Trapassjuoni, il siciliano di fine ‘700 da Floridia alla SIAE

Trapassjuoni da antica tradizione orale diviene testo inedito. 
Intervista all’autore Giuseppe Mazzarella.

Si avvicina l’Ascensione e ritorna in scena il siciliano Trapassjuoni, il racconto versificato del trapasso di Maria e della sua assunzione in cielo.

Andata in scena per la prima volta il 17 aprile 2019 , sarà in replica il 29 maggio. La tradizione, riscoperta grazie al lavoro di memoria e linguistico del professore e poeta floridiano Giuseppe Mazzarella, diviene testo tutelato dalla SIAE.

L’opera trae origine da un’antica usanza vissuta nelle case floridiane: durante i 40 giorni di Quaresima, veniva tramandato oralmente il contenuto di un vangelo apocrifo. Dunque giunge a noi in diverse lingue, fra cui il siciliano.
In cantiere parrebbe esserci una traduzione versificata in lingua italiana.

Ho avuto il piacere di essere in primis coinvolta in questa piece teatrale, comprendendo il prezzo di ciò che stiamo perdendo. Il nostro vivere moderno spesso va a discapito della nostra storia. Ho intervistato l’autore perché desideravo conoscere qualcosa sul suo passato che, in fondo, è anche un po’ il mio. Vorrei che anche altri ne sapessero di più. Coinvolge i miei compaesani e la nostra lingua d’origine, spero possano esserne fieri.

Da tradizione siciliana orale nasce testo inedito scritto. È stato un lavoro faticoso?

Il testo inedito trae le sue fonti da una tradizione orale ascoltata sin dalla mia più tenera età. Sono riuscito a trovare un enorme quantitativo di elementi relativi alla morte di Maria, anche da parte di altri che l’avevano ascoltata. Questo mi ha permesso in seguito di trascrivere l’opera. Presso le università e presso gli istituti di dialettologia siciliana, insomma dovunque fosse pregno il concetto di sicilianità a livello linguistico, non ho trovato nulla che potesse equipararsi a ciò che io avevo udito. Nel 1973 mi avevano regalato il registratore e per provarlo registrai la Trapassjuoni recitata dalla nonna. Molte fonti mi risultarono frammentarie rispetto a quanto mia nonna aveva tramandato. Dopo 40 anni la bobina, di circa 120 minuti, si era amalgamata con il corpo della cassetta. Grazie ad un amico Sono riuscito a trasferire il contenuto in CD. È un siciliano abbastanza ostico e questo mi ha permesso di vedere che si tratta di qualcosa di davvero molto antico. Sono andato a scartabellare e a trovare che in realtà quanto avevo in mano riguardava un vangelo apocrifo, ossia a quanto scritto sotto il nome di pseudo Giuseppe di Arimatea.
Tutto è nato per merito del mio caro amico Carmelo Carpinteri, che mi è stato da stimolo. Ha voluto ricordarmi che la prima fase per salvare le nostre radici è trascriverne i contenuti. Altrimenti questa sarebbe rimasta solo nella mia memoria, quando invece anche lui ed altri volevano conoscere. Poi ho provveduto alla tutela presso la SIAE. È stato difficoltoso, anche perché io, classe anni ’50, prediligo scrivere a matita per poi aggiustare ciò che ritengo necessario, mentre il lavoro è stato svolto al computer.

Come sei riuscito a capire che si trattava di un vangelo aprocrifo?

L’ho compreso dopo l’aver acquistato i vangeli apocrifi tradotti a cura della casa editrice Einaudi. La parte attinente all’assunzione di Maria, è divisa in due parti: Dormitio Mariae Virginis di Giovanni il Teologo e l’altra parte è il Transitus Mariae Virginis. Da questa versione greca, si riusciva a comprendere come Trapassjuoni fosse fedele al transito della beata Maria Vergine dello pseudo Giuseppe Di Arimatea. Pseudo perché non sappiamo dove sia quello reale, non si è mai trovato. Un esempio è al paragrafo XIV e il XX, (mi porge il testo citando poi i versetti a memoria. In foto)

Trapassjuoni

A Sinistra i paragrafi traduzione Einaudi, a destra i corrispettivi in siciliano.

