Un selfie e una parola a esso associata, divengono il luogo dove si incontrano donante e ricevente. In sostanza, se le parole sono oro, ancora più importante è il loro valore quando i tempi sono difficili e le distanze di sicurezza non aiutano.
La pensa così Luigi Auriemma promotore, sulla sua pagina Facebook, dell’azione performativa Donami una parola che aspira a «costruire un vocabolario, un serbatoio – spiega Auriemma – da cui l’opera può attingere di volta in volta per potersi esprimere. Creare questo archivio dove le parole insieme concorrono alla costruzione/decostruzione dell’opera».
Arte come concetto, dunque, come simbolo e insieme strumento. Un gesto che contribuisce a tessere i fili della relazione a distanza e a preservare la possibilità di comunicare e di creare uno spazio simbolico-relazionale. Uno spazio che segna anche il perimetro dell’opera d’arte. Una parola incarnata che sa farsi verbo e cintura di trasmissione di idee ed emozioni.
La parola si mostra ai nostri occhi ed è visibile mediante la scrittura: in questo caso i canali principali di percezione sono la vista e l’udito. La parola si fa carne, diventa gesto attraverso il nostro corpo; ed è anche suono, che esce dalle corde vocali per propagarsi nello spazio. In questo modo, trovando collocazione in questo progetto, parole plurime concorrono a formare una scultura sociale.
Luigi Auriemma vive e lavora a Napoli. Fondatore e coordinatore della rivista d’arte Leonarda. Tra le numerose esposizioni personali e collettive vanno ricordate, tra le più recenti: Cartolina per Napoli, Napoli, Palazzo Reale, 2000; Rassegna internazionale del libro d’artista, Napoli, 2000; Paleocontemporanea, Napoli, Basilica di San Gennaro extra moenia, 2013; D_I_O_GENE, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, 2016 (personale); Nessuno in mostra, Saviano, SAACI Gallery, 2017; Per-formare una collezione, Napoli, Museo MADRE, 2018; CORPUS CARSICO, Capri, Certosa di San Giacomo, 2018.
Nella foto: l’artista Pina Della Rossa per Donami una Parola