Le lunghe notti di Anna Alrutz

Le lunghe notti di Anna Alrutz di Ilva Fabiani, romanzo pubblicato da Feltrinelli, è la storia di una braune Schwester, una delle infermiere di Hitler che tra le due guerre attuarono la circolare del 13 luglio del 1933 per la sterilizzazione delle donne portatrici di handicap. “…La sterilizzazione è un atto d’amore verso il prossimo. E verso le generazioni future. Per pulire il corpo della nazione da malate e delinquenti”. L’autrice usa il punto di vista di un fantasma, quello della “braune Schwester” Anna Alrutz, una strategia narrativa che ha l’effetto di rendere tutto il romanzo in scale di grigi, paradossalmente incontaminato nell’epoca che gli appartiene giacché in bianco e nero sono giunte tutte le immagini di quegli anni. La protagonista è nata nel 1907, ha potuto assistere a due guerre, “…dalla prima fui salvata per una sorta di incoscienza infantile… Poi nella seconda, quando Hitler attacca la Polonia, io avrei compiuto trentadue anni, ma ero già cibo per i vermi”.

Copertina del libro "Le lunghe notti di Anna Alrutz"

Gli Alrutz sono una famiglia benestante in una Germania sprofondata in una terribile crisi economica. Mentre le strade delle grandi città sono letteralmente messe a ferro e fuoco dagli scontri tra forze dell’ordine, manifestanti e prime squadracce naziste, il medico Johann Alrutz e sua moglie Elisabeth riescono a dare ai tre figli – Anna, Hedwin e Wilhelm – una vita più che dignitosa assicurando loro ogni estate una vacanza a Bad Salzgitter, la stazione termale ai piedi del massiccio dello Harz. Qui la piccola Anna conoscerà il pastore Heinrich Rudinski del quale ben presto si innamorerà. Una storia d’amore destinata a fallire per tre motivi: la differenza d’età, il pastore è già sposato e inoltre, come le dirà il padre “…Le cose a Bad Salzgitter… non sono andate nel migliore dei modi. Ma… sono diverse da come le hai immaginate tu”. E poi l’autrice continua facendo dire alla protagonista: “Chiusi il libro e augurai buonanotte. Sono pronta a giurare, ancora oggi, che mio padre avesse gli occhi lucidi”.

I rapporti di Anna con il fratello e la sorella sono burrascosi. Il fratello risulta simpatico a tutti, ma lei non gli perdona il suo appetito e la sua pigrizia. La sorella invece soffre di una malattia ereditata dalla madre ed è sua tutta l’attenzione dei genitori. Anna ne prova gelosia. A riguardo della relazione con il fratello, il padre le dirà: “Ho pensato che la causa della tua furia con Willi potrebbe nascere dall’ordine che hai in testa: vuoi che tutto sia perfettamente pulito e classificato. Sei sempre stata così, anche da bambina. E Willi è l’esatto opposto: non ha paura delle malattie, non ha paura di morire o di ferirsi, mangia e beve allegramente”. In questa breve e concisa descrizione che Johann Alrutz fa del rapporto tra Anna e Willi, si delinea una prima bozza della tragedia che di lì a poco avrebbe bruciato la Germania. Non un popolo che sopprime un altro popolo, bensì un fratello che elimina suo fratello. L’opera della Fabiani, quindi, ci dà un’altra prospettiva riguardo all’orrore delle leggi razziali e all’ossessione della conservazione della razza – e qui si percepisce una certa eco della tesi di Arthur Koestler nel libro La Tredicesima Tribù.

Anna Alrutz si ribella alla sua famiglia e abbraccia la missione del Führer, ma dopo le prime esperienze di vera e propria violenza sulle donne, prende coscienza che “…se mia madre avesse vissuto i suoi anni fertili qualche decennio più tardi, sotto il Terzo Reich, sarebbe stata con certezza sterilizzata”. Il male che lei cerca di estirpare è nei suoi stessi geni. E come lei, anche altri personaggi del romanzo hanno qualcosa da nascondere agli occhi paranoici del regime. Non ci troviamo più di fronte a una parte di popolo che elimina un’altra parte del medesimo popolo, bensì ci troviamo di fronte a un individuo che se volesse seguire in maniera certosina la propria logica nazista, dovrebbe eliminare una parte di sé, la propria capacità di procreare, in ultima analisi un “suicidio parziale”. Le lunghe notti, le traversie di un romanzo

Le lunghe notti, la pubblicazione del romanzo

Il libro di Ilva Fabiani è un romanzo duro e a volte di un lirismo travolgente. Riporto un altro esempio della potenza comunicativa della penna di Ilva Fabiani: “Non ho mai visto una donna che si facesse sterilizzare di propria volontà, per il bene della nazione. Proteggevano il ventre fino all’ultimo, come per un istinto sacro, sordomute, cieche, storpie, zoppe. Tutte lottavano”. Di fronte all’orrore di perdere la possibilità di procreare, tutte le donne reagivano alla stessa maniera, cadevano le barriere dei vari handicap, tutte diventavano “normali” nelle grida, nel pianto, nella disperazione.

Consiglio vivamente questo romanzo anche perché ha avuto una storia particolare. Dopo essere giunto primo a un importante premio letterario di Napoli, misteriosamente nessun editore l’ha preso in considerazione. L’autrice ha quindi reso pubblico il libro nel sito ilmiolibro.it, ha partecipato al concorso indetto dalla piattaforma che prevedeva per il vincitore la pubblicazione da parte de La Feltrinelli, e oggi queste preziose pagine sono tra le nostre mani. Le siamo grati, quindi, per due motivi: perché l’ha scritto e perché non ha mollato.