Esiste anche il testo latino, il testo arabo, il testo gaelico il testo slavo che si trovano a Parigi nella biblioteca nazionale con collocazione 1173 . C’è anche un codice monacense del secolo XII e altri. L’elemento “morte di Maria” è molto diffuso nel passato. Immagino venisse rappresentata come in Inghilterra si rappresentavano, ad esempio, i mistery plays, miracle plays. La scaletta è la stessa: annunzio Maria della prossima morte e assunzione, riunione di tutti gli apostoli trasportati dalle nubi, ostilità dei giudei e loro punizione, descrizione del transito di Maria tra splendore e luci.

Come nasce la tua passione per il dialetto? Gli studi hanno contribuito a coltivarla nel tempo?

Innanzitutto il siciliano non è un dialetto. È una lingua. I dialetti sono naturalmente le sfumature che si possono avere nelle diverse collocazioni di questa meravigliosa lingua. Oggi è riconosciuta dall’UNESCO come tale. Gli studi universitari di lingua e letterature straniere hanno influito molto, soprattutto quelli di glottologia e filologia. La struttura della nostra lingua ha una serie di elementi pregnanti provenienti dall’arabo, dal greco, dal latino, dal francese dall’inglese.Inoltre è la lingua che mi accompagna da tutta la vita: a casa c’era un fervido calore nel ricordare non solo le parti riguardanti questo vangelo apocrifo, ma anche nel ripetere indovinelli e giaculatorie, divinazioni. Mia nonna era la cosiddetta ciaraula. Era nata il 25 gennaio e come tale era abilitata a determinate pratiche sciamaniche. Conservo ancora la cordicella legata a Trapassjuoni che, fortunatamente, non è stata seppellita con la proprietaria. L’usanza legata a Trapassjuoni lo richiedeva e da qui si percepisce un certo elemento sciamanico. Tutto ciò che si intende come divino, all’epoca si intendeva anche come stregonesco. La cordicella era il mezzo per accedere a Lu Santo Pararisu (Santo Paradiso), una prova degli incontri avvenuti in quei quaranta giorni in cui di mala morti n ci puonu muriri (non si può morire di cattiva morte).

trapassjuoni
La cordicella della Trapassjuoni

La cordicella è costituita da dodici fili di cotone, quelli tipici da uncinetto. Dopo la Trapassjuoni, ogni giorno si dicevano dieci Ave Maria e dieci Padre Nostro. Ad ogni preghiera si creava un nuovo nodo nella cordicella. Questi nodi quindi formavano l’insieme di giaculatorie da recitare per quel giorno. Tra un giorno e l’altro di preghiera, si legavano dei fiocchi, rosa e celesti . Una volta completato, venivano inseriti cinque fiocchi rossi, rappresentativi delle 5 piaghe di Cristo. Ad ogni fiocco rosso si recitava il Credo.

Nonostante questo tipo di siciliano possa riscontrarsi di difficile acchito, sei riuscito a renderlo fruibile al pubblico di ogni età. Ti senti soddisfatto del lavoro svolto?

Non è che la cosa mi dia gioia o dolore. Io dico di trasferire alle generazioni future una fetta della nostra lingua. L’allocazione della Trapassjuoni, visti i termini usati, la pongo a fine ‘700 inizi ‘800. I termini non figurano né prima né dopo. Per esempio quando si parla di Gesù che scende con tutta la sua corte di esseri meravigliosi, di una stirpe reale, noi altri vedremo che nella Trapassjuoni si fa riferimento al termine GINISTRIJALI. Per trovarlo ho lavorato tantissimo. Gens gentis gente, reale realis, dunque con la sua corte ancestrale e reale. Dall’unità d’Italia in poi, ci hanno fatto capire che la nostra era una lingua della quale era necessario vergognarsi. Ai bambini si dice spesso di parlare bbbene, con tre b. Si considera il siciliano non un parlar bene, ma appunto la lingua che si è imparata dai genitori. Invece non dobbiamo vergognarci, ci hanno abituato ad associare la nostra lingua al significato di ignoranza. Parlare siciliano non esclude una certa cultura a monte, un bagaglio di conoscenze altissimo.

Trapassjuoni è stato proposto come lettura teatralizzata. L’idea come nasce?

