
Difficile parlare di fulmini a ciel sereno in anno disgraziato come questo 2020, ma davvero la notizia di Kim Ki-Duk morto, giunta in tarda mattinata in Italia, è stato uno shock per tutti i cinefili amanti del regista coreano, uno dei più controversi e ammirati maestri contemporanei.
Ex militare, pittore autodidatta a Parigi, l’irrequieto Kim, scomparso all’età di 59 anni per complicazioni da Covid-19, è stata una porta di ingresso per far conoscere il cinema di Seul anche in Occidente, sebbene la sua produzione autoriale è stata scarsamente fortunata in patria, e largamente differente rispetto ad altri maestri contemporanei come Park Chan-Wook o Bong Joon-Ho.
Kim Ki-Duk esordisce con pellicole fortemente controverse come Crocodile e Wild Animals, ma è con L’Isola che si afferma definitivamente in Occidente grazie al suo mix di poesia e immagini crude, che saranno il marchio distintivo di tutta la sua carriera. Il suo periodo artisticamente più fecondo è quello che lo vede infilare uno dietro l’altro capolavori come Primavera, estate…, La samaritana, Ferro 3, vincitori di prestigiosi premi nei festival internazionali che fanno di Kim Ki-Duk una delle voci più importanti della produzione contemporanea.
Dopo un incidente accorso sul set di un film a una sua attrice verso la metà degli anni Duemila, Kim è attraversato da una profonda crisi personale, che lo tiene lontano dalle scene per qualche anno. Il ritorno è contraddistinto da pellicole di alterne fortuna, ma almeno Pietà, Leone d’oro a Venezia nel 2012, il bizzarro e poetico Moebius, e il fortemente politico Il prigioniero coreano sono da inserire tra le sue opere più importanti.
Kim Ki-Duk aveva 59 anni ed è deceduto per complicazioni da Covid19. Lo ha annunciato stamani il sito lettone Delfi.lt. Kim Ki-duk era arrivato in Lettonia il 20 novembre probabilmente per acquistare una casa nella località marittima di Jurmala ma non si era presentato all’incontro. Successivamente i suoi colleghi avevano iniziato a cercarlo negli ospedali, riferisce sempre Delfi. La morte del regista è stata confermata anche dalla sua interprete Daria Krutova.
Una perdita dolorosa e improvvisa per tutti gli spettatori quella di Kim Ki-Duk, che ci lascia orfani di una voce originale e mai allineata al politicamente corretto, ruvida e sensibile allo stesso tempo, capace di creare atmosfere uniche con due-tre semplici inquadrature.
Un vero Maestro, e la parola non sembri affatto fuori luogo.
