“City of stars, are you shining just for me?“, intona Sebastian, al pianoforte, mentre Mia sospira, seduta tra il pubblico.
Dopo la rivelazione (e la rivoluzione) Whiplash, cinque nomination, tre Oscar e cinquanta milioni di dollari di incasso (e ne era costato appena tre), Damien Chazelle apre ufficialmente il concorso di Venezia 73 e porta al Lido il suo sogno a occhi aperti, La La Land, opera buffa e cantata.
Ma di cosa parla esattamente il film? La La Land racconta la storia di Mia (Emma Stone), aspirante attrice, e di Sebastian (Ryan Gosling), appassionato musicista jazz, che cercano di arrivare a fine mese in una città famosa per distruggere le speranze e infrangere i cuori: la Los Angeles di oggi. Perché La La Land sta proprio a indicare la città californiana, L.A., uno stato mentale che conduce a vivere costantemente fuori sincrono con la realtà, testa tra le nuvole e cuore leggero, tra l’Osservatorio Griffith e la funicolare di Bunker Hill, esplorando le gioie e i dolori che si provano nel tentativo di seguire i propri sogni.
Come si distingue un grande musical? Da quel momento in cui la vita trapassa nella musica e nella danza, resistendo al potere del dio che ci prende quando danziamo: un attimo prima i corpi sono immersi nella realtà, un attimo dopo sono già dentro la danza, ma in quell’attimo l’uomo tenta di negarsi senza riuscirci. È in quell’attimo che ci porta dalla ragione alla follia, che si sprigiona quella vitalità senza regola, quella smemoratezza del senso che costituisce la grande fascinazione del genere musical.
Con La La Land, Chazelle ha voluto realizzare un musical sugli artisti e sui sognatori, e sulle difficoltà di conciliare i propri sogni con i problemi della vita reale. Nessun genere riesce a coinvolgere così tanto come il musical. Nonostante contenga elementi fantastici, nessun tipo di film è più emozionalmente vero, più capace di arrivare dritto al punto e descrivere cosa davvero significhi sognare, innamorarsi, essere sopraffatti dalla gioia, dal desiderio, dal dolore o dall’estasi al punto che la grammatica dei normali film non basta e più musical si basano su una certa realtà alterata, in cui una semplice passeggiata diventa un ballo e la conversazione una canzone.
Esiste una spiegazione? No. Ma non ce n’è bisogno: è questo il bello! I musical parlano anche di una condizione di confine, quel limite confuso tra sogno e realtà, in cui la magia e il quotidiano si fondono l’uno nell’altra. I musical parlano di gioia – quel sentimento che ti fa camminare tre metri da terra quando inizia la musica, quando ti senti davanti un futuro infinito. E parlano anche di malinconia – perché ogni canzone a un certo punto finisce.
La La Land è un film sui grandi sogni usando il più intenso dei generi, racconta una storia intima, ricca di sfumature, concentrata sui sentimenti: il primo rossore dell’innamoramento, il rimpianto per un’opportunità non colta, o la speranza che un sogno possa finalmente avverarsi, che possono rendere così la vita simile a un musical.
In questo momento storico, ora più che mai, abbiamo bisogno di speranza, di gioia e romanticismo sul grande schermo e il musical è un genere particolarmente funzionale in tal senso. Solo i film riescono a farti sentire bene in una certa maniera e solo i musical sanno farlo in modo particolare. Il cinema è il linguaggio dei nostri sogni e i film sono uno strumento di espressione in cui le emozioni possono rompere le regole della realtà.
Nel film vi è, comunque, una amarezza di fondo dall’inizio alla fine, perché La La Land è una specie di sogno inserito nella quotidianità, nella realtà di tutti i giorni. E tutti i nostri sogni prima o poi devono affrontare la realtà in cui viviamo e possono venire ridimensionati, smontati o realizzarsi, ma devono comunque sempre confrontarsi con la vita. E la vita è così: amara e per certi versi spietata, per questo i momenti di felicità assumono maggior valore, perché non sempre il lieto fine è dietro l’angolo, anzi non lo è quasi mai.
Il regista ha dichiarato di aver girato questo film perché nel mondo c’è bisogno di romanticismo, di non abbandonare le proprie speranze, le proprie passioni e i propri sogni. Invece è necessario darsi da fare, mantenendosi romanticamente ingenui e impegnandosi a fondo per ottenere ciò che si vuole, invece che crogiolarsi in un facile cinismo e nel disincanto.
Bisogna sognare.
Non abbandonare i propri sogni. Inseguirli. Crederci.
E soprattutto amare.
Amare per sempre.
City of stars, are you shining just for me?
VENEZIA 73 La La Land di Damien Chazelle – Usa, 127′
v.o. inglese – s/t italiano
Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend, J.K. Simmons, Finn Wittrock