Jacques d’Adelswärd-Fersen, amori, vizi e virtù

Fersen scrisse diversi romanzