I guerrieri venuti dal mare. I Bronzi di Riace a 50 anni dal ritrovamento

Il 16 agosto 1972, durante un’immersione a 200 metri dalla costa, il sub Stefano Mariottini vede qualcosa sul fondale di Porto Forticchio, a Riace Marina. Allerta i Carabinieri che, grazie alla sua segnalazione, trovano in quello specchio di mare due antiche statue bronzee, subito battezzate i Bronzi di Riace.

Per celebrare il cinquantenario del loro recupero la Regione Calabria lancia l’evento Bronzi50 1972-2022, in collaborazione con il Segretariato Regionale per la Calabria del Ministero della Cultura, il Comune di Reggio Calabria ed il Comune di Riace, della Direzione Regionale Musei Calabria, del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, dell’Università della Calabria, di Unioncamere Calabria e dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria.

Bronzi50 1972-2022 comprende eventi di visual art, cinema, street art, fumetto, realtà aumentata, digitale, archeologia pubblica, mapping, convegni e mostre che non si limitano all’anniversario, ma proseguono fino al 2023.

Alcuni eventi sono già in essere, per esempio, le tre mostre dedicate ai Bronzi, aperte al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e l’installazione multimediale Cubo Stage, un cubo di 4 metri per lato che ospita proiezioni video, animazioni e suggestioni visive accompagnate da musica originale, e propone unaricostruzione creativa del concetto di Magna Grecia nell’oggi. Altri sono ancora da venire, come la puntata speciale dell’ottava serie di Viaggio nella Bellezza, prevista per ottobre in chiaro su Rai Cultura e su Rai Play e quella di Ossi di Seppia, in prima serata su Rai3 a dicembre.

Per il giorno dell’anniversario, ovvero il 16 agosto, la facciata del museo archeologico sarà coperta da un’installazione di video mapping e la giornata sarà tutta dedicata alle celebrazioni: si comincia nel luogo del ritrovamento delle due statue con L’alba dei Bronzi: «Immersi» nel luogo del ritrovamento e si finisce con La Notte dei Bronzi di Riace, un salotto culturale che coinvolgerà docenti universitari ed esperti a confronto sui due magnifici guerrieri e si chiuderà con il concerto della band Le Vibrazioni, all’Arena dello Stretto.

Info: Facebook e Instagram, seguendo l’hashtag ufficiale #bronzi50 e il sito www.bronzi50.it

I Bronzi di Riace – La storia

Una volta riemersi dalle acque, i Bronzi sono oggetto di diversi interventi di restauro, prima a Reggio Calabria, quindi a Firenze dove sono trasferiti nel 1975. L’operazione di restauro dura cinque anni e la sua conclusione viene celebrata con una mostra itinerante che, dal Museo Archeologico di Firenze (15 dicembre 1980 – 24 giugno 1981), li porta prima a Roma, nell’estate del 1981, per espressa richiesta dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, ed infine al Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria dove sono ospitati oggi. Recentemente sono stati candidati come bene UNESCO.

Ritrovamento del bronzo A, per gentile concessione del Comune di Riace

Al netto del restauro, tuttavia, la storia delle due sculture in bronzo resta piuttosto nebulosa.

Le due statue sono di bronzo, tranne alcuni particolari in argento (i denti della statua A, quella con la barba riccioluta), in calcite (la sclera degli occhi di entrambe) e in rame (i capezzoli, le labbra e le ciglia di entrambe, ed una cuffia di cui restano solo delle tracce sulla testa del guerriero B, quello con la barba “liscia”). Grazie all’analisi stilistica e delle terre di fusione (dovute alla tecnica a cera persa con cui sono state realizzate), sappiamo che sono opere originali della metà del V secolo a.C. eseguite ad Argo, nel Peloponneso, da un unico maestro.

Ad oggi non conosciamo copie in marmo dei due bronzi, sappiamo però che in epoca romana il Bronzo B fu danneggiato ed entrambi furono portati nella Roma imperiale per un restauro. Il braccio destro e l’avambraccio sinistro del Bronzo sono stati infatti restaurati effettuando un calco degli originali e realizzando una nuova fusione, che è stata quindi “saldata” al torso originale. Per nascondere questa operazione, i Bronzi sono stati dipinti di nero lucido (le tracce si vedono ancora oggi).

