L’amore semplicemente

L’amore semplicemente di Alessandro Golinelli, non è solo una storia d’amore bensì la contrapposizione di due forze universali che si confrontano in questo libro avendo in comune un sostrato, una sorta di collante emozionale, diverso ma in sostanza di natura simile, irrazionale: la follia di Ares e la follia Afrodite. L’autore prende spunto da un fatto realmente accaduto il 2 febbraio del 1945: seicento soldati dell’Armata Rossa fatti prigionieri dai nazisti tentano la fuga dal campo di sterminio di Mauthausen. Una pagina di storia poco conosciuta e drammatica non solo per l’accertata, ormai proverbiale, crudeltà della detenzione nei lager ma anche per la pazzia omicidiaria che si impossessa, durante la caccia ai fuggiaschi, tanto dei soldati nazisti quanto di buona parte, non tutta, della popolazione civile.

Golinelli racconta questo episodio atroce dal punto di vista più innocente in assoluto: il colpo di fulmine tra due adolescenti, la fanciulla tedesca Anna e il giovane prigioniero russo Il’ja. Sin dalla prima pagina talento, tecnica e capacità di sintesi lasciano stupefatti, l’elemento favolistico del bosco – la strada che la piccola Anna non avrebbe dovuto prendere giacché la mamma gliel’aveva vietata e che lei invece percorre per essersi attardata nel mirare la bellezza di certe vetrine – irretiscono subito il lettore rimandandolo ovviamente anche ai celebri versi del sommo poeta: è nel mezzo di quel bosco, nel fiore della giovinezza, che Cupido scocca il suo dardo, Anna vede i nazisti, i prigionieri russi e il biondo Il’ja di cui si innamora subito.

Copertina di L'amore semplicemente

Nella prima parte del libro, leggeremo di come questo potentissimo sentimento venga vissuto dalla fanciulla, lui è assente, è solo un’immagine che nutre l’amore della ragazza, vedremo come lei farà di tutto per incontrarlo ancora. Nella seconda parte invece, gli stessi momenti del primo incontro e di quelli successivi verranno visti dal punto di vista di Il’ja. Questo libro quindi ha una matematica ben precisa, è strutturato su di un impianto narrativo che non lascia spazio a pulsioni eccessivamente creative da parte dell’autore, il quale prosegue con una disciplina paragonabile solo a quella di chi pratica l’arte dell’incisione sul legno, poco alla volta perché sa che il legno è materia viva, si muove nel tempo, con il tempo interagisce.

Una storia d’amore e di guerra

Si vengono così ad avere due dimensioni narrative, il maschio e la femmina, incomunicabili per idioma e per status, ma in un certo qual senso speculari. Di mezzo impedisce loro di unirsi lo specchio/spettro della guerra che sembra far propria la loro follia per rifletterla a sua volta sui due amanti facendo loro ancor più perdere il senno: se i nazisti capiscono che i due si amano, se un prigioniero rivolge la parola a un civile, il prigioniero viene giustiziato al momento con un colpo di pistola alla nuca, mentre il civile è accusato di essere un traditore della patria, quindi il più nobile dei sentimenti, l’amore, è additato come causa di tradimento della più vuota delle idee, la patria.

L’amica del cuore di Anna, Ingrid, cui Anna racconta tutto, glielo spiega ma Anna non vuole e non può ascoltare perché l’amore alla sua età è devastante, penetrante, indomabile belva di natura estranea agli istinti biechi, non cerca sangue, ma labbra, calore, sguardi.

Nella terza parte del libro, Ares non vede ragione, la civile Europa è catapultata indietro di secoli, torna la Crypteia, un bambino è costretto a sparare in testa a un prigioniero, la cosa non è descritta nel momento del suo accadimento, ma riferita da uno dei personaggi, come se l’autore volesse farci intendere che si sa, è storia. Eppure oggi tutto ciò è messo in discussione. È una bellissima lettura che consiglio.

In quanto a chi dice che il romanzo italiano è in crisi, forse deve solo un po’ informarsi.