Io la chiamerei lettura espressiva più che lettura teatralizzata. È nata dall’incontro con la professoressa Antonella Mastroianni, la quale ha curato la regia. La prima volta che le ho fatto ascoltare a braccio Trapassjuoni si è stupita del fatto che conoscessi così bene un contenuto di cui lei non aveva memoria: la nonna dalla quale avevo registrato la Trapassjuoni, è infatti anche nonna della professoressa Mastroianni. Si sono proposti come pionieri di questa rappresentazione inedita (oltre a te, naturalmente): Maria Burgio, Milena Mazzarella, Carmelo Carpinteri e Pippo Mudanò. Hanno dimostrato un grande interesse nel riprodurre un documento. Hanno cercato di rispettare al meglio accenti e termini, al fine di non snaturare la narrazione stessa. Da questo interesse comune è nato anche un buon rapporto di amicizia.

Sembra che la rappresentazione abbia toccato le corde più intime di credenti e non. Tu che rapporto hai con la religione e cosa rappresenta per te Trapassjuoni?

Trapassjuoni è per me un cimelio di famiglia, ci sono molto legato. Il coinvolgimento emotivo è stato possibile grazie alla bravura degli interpreti, infatti l’espressività della lettura era tale da commuovere chi ascoltava. In merito alla religiosità o al credere religioso, è qualcosa di ampio e irriducibile al concetto di religione. Ognuno credo sia credente di qualcosa, Io ancora sto aspettando di che cosa.

Hai pensato di estendere la conoscenza di questa tradizione con qualche pubblicazione al riguardo? Anche in Italiano con testo a fronte, in modo da rendere accessibile Trapassjuoni al resto d’Italia?

Ho dei progetti al riguardo. Sto provvedendo ad effettuare una versione comparata con altre trascrizioni che mi sono giunte. Quanto è riportato non è ben riprodotto ed è spesso un ibrido con l’italiano. Il punto di riferimento principale è comunque proprio il testo apocrifo. Non ho mai pubblicato ed è qualcosa di nuovo per me. Ho sempre scritto e poi presentato su invito le mie opere ai centri culturali. Ho sempre preferito scrivere su raccolte che ho completato rigorosamente a mano e che conservo con cura. Nonostante si tratti di un vangelo apocrifo, la morte di Maria è rappresentata in moltissime chiese cattoliche oltre che in vari quadri. Credo che da questo elemento possa nascere dell’interesse.

Caravaggio, Morte della Vergine (Museo del Louvre)

Hai in mente un nuovo progetto, poesia o testo in cantiere?

Sto completando la stesura della mia ottava raccolta. Dalle pubblicazioni giornalistiche successive al 18 aprile, ho ricevuto tante telefonate e da persone che non mi sarei mai aspettato. L’interesse è stato non solo nella mia zona, ma ha raggiunto diverse aree della Sicilia. Mi piacerebbe trovare un modo per diffondere questa lingua ormai morente, anche se poco adatta ad un contesto cibernetico. La parlo da circa un quarantennio e mi ha sempre portato a scrivere moltissimo, principalmente sonetti. Mi è stato anche proposto di replicare quanto già presentato al centro culturale Ierna, ed è un piacere quando le richieste vengono fatte con questa gentilezza. È prevista questo 29 maggio alle ore 19 presso la Galleria Museografica comunale di Sortino.

Dimmi perché chi è mancato alla prima, non deve perdersi questa e altre repliche.

Non so quanti verranno da Floridia o altri posti, so soltanto che un altro gruppo di persone avrà udito questo piccolo poema inedito. L’elemento fondamentale è quello che la Trapassjuoni rimanga viva, che sia tramandata da chi abbia la possibilità di scegliere il siciliano come propria lingua anziché vergognarsene.

La Trapassjuoni
Testo a cura di Giuseppe Mazzarella
Regia di Antonella Mastroianni
SEDE Galleria Museografica Comunale Sortino
Mercoledì 29 maggio, ore 19.00
interpreti Maria Burgio, Milena Mazzarella, Oana Lauretta, Carmelo Carpinteri, Giuseppe Mazzarella e Pippo Mudanò
Ingresso libero – per info e prenotazioni 333 7392400