Venezia a Napoli Cinema Esteso 2018: un bilancio

Si è chiusa la rassegna Venezia a Napoli Cinema Esteso 2018, un appuntamento oramai imperdibile da otto anni a questa parte per gli appassionati di cinema della città, che possono vedere una nutrita selezione dei film passati per le varie sezioni della Mostra del Cinema di Venezia. Proiezioni mediamente sempre piuttosto affollate, dal centro alle periferie nella logica di “cinema esteso” perseguita con costanza da Antonella di Nocera e i suoi collaboratori, e con tanti giovani che hanno popolato soprattutto lo storico cinema Astra di Via Mezzocannone: 400 gli accrediti per studenti rilasciati in questa edizione, numeri che certamente danno soddisfazione, considerando le gravi difficoltà che vive il consumo di cinema in sala negli ultimi tempi.

I cinefili partenopei hanno caldamente accolto le opere in cartellone e gli incontri con gli artisti, senza lasciarsi frenare da qualche piccolo intoppo organizzativo che non ha inficiato la riuscita della kermesse: particolarmente applauditi in questo Venezia a Napoli Cinema Esteso 2018 sono stati registi affermati come Amos Gitai e Roberto Andò, come quelli più emergenti quali la francese Sarah Marx o l’autore del discusso e molto amato dalla platea “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini, ma il più amato è stato forse il critico Enrico Ghezzi, che a dispetto dei problemi di salute che lo affliggono da tempo appare sempre incredibilmente vitale quando deve comunicare il suo amore per il cinema. Quanto ai film visti, oltre ai molto attesi The other side of the wind, il film inedito di Orson Welles completato grazie ai fondi stanziati da Netflix, e Killing di Shinya Tsukamoto, lasciamo qualche pensiero sparso su alcune delle pellicole visionate:

What you gonna do when the world’s on fire? di Roberto Minervini: documentario che affronta il tema del razzismo mai sopito negli Usa, raccontato tutto da parte di esponenti della comunità nera, in particolare una barista cantante di blues, due fratelli adolescenti, e un gruppo di affiliati alle rinate Black Panther. Appassionato e formalmente impeccabile, ma assai meno potente dei precedenti lavori del cineasta italiano emigrato da anni negli States, che questa volta non riesce a mettere completamente a nudo le contraddizioni e le fragilità dei protagonisti.

Tramonto di Laszlo Nemes: la conferma di un cineasta di assoluto talento, in grado di pedinare la tragedia della Storia nel suo farsi, con richiami alle forze oscuri che ottenebrano il cuore dell’Europa odierna. La semi-soggettiva come necessità estetica, il fuori fuoco come atto poetico.

Memories of my body di Garin Nugroho: cinema etnografico e sottilmente erotico di un regista indonesiano molto noto nel circuito festivaliero. Un po’ convenzionale nella struttura drammaturgica, ma sincero ed emozionante.

La noche de 12 años di Alvaro Brechner: dramma carcerario che ricostruisce la vera vicenda dei Tupamaros dell’Uruguay, con i tre protagonisti (tra cui il futuro Presidente Pepe Mujica) costretti ad anni di isolamento durissimo da parte della dittatura. A parte qualche momento onirico un po’ discutibile nella messa in scena, un film di denuncia sincero e intenso.

Your Face di Tsai Ming-Liang: il (post?)cinema sempre particolarissimo del maestro taiwanese mette in scena semplicemente tanti volti di persone (per lo più anziane), che parlano di loro, stanno in silenzio, ridono, dormono o fissano seriamente la macchina da presa. Cinema sperimentale con cuore e anima.

Goodbye Marilyn di Maria di Razza: un corto animato che omaggia il mito sempreverde di Marilyn Monroe, e che dimostra la vitalità incredibile della città partenopea per quanto riguarda il cinema di animazione. Imperdibile per tutti gli ammiratori della donna che dovette essere diva per nutrire l’amore del pubblico, a discapito della sua felicità.

E per quest’anno è tutto per Venezia a Napoli Cinema Esteso 2018: appuntamento all’edizione 2019, sempre a fine ottobre.