Una boutique editoriale che pubblica letteratura gialla, declinata nei suoi vari sottogeneri. Questo è la casa editrice Le Assassine diretta da Tiziana Elsa Prina, con sede a Milano.
Pur spaziando dall’enigma della camera chiusa al thriller psicologico, al noir, una delle peculiarità de Le Assassine è quella di scegliere solo scrittrici o comunque storie in cui le donne sono nel bene e nel male al centro della vicenda, talvolta vittime e talaltra vessatrici.
Qual è il motivo di questa scelta?
Essendo una piccolissima casa editrice, ci siamo convinte che ci volesse un focus ben preciso per crearsi un’identità che non andasse persa nel mare magnum delle pubblicazioni. Ma la scelta della nicchia, anzi della nicchia nella nicchia (noi abbiamo solo autrici straniere di ieri e di oggi) è anche dovuta a un interesse per la scrittura femminile che spesso è trascurata. Un’autrice canadese mi diceva appunto che gli autori maschi a parità di qualità ricevono il triplo di recensioni e questo è dimostrato da una ricerca che un’associazione di gialliste ha fatto in quel Paese. Credo che anche in Italia sia un po’ così, per cui ci interessava l’idea di valorizzare la scrittura delle autrici. Altro elemento che ci ha portato verso questa scelta è la curiosità per il modo in cui vivono le donne negli altri Paesi, e niente più del noir o del thriller mette a fuoco le contraddizioni che queste vivono nella società. Altro elemento che ha determinato la nostra scelta è la felice scoperta di un numero inaspettato di scrittrici che possiamo chiamare le pioniere del giallo moderno, e che per vari motivi sono un po’ cadute nell’oblio, ma che per trama o personaggi meritano attenzione.
Inoltre, non meno degna di nota, la vostra linea editoriale è tutta concentrata su romanzi stranieri: come fate a mettervi sulle tracce di penne che abitano i quattro angoli del globo?
Be’, per quanto riguarda la collana Vintage, c’è un grande lavoro di ricerca nelle biblioteche e nei siti stranieri per scovare romanzi che siano ancora inediti in Italia. Per la collana Oltreconfine che è rivolta alle autrici di oggi, ricorriamo alle fiere di settore ovvero a fiere come quella di Francoforte, di Parigi o di Londra, ma anche di Varsavia o di Madrid, dove possiamo incontrare persone del mondo editoriale (in particolare le piccole case editrici con cui difficilmente entreremmo in contatto standocene a casa) che ci parlano dei loro libri e ci trasmettono le loro passioni in fatto di letture: le sintesi e le newsletter che riceviamo non ci bastano infatti per capire se un libro è nelle nostre corde o meno.
Veniamo poi ad un altro aspetto che rende la casa editrice Le Assassine qualcosa di più unico che raro: la vostra ricerca non si è fermata al presente e la passione per il crime, come una macchina del tempo, vi ha portato alla scoperta di scrittrici del passato, coraggiose pioniere di questo genere. Avete distinto la produzione letteraria in collane differenti?
Sì, come dicevo prima, abbiamo due collane Oltreconfine e Vintage. La prima riguarda le autrici di oggi che sono in genere distanti dal filone che va per la maggiore (non abbiamo ancora pubblicato scandinave o americane), e infatti tra le nostre autrici vi sono una francese, una tedesca, una marocchina, una canadese e ora una malese; in futuro vi saranno una scrittrice del Botswana e una indiana. La collana Vintage va un po’ alla riscoperta delle autrici che precedono o sono contemporanee delle regine del giallo, parlo in primo luogo di Agatha Christie, Dorothy Sayers Margery Allingham e Ngaio Marsh. Noi riteniamo che siano dei veri tesori per la trama e per la scrittura accurata e a volte preziosa, che tra l’altro offre uno spaccato sull’evoluzione della società e dei suoi costumi. Attraverso la figura amatoriale della detective degli inizi, che finiva per investigare per passione o per caso, si arriva a quella professionale che fa di questa attività un mezzo per il proprio sostentamento. E poi ci sono altri aspetti interessanti come ad esempio il passaggio dall’interesse principale per la trama nel giallo della Golden Age alla maggiore attenzione per la psicologia dei personaggi nell’hard boiled.
