Otto Dix famigerato o famoso?

Otto Dix nasce nel 1892 a Untermhaus, presso Gera, in Germania, da una famiglia modesta.

Fin da giovane dimostra una spiccata predisposizione per il disegno, tanto che la famiglia lo fa iscrivere alla Scuola di Arte Figurativa di Dresda che frequenta dal 1909 al 1914.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, pieno di entusiasmo, parte volontario, ma si accorge ben presto che la guerra è tutt’altro che un gioco.

L’antimilitarismo  di Dix

La campagna delle Fiandre, quella di Francia, di Polonia e di Russia lasciano in Dix un segno indelebile che porterà con con sé per tutta la vita.

Questa terribile esperienza lo rende maggiormente sensibile alle ingiustizie ed ai falsi moralismi del dopoguerra e lo fa diventare un accanito antimilitarista.

“Il fatto che la guerra diventi uno dei temi principali del suo lavoro va interpretato come bisogno di rappresentare la sofferenza in quanto tragica ed estrema esperienza umana“.

Dopo la guerra, dal 1919 al 1920 diviene assistente dell’accademia di Dresda. È tra i fondatori del gruppo artistico Nuova Secessione di Dresda, inoltre aderisce  al Gruppo 1919 e diventa  anche membro del Novembergruppe.

Nel 1923 realizza il ciclo di incisioni intitolato La guerra, che fa molto scalpore e viene paragonato alla serie di incisioni di Goya dei Desastres de la guerra. Nel corso dello stesso anno comincia a dipingere La trincea, un’opera di grandi dimensioni che anticiperà Guernica di Picasso.

È un vero e proprio manifesto contro la guerra, che il Wallraff-Richartz-Museum poi acquisterà, scatenando violenti polemiche. Tra il 1922 e il 1925 Dix soggiorna a Düsseldorf , dove frequenta il Circolo di Johanna Ey.

Otto Dix
Otto Dix, Alla bellezza, 1922

Il Dadaismo, il Realismo, il Verismo

Artisticamente passa dal dadaismo a un realismo proletario e ad un verismo di critica sociale.

Partecipa alla mostra della Nuova Oggettività a Mannheim e, quindi, diviene membro del Gruppo Rosso e con gli altri artisti che ne fanno parte espone in Unione Sovietica; nel 1927, infine, diviene professore all’Accademia di Dresda e membro dell’Accademia Prussiana.

Otto Dix
I sette peccati capitali, 1933

Otto Dix e il Nazismo

L’avvento del nazismo, tuttavia, segna anche l’inizio della persecuzione nei confronti di Dix e della sua arte.

Per la Lega nazionalsocialista della cultura germanica è un “bolscevico culturale” e viene calunniato come “rappresentante della più sordida miseria”, asserendo che le sue opere rappresentavano un “infame dileggio dei mutilati di guerra”.

Nel 1937, con la mostra sulla “Arte degenerata” di Monaco, si scatena una seconda ondata repressiva contro gli artisti non favorevoli al regime, le cui opere vengono sequestrate e disperse.

Ben 260 opere di Dix vengono rimosse dai musei e dalle collezioni pubbliche. L’artista è costretto a lasciare il suo incarico di professore all’Accademia e viene bollato come “degenerato”. Molte opere dei suoi periodi dadaista e verista sono addirittura distrutte; tra queste La trincea. Altre invece vengono messe all’asta a Lucerna per raccogliere fondi per il riarmo.

Dell’enorme trittico de La trincea è rimasto qualche pezzo dello sfondo e qualche schizzo.

Dix rappresenta anche gli aspetti più degradanti della realtà tedesca del dopoguerra: prostituzione, postriboli, deviazioni sessuali.
Otto Dix ama soprattutto disegnare al Romanisches Café. Qui, tra i bohémiens, trova modelli di suo gusto. Il dipinto che ritrae la scrittrice Sylvia von Harden appartiene al gruppo delle opere migliori del periodo berlinese: l’intellettuale emancipata con monocolo, capelli alla maschietta bocchino e abito scozzese, è magistrale per ricerca cromatica e forma compositiva.

“Se dico a una persona che la vorrei ritrarre – ebbe a dichiarare in una intervista – in realtà il ritratto ce l’ho già dentro di me. Chi non mi interessa non lo ritraggo”.

Negli anni Trenta Otto Dix continua a lavorare presso uno studio privato in un sobborgo di Dresda e nell’estate del 1933 espone ritratti di bambini per non dare esca a nuove aggressioni politiche.

Ai ritratti si dedica poi a lungo, dopo essersi ritirato sul lago di Costanza, nel castello di Randegg, un maniero appartenente all’ex marito di sua moglie, il dottor Koch.
Nel 1936, poi, si trasferisce  in una casa di Hemmenhofen, un paese fuori mano della parte bassa del lago, nell’estremo sud della Germania e nelle immediate vicinanze del confine svizzero.

Dopo l’attentato contro Hitler a Monaco dell’8 novembre 1939, Dix viene arrestato dalla Gestapo per sospetta complicità, ma risulta del tutto estraneo alle accuse e viene rilasciato.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, è richiamato alle armi, nonostante avesse già 52 anni; viene fatto prigioniero in Francia ed è rilasciato solo alla fine del conflitto.

Il dopoguerra

Nel 1945 ritorna in Germania e si stabilisce sul lago di Costanza; nel ’47, poi, nuovamente a Dresda, dove riottiene  una cattedra universitaria, ma non insegnerà più. Sarà “un docente senza docenza”.

Per la pittura non figurativa nel dopoguerra ormai Dix era superato e imbalsamato ancora vivente, come un caposaldo dell’arte moderna classica. Nel 1955 è nominato membro ufficiale dell’Akademie der Künste di Berlino Est e nello stesso anno partecipa a Dokumenta I di Kassel. Muore a Singenhonentwiel nel 1969.

otto dix
Donna sdraiata su pelle di leopardo 1922

La Critica

Fino a oggi non sono mai cessate le critiche di coloro che hanno visto in Otto Dix esclusivamente un pittore della bruttura, un violatore di tabù, un ossessionato dal sesso, un “idolatra della guerra”.

Lo storico dell’arte Christian Lenz criticava l’opera di Dix rimproverando all’artista di aver avuto “il proprio campo di azione in bassure insolite, dove della complessità del mondo era rimasto soltanto un ghigno”.

Dix rimane un artista scomodo. Anche se è stato accolto nelle principali collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, rimane ostico alle categorie interpretative di numerosi studiosi dell’arte.

Otto Dix, Autoritratto, 1942
Autoritratto, 1942

In fondo, però, l’unica colpa di Dix è stata quella di dipingere il mondo, il bello e i brutto del mondo che lo circondava, e l’attualità dell’opera Dix è al di fuori di ogni discussione. Le presunte “brutture”, purtroppo, sono ancora parte integrante della natura umana.
“Io diventerò famigerato oppure famoso“, aveva promesso Dix agli amici già nei primi anni di studio a Dresda. Gli riuscirono entrambe le cose.