Black Earth Rising: un genocidio africano, l’Occidente e la ricerca di una scomoda verità [NO SPOILER]

Cosa succede se le tue origini affondano in un sanguinoso genocidio? E se tua madre decide di perseguire l’uomo che lo ha fermato? Sospesa tra un passato mai risolto ed un presente inquieto, Kate Ashby scoprirà che nulla è ciò che sembra nello scenario politico internazionale.

Black Earth Rising è una serie televisiva scritta e diretta da Hugo Blick e nata nel 2018 come co-produzione tra BBC Two e Netflix. Riunisce un cast notevole e tiene col fiato sospeso fino all’ultimo episodio, in cui le vicende raccontate trovano una conclusione corale. La storia della protagonista, Kate Ashby (Michaela Coel) ha come sfondo il genocidio del 1994 in Rwanda, un tema già affrontato magistralmente dal film Hotel Rwanda di Terry George nel 2005.

Questa volta, però, l’azione non si svolge in Africa se non parzialmente, perché la vita di Kate apre uno squarcio sulle responsabilità occidentali in quello che è stato uno dei più sanguinosi genocidi dell’era moderna in territorio africano.

La miniserie parte dai differenti approcci alla vita di Kate, una persona complicata, con trascorsi di depressione, e sua madre Eve (Harriet Walter), avvocata per i diritti umani, indurita dalla lotta ai crimini di guerra.

La decisione di Eve di perseguire il generale Simon Nyamoya (Danny Sapani), considerato un eroe per aver fermato il genocidio, condurrà Kate a conoscere ed affrontare il suo passato ed il rapporto irrisolto con la terra da cui proviene.

Con l’aiuto dell’avvocato e amico di famiglia Michael Enni (uno strepitoso John Goodman) Kate scoprirà che lo sterminio ha tante facce e che le mani sporche di sangue, spesso, sono bianche.

La storia dietro Black Earth Rising

Il Rwanda, ex colonia tedesca a poi protettorato del Belgio (a cui fu affidato dalla Società delle Nazioni nel 1919) è stato effettivamente teatro dello sterminio dei Tutsi ad opera della maggioranza Hutu.

Le basi della contrapposizione etnica erano state poste in essere, in età moderna, proprio dai belgi che avevano concesso ai Tutsi la supremazia sugli Hutu. Il genocidio cui si fa riferimento in Balck Earth Rising è avvenuto tra il 6 aprile e la metà di luglio del 1994: in circa 100 giorni è stato ucciso circa un milione di persone di etnia Tutsi.

Curiosità

Michaela Coel è anche una poetessa, una performer e l’autrice di Chewingum Dreams, commedia ispirata agli insegnamenti religiosi impartiti a lei e sua sorella da sua madre, fervente devota della Chiesa Pentecostale.
Chewingum Dreams è poi diventata una sit com – trasmessa anche da Netflix – col titolo di Chewingum, di cui la stessa Michaela è protagonista, mostrando un’insospettabile verve comica.

L’autore di Black Earth Rising, Hugo Blick, è anche interprete di Blake Gaines, un personaggio cattivissimo, che finirà per essere un elemento cruciale nello svelamento degli intrighi legati agli autori del genocidio ed all’ingerenza occidentale nella storia successiva al massacro.

La splendida intro musicale, You want it Darker di Leonard Coen, contiene l’invocazione “Hineni, hineni”: significa “Eccomi” ed è la frase con cui Abramo risponde a Dio che gli chiede di sacrificare suo figlio Isacco.

Infine, un piccolo consiglio: se potete, guardata Black Earth Rising in lingua originale. Sarà un piacere sentire le differenti lingue ed i diversi accenti, che tradiscono le origini dei personaggi e raccontano la storia coloniale attraverso la lingua.