Può spiegarci meglio, Tiziana, che cosa si intende per Vintage?
Ho risposto sopra credo a che cosa intendo per Vintage, qui posso aggiungere che per me abbraccia i gialli che vanno dall’ottocento agli anni cinquanta/sessanta del secolo scorso, quindi includo anche qualche decennio dopo la Golden Age.
Le autrici di un tempo non potrebbero sembrare distanti perché soggette a certe convenzioni letterarie e sociali diverse da quelle a cui è abituato il lettore odierno?
Sì, certo, per molti versi sono lontane, ma è pure questo che a volte le rende affascinanti. Leggere vuol dire anche immergersi in un mondo totalmente diverso dal nostro e posso garantire che nei romanzi delle scrittrici del passato ciò succede in maniera magnifica. Come niente ci si ritrova nelle atmosfere della Bella Epoque o in aristocratiche dimore della campagna inglese o in magioni della ricca borghesia americana.
Potrebbe esserci un parallelismo, un punto in comune, tra le penne di un tempo e le scrittrici di oggi?
Per molte scrittrici del passato scrivere, magari per riviste settimanali, era un modo per emanciparsi e guadagnarsi da vivere, quindi un tratto in comune con le autrici di oggi c’è chiaramente. Questo è a mio avviso il più evidente. Anche se possiamo dire che le scrittrici di oggi devono molto a quelle del passato: le scrittrici indagano molto di più sull’aspetto e la caratterizzazione dei loro personaggi, mentre gli scrittori danno più spazio all’azione. Vorrei però aggiungere che a parte qualche eccezione predomina anche tra le scrittrici donne la figura del detective uomo, e vi è inoltre un certo discredito da parte loro nei confronti delle detective amatoriali da loro create. Come se non dessero credito alla loro intelligenza, e tutt’al più ne mettessero in risalto solo l’intuito.
Un’ultima domanda, o meglio, una carrellata delle autrici e delle opere “Vintage” che potremo conoscere grazie a Le Assassine?
Luna di miele da incubo di Marie Belloc Lowndes si svolge all’inizio del secolo scorso e ci porta nella Parigi della Belle Époque, dell’esposizione universale, degli alberghi di charme, rendendo molto vivo ciò che è già nel nostro immaginario per quel periodo storico.
Il tagliacarte veneziano di Carolyn Wells si svolge in una ricca dimora di campagna del New Jersey mostrandoci usi e costumi del ceto privilegiato americano, mentre in Chi ha ucciso Charmian Karslake di Annie Haynes , la dimora appartiene alla aristocrazia di campagna inglese e qui vediamo sfilare nobili, servitù e abitanti del vicino villaggio, insomma un romanzo che precorre di molto Downtown Abbey Questi due ultimi romanzi rientrano tra i cosiddetti delitti della stanza chiusa, perché il delitto avviene appunto in una camera chiusa, dove non si capisce come l’omicida possa essere entrato per commettere il suo crimine. Ci vorrà allora un detective dotato di spirito e ingegnosità per risolvere il caso.
All’una e trenta di Isabel Ostrander è invece tra i primi se non il primo giallo a proporci la figura dell’ispettore cieco, che grazie all’affinamento dei suoi altri sensi e alla sua perspicacia fuori dal comune riesce a risolvere il caso.
Nel mistero della vetreria di Margaret Armstrong, che uscirà per fine settembre, vedremo come l’autrice ricorra con successo, e gliene darà atto anche un grande studioso ed esperto del giallo come Howard Haycraft, alla tecnica narrativa dell’HIBK (“Had I But Know” ovvero se lo avessi saputo), di cui Mary Robert Rinehat fu l’iniziatrice: la narrazione viene fatta in prima persona da una donna che rimpiange di non aver agito in un certo modo per prevenire un crimine o altri terribili misfatti, se solo fosse stata capace di prevederli.