La sezione Orizzonti si apre con l’attesissimo film sull’emozionante racconto degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi e della settimana che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia.
Il racconto degli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi (uno strepitoso e camaleontico Alessandro Borghi, su cui poggia tutto il film, mai cosi bravo e così in parte: dimagrito all’eccesso e con un grande lavoro di voce e di fisico), una storia che dal 2009 popola le cronache giudiziarie italiane, è mostrato con crudezza e distacco cinematografico. Cucchi viene arrestato per spaccio a Roma e condotto in carcere. Qui, le sue cattive condizioni di salute non gli permettono di sopravvivere alla dura, e illegittima, violenza cui lo sottopongono i Carabinieri. Rilevante sarà anche la posizione di medici e infermieri, la cui condotta è contestata e oggetto di azione penale.
Quando Stefano Cucchi muore nelle prime ore del 22 ottobre 2009, è il decesso in carcere numero 148 di quell’anno. Al 31 dicembre, la cifra raggiungerà l’incredibile quota di 176: in due mesi, 30 morti in più. Nei sette giorni che vanno dall’arresto alla morte, Stefano Cucchi viene a contatto con 140 persone fra carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri. E in pochi, pochissimi, intuiscono il dramma che sta vivendo. Tutti vedono, ma nessuno vuole salvarlo davvero. E’ solo.
È la potenza di queste cifre, il totale dei morti in carcere e quello del personale incontrato da Stefano durante la detenzione, che ha spinto il regista Alessio Cremonini a raccontare la sua storia: sono numeri che fanno impressione, perché quei numeri sono persone.
Di tutta la vicenda, le polemiche, i processi, è l’ovvia ma allo stesso tempo penosa impossibilità di difendersi, di spiegarsi, da parte della vittima a toccare profondamente: tutti possono parlare di lui, tranne lui.
Ecco, Sulla mia pelle nasce dal desiderio di strappare Stefano alla drammatica fissità delle terribili foto che tutti noi conosciamo, quelle che lo ritraggono morto sul lettino autoptico, e ridargli vita. Movimento. Parola.
Sembra che alcune cose possano capitare solo agli altri e, a meno che non le viviamo sulla nostra pelle, non riusciamo quasi a vederle. La storia di Stefano Cucchi la conosciamo, ma riviverla attraverso il cinema è un’opportunità per tutti noi, per provare almeno a capire un po’ di più – del tutto è impossibile – cosa possa aver significato stare nella pelle di Stefano Cucchi dal momento del suo arresto. Sette giorni possono durare un lampo, meno di un Festival, oppure non finire mai. Alessio Cremonini si è concentrato proprio sulla settimana che precede la morte di Stefano, epilogo drammatico di una vicenda che ancora occupa le aule giudiziarie. Il film, pur raccontando una vicenda ancora viva sulle pagine dei giornali e nelle aule di tribunale, non si preoccupa solamente di capire chi è stato e perché è successo, ma cerca di restituire il percorso di un nostro concittadino che viene arrestato e che a distanza di nemmeno una settimana muore. Il film vuole entrare nella pelle contusa, arrossata ed emaciata che abbiamo visto tutti nelle fotografie fatte dopo l’arresto e dopo la morte di Stefano.
L’intento palese del regista è sempre stato quello di portare avanti il racconto in modo essenziale, cercando di evitare abbellimenti o confezionamenti cinematografici, alla continua ricerca di uno stile “francescano”, togliendo il superfluo. Il risultato è un film di sicuro non partigiano, ma oggettivo per quanto possa essere umanamente possibile perché non è al cinema o tanto meno sui social che si fanno i processi, con la speranza che lo spettatore si dimentichi di essere in una sala o al computer per calarsi completamente nella vicenda, quasi spiandola.
Sulla mia pelle, fra le varie cose, è un modo di battersi, di opporsi alla più grande delle ingiustizie: il silenzio. Di tutte le parole che negli anni sono state spese sul suo caso queste sono le più illuminanti: “Non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello Stato” (Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma).
Regia: Alessio Cremonini
Produzione: Cinemaundici (Luigi Musini, Olivia Musini), Lucky Red (Andrea Occhipinti)
Durata: 100’
Lingua: italiano
Paesi: Italia
Interpreti: Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Milvia Marigliano
Sceneggiatura: Alessio Cremonini, Lisa Nur Sultan
Fotografia: Matteo Cocco
Montaggio: Chiara Vullo
Scenografia: Roberto De Angelis
Costumi: Stefano Giovani
Musica: Mokadelic
Suono: Filippo Porcari
Il film uscirà contemporaneamente in sala e su Netflix il 12 settembre 2018