A seguito di questo restauro, però, i Bronzi scompaiono dall’immaginario collettivo fino al loro ritrovamento. E questo accade nonostante siano molto noti a Roma nel I secolo d.C.

Riace, punto del ritrovamento. Ph. Roberto Papalia

Per scoprire cosa sia successo, gli studiosi sono partiti da una parte di anfora Athenian 273, trovata incastrata tra il polso destro e l’anca destra del Bronzo A e dal libro dell’Antologia Palatina che descrive le statue del ginnasio pubblico di Costantinopoli, che erano state trasportate da Roma per volontà dell’Imperatore Costantino e di suo figlio Costanzo II. L’ipotesi più plausibile è che i Bronzi fossero stati imbarcati per raggiungere Costantinopoli dopo il restauro, ma che non siano mai arrivati a destinazione a causa di un naufragio di fronte a Riace.

Chi sono i Bronzi di Riace?

Anche in questo caso, gli studiosi hanno ricostruito la loro identità partendo da fonti documentarie e iconografiche. Il fatto che siano nudi, li qualifica come eroi (la nudità nella cultura greca classica indicava che il soggetto raffigurato nella scultura era un essere semi-divino, ossia un Eroe). Elmi, scudi e lance indicano che erano dei guerrieri, ovvero degli opliti, con armi tipiche della metà del V secolo a.C.

Inoltre, ad Argo – dove le statue sono state realizzate – era diffuso il culto dei Sette a Tebe, che erano celebrati come eroi ed erano una sorta di “mito nazionale” argivo. L’ipotesi più accreditata, quindi, è che facessero parte di un gruppo scultoreo ispirato proprio da questa vicenda e, in particolare, che possano essere Eteocle e Polinice.

Il mito racconta che i due, che erano figli di Edipo, dovevano regnare a turno su Tebe. Tuttavia, Eteocle non aveva lasciato il trono alla fine del suo anno e aveva mandato in esilio il fratello. Quindi Polinice, con l’appoggio del re di Argo Adrasto, aveva dichiarato guerra a lui ed a Tebe. La loro disputa dà origine all’epopea dei Sette Contro Tebe e termina con un duello mortale.

Questa ipotesi trova una conferma iconografica nel gruppo statuario dei Fratricidi di Pitagora di Reggio, esposti nel museo di Reggio Calabria, che raffigura il momento del confronto tra i due fratelli, mentre la madre cerca di impedirne il duello.

Questa identificazione, insieme alle dichiarazioni rilasciate all’epoca da Mariottini (che ha descritto anche una statua con le braccia aperte e una gamba davanti all’altra), ha fatto iportizzare che i due Bronzi di Riace siano in realtà parte di un gruppo che comprende almeno un’altra statua.

ph. Federico Neri

Nel 2004 alcuni ricercatori a bordo di una nave statunitense hanno indicato la presenza di oggetti metallici vicino al luogo del ritrovamento. Insieme a loro, il giornalista calabrese appassionato di archeologia, Giuseppe Braghò ha messo insieme un comitato scientifico guidato dall’archeologo subacqueo Luigi Fozzati per condurre nuove indagini sul sito. In teoria la terza statura descritta e mai ritrovata potrebbe giacere ancora nel luogo del ritrovamento originale, ma c’è anche la possibilità che i bronzi siano di più, ovvero che – nel rispetto del mito – il gruppo scultorei riunisca almeno 5 statue. Una fonte a sostegno di questa ipotesi (portata avanti negli ultimi anni da Daniele Castrizio, docente di numismatica presso l’Università di Messina, membro del comitato scientifico del MArRC ed esperto conoscitore dei Bronzi) è Publio Papinio Stazio, autore del I secolo d.C, che nell’XI libro della Tebaide parla espressamente del gruppo scultoreo formato da cinque statue presente a Roma.