FEFF Udine – Di non solo film vive l’evento regionale più atteso dell’anno: la macchina organizzativa ha sempre dimostrato una grande vivacità, idee brillanti e la non comune dote di aggregare/contagiare le realtà associative e imprenditoriali del territorio, rendendo il tessuto cittadino una trama inestricabile di interessantissime possibilità per lo spettatore che vuol essere anche visitatore.
Mercatini di specialità culinarie e artigianali in piazza, conferenze a tema, cosplay contest, incontri su circo/danze/architettura, spettacoli di arti marziali, sedute di massaggi e meditazione, concerti e, per non finire, cene a tema tra cui l’irresistibile, sensuale, Pink Sushi Night!
Per comprendere la portata di quest’ondata assolutamente travolgente, basta perdersi qui con il solo rammarico che per partecipare a tutto non basterebbe una vita, figuriamoci una sola edizione del FEFF!
Non è un buon motivo per venire e tornare a Udine durante il Festival?
Una carrellata sui film visti:
• 212 Warrior (Annga Dwimas SASONGKO, Indonesia): cos’è un brutto film? Questo! Grande produzione che si trasforma in un pasticcio di generi mal riusciti e mal gestiti. Di epico c’è solo il fallimento. 4
• Default (CHOI Kook-hee, SK): cos’è un grande film? Questo! La CJ, casa di produzione sud-coreana, è garanzia di qualità e sostanza e con questo film abbina l’impeccabile confezione alla solidità e all’impegno. Una pellicola bella, coinvolgente, importante. Da applausi! 8½
• The Rib (Zhang Wei, China): una tematica importante, necessaria, ma non sufficiente a confezionare un grande film. Regia e attori fanno ottimamente la loro parte, ma la sceneggiatura vive per quadri e manca di approfondimento, costruzione dello spessore drammaturgico, amalgama. Molto distante dal sentimentalismo e, insieme, anche dalla passione. 5
• The Crossing (BAI Xue, China): due ragazze al tempo dell’iphone. Buone intenzioni in una pellicola piuttosto acerba per colpa di una sceneggiatura superficiale. 5
• The Odd Family: Zombie on Sale (LEE Min-Jae, SK): se nella pra parte manca di compattezza per via di un minutaggio eccessivo, diventa via via compiuto fino all’esplosivo epilogo. Sensatamente citazionista, piacevolissimo, ben diretto e recitato e con un’ottima colonna sonora. Almeno 2-3 scene da antologia con quella della festa zombie-dj assolutamente geniale. 7+
• Only the Cat Knows (KOBAYASI Syoutarou, J): capolavoro di equilibrio e delicatezza, è uno di quei rari film che non hanno un fotogramma di troppo e che con pochissimi snodi narrativi racconta l’essere umano e la vita. Elegante e servito da attori superbi. Se potete, recuperatelo! 9
• Romang (LEE Chang-geun, SK): classificata come “old age love story”, è un minestrone di situazioni che hanno solo il risultato di zavorrarne le potenzialità espressive e narrative. Troppo cattivo o, al contrario, buonista, inquadrato con mediocrità, non trova mai l’ago della bilancia. 5
• Hardcore (YAMASHITA Nobuhiro, J): film? Neanche racconto! Un consiglio: lasciar perdere... 4