I Napoletani a Parigi

Da De Nittis a Gemito
I Napoletani a Parigi negli
anni dell’ Impressionismo.

In un atmosfera tutta parigina, nella splendida cornice del palazzo Zevallos Stigliano nella celebre via Toledo, illuminata dalle incantevoli vetrate liberty, si è inaugurata un’ imperdibile mostra di opere dei pittori napoletani che parteciparono alle esposizioni universali di Parigi alla fine dell’800.

I rapporti e i legami artistici tra Napoli e Parigi nella seconda metà  di quel secolo è l’affascinante tema della manifestazione. Dopo le Esposizioni Universali del 1855 e del 1867 fino a quella del 1878 si manifestò un interesse sempre crescente verso il richiamo della modernità. Parigi  fu la capitale dell’ innovazione e la  regina dell’ arte europea. Giuseppe De Nittis , nato a Barletta ma intimamente napoletano di vocazione e cultura, aveva un importate atelier a Parigi. Il suo studio era frequentato dall’ elite della pittura francese di quel periodo: Degas, de Goncourt,  Daubigny. Spesso ospitava i suoi amici napoletani in modo particolare Antonio Mancini che nelle sue opere  molto si ispirò alle  correnti  in voga nella capitale francese. Nella rassegna sono presenti oltre 30 dipinti  dei più prestigiosi artisti del tempo.

Giuseppe Palizzi, Domenico Morelli, Giocchino Toma Francesco Netti ,Federico Rossano, Eduardo Tofano, Giacomo Di Chirico, Alceste Campriani. Furono  tutti protagonisti di un nuovo modo di concepire l’arte. Uno spesso  filo culturale  univa le due città. In molte opere le vedute delle due splendide metropoli sono rappresentate nel “nuovo” modo di dipingere, che tanta emozione ed impressione da all’ osservatore: “La pittura della vita moderna”. Un intera sezione della mostra è dedicata alle sculture e ai disegni di Vincenzo Gemito. Sono presenti anche alcune  opere  pittoriche del  famoso e pittore abruzzese  Francesco Paolo  Michetti.

“Questo è un paese che uno di talento può diventare assai ricco”
(Vincenzo Gemito)

E’ una rassegna di luce e colori che emoziona e coinvolge molto il visitatore. Numerose  sono le tele  inedite e  provenienti da collezioni private.

Il legame fra Napoli e Parigi era nato agli inizi dell’ 800 con il decennio francese 1807-1815 dopo la conquista del  regno, prima con la guida di  Giuseppe Napoleone  seguita da  quella di  Gioacchino Murat. Un vento di modernità e un modo nuovo di governare invase la terza città d’Europa con i suoi 450.000 abitanti. Un vento che non si fermò neanche con la restaurazione borbonica dopo il congresso di Vienna. Fu un vento  che  continuò a soffiare anche nell’  assolutismo reazionario di Ferdinando II. Iniziò la modernizzazione dello stato e dell’ amministrazione pubblica. Ci furono convegni, simposi, la città divento in breve tempo un richiamo per tutta ” l’intellighentia  europea “. A Napoli fu celebrato  il congresso degli scienziati di tutto il mondo  del 1848. Fu l’ inzio dell’ industrializzazione  e modernizzazione del regno di Napoli. Ci fu il  susseguirsi di  primati, tecnico- scientifici,  teatrali, ingegneristici. L’ arte, la tecnica e le scienze ebbero  un enorme “boom”. L’editoria napoletana si dimostrò fra le prime e  prolifiche del mondo. L’antica Partenope  si  contendeva la scena europea con  Londra e Parigi. Iniziarono i primi grandi  processi di urbanizzazione. Ma con  l’annessione al regno d’Italia  questi processi si arrestarono. La capitale del nuovo regno fu spostata  prima a Torino, poi a Firenze e dopo la breccia di porta Pia,  a Roma. Dopo  questo declassamento iniziò un lungo periodo di decadenza  per Napoli e il meridione. La città fu funestata da  epidemie di colera e  una lunga guerra definita di “brigantaggio” infiammò diverse regioni meridionali. Il governo del nuovo regno “fu costretto”  ad intervenire con determinazione. Con le presidenze  Crispi, De Pretis e Giolitti   furono  iniziati  i lavori del  “Risanamento”. Si iniziò lo sventramento degli antichi rioni  sul modello di quelli operati da Haussmann  a Parigi. Furono progettati e  costruiti nuovi quartieri, con concezioni urbanistiche moderne. Furono appaltate  grandi opere pubbliche in vetro, ferro e cemento: le due gallerie, la stazione ferroviaria. Si edificò il parco Margherita, uno dei più bei quartieri liberty di Napoli e successivamente  il Vomero con le sue moderne funicolari. In seguito, dopo  la colmata di  Santa Lucia,  venne  edificata la meravigliosa  via Partenope. La città ebbe un nuovo fermento e tornò a competere con la cultura, la moda e l’ eleganza parigine. Era la bella e  “chic”  Napoli della bella époque e dei cafè chantant .  Purtroppo lo scoppio della prima guerra mondiale assorbì enormi risorse economiche. Il processo di modernizzazione della città fu interrotto e ripreso timidamente solo negli anni ’30. Il conflitto provocò innumerevoli vittime specialmente meridionali. Iniziò così  un lungo periodo di  decadenza del meridione, che era rimasto prevalentemente agricolo,  in quanto erano state solo  favorite e rafforzate le industrie settentrionali che si erano arricchite  e   sviluppate   smisuratamente con le commesse belliche. La mancanza di lavoro, la mancata realizzazione della riforma agricola e le alte tassazioni  portarono ad un  massiccio fenomeno di  emigrazione.  Si contribuì così all’ impoverimento delle popolazioni meridionali a favore dell’ ormai  ricco e industrializzato nord.

 

I Curatori della manifestazione sono  Luisa Martorelli e Fernando Mazzocca.
La mostra è aperta al pubblico dal 6 dicembre 2017 al 18 aprile 2018.

http://www.gallerieditalia.com/it/napoli/da-de-nittis-a-gemito/