La storia di Greg Graffin, professore punk

Immaginate un serio professore, anzi, un emerito biologo e paleontologo che però non è come tutti gli altri. No, lui ha qualcosa in più rispetto ai soliti docenti universitari (o comunque all’immagine che se ne ha). Quel 59enne dietro la cattedra, infatti, è Greg Graffin. Probabilmente a molti il nome non dirà molto, ma se diciamo che lui è il cantante dei Bad Religion? Eh già, proprio così: il vocalist di uno dei più importanti gruppi punk rock –hardcore melodico di sempre è un emerito professore universitario, uno studioso serio e posato che non ha concluso i suoi giorni vittima degli eccessi né si è bruciato il cervello con anni di droghe e chissà quali sostanze tossiche. Possibile? Certo che si, ed è lo stesso Graffin a raccontarlo nella sua autobiografia Punk Paradox, tradotto da Andrea Valentini e pubblicato dall’ottima Tsunami Edizioni.

In questa bella autobiografia, il cantante dei Bad Religion passa in rassegna tutta la sua vita: il padre docente di Inglese all’università (un grande amante della musica che “insegnava anche pop art nel programma di uno dei suoi corsi sulla letteratura americana contemporanea”), la madre “decana alla University of Wisconsin-Milwaukee”; il divorzio dei genitori e il trasferimento a Los Angeles, o meglio “nell’accogliente area di Canoga Park, la parte occidentale della San Fernando Valley, l’enclave borghese di Los Angeles”. Ed è qui, adolescente, che Greg incontra il punk. E non un punk qualsiasi: quando Greg inizia a bazzicare la scena di L.A. In giro ci sono nomi che hanno segnato questo genere. Il movimento punk – hardcore sta crescendo, raggiunge sempre più nuovi adepti e i gruppi si moltiplicano. E tra questi ci sono anche i primissimi Bad Religion che hanno in Greg Graffin e in Brett Gurewitz (aks Mr. Brett) le due colonne portanti.

Il pensiero punk

Ma Punk Paradox non è la solita autobiografia che segue il classico schema: inizi difficili della band – gavetta – successo etc.. No, l’aspetto che rende davvero diverso questo libro sono le riflessioni del cantante, quel suo tornare indietro nel tempo, ripensare agli esordi e agli anni successivi e al suo sentirsi diverso tra diversi. Se già far parte della “comunità” punk era un gesto di rottura, di ribellione, Greg è due volte ribelle perché, come racconta, “a livello musicale andavo d’accordo coi miei compagni di band, ma a loro la scuola non interessava”. E ancora: “Fu una motivazione filosofica a farmi continuare a essere punk mentre allo stesso tempo mi addentravo negli studi accademici”.

Ed è quindi attraverso i ricordi di un punk diverso dal banale ed errato stereotipo brutto-sporco-cattivo-ignorante che possiamo ripercorrerela nascita e l’esplosione del movimento punk californiano. Musica, droghe, violenza, amicizia, concerti, viaggi, dischi: nelle pagine del libro c’è tutto e di più, ma soprattutto c’è la vita di Greg, i suoi pensieri e le sue emozioni che lo accompagnano mentre i Bad Religion si fanno strada passando dai piccoli concerti alla vetta mondiale del punk (con relative polemiche per aver firmato con una major).

L’originalità di Punk Paradox è quindi proprio qui: non è il classico libro che ripercorre la storia del punk – hardcore californiano tra fine anni ’70 e inizio anni ’80. Ce ne sono molti e alcuni sono davvero molto validi. Ma nel caso di Graffin, a raccontare non è solo una persona che quella scena l’ha vissuta realmente, ma che l’ha fatto sempre con un atteggiamento diverso, fuori dalle “regole punk” (un apparente ossimoro che però era ed è reale, come se ci fosse una patente per essere veri punk). Come scrive lo stesso Graffin, “I Bad Religion […] Non abbiamo mai affermato di essere i sacerdoti dei valori del punk. E credo di poter dire, senza timore di sbagliare, che nessuno di noi aveva idea di cosa fosse il punk, anche quando eravamo sicuri di esserlo. Oggi, parlando per me e non per loro, ho ancora meno certezze in proposito”.