canta Ugo Crepa accompagnando Federa. “Più mi allontano più mi sembro piccolo”.
Siamo pur sempre viaggiatori nello spazio infinito che è la nostra vita e così ci lasciamo confondere in mezzo a tutte le cose che perdo.
Spegniamo le luci in questa stanza che è la nostra personale astronave, chiudiamo gli occhi, pensiamo a quell’unica persona che è stata acqua dolce e veleno insieme e ci apprestiamo ad arrivare alla fine di questo lungo viaggio racchiuso nell Ep Ibrido di Federa verso la fine del mondo, affoghiamo in un bicchiere di mare blu, dove tutte le nostre paranoie trovano rifugio e tempesta o sole è uguale.
Ogni volta è la fine e l’inizio. “Nun ce ne ascimme cchiù”
IBRIDO TRACKLIST
Sorrento 66
Centro
Astronauti (feat Ugo Crepa)
Salvo solo te
La fine del mondo
Nun ce ne ascimme cchiù (feat. Calmo)
Scritto da Federica Vezzo
Produzione e Mix: Calmo
Master: Stereo8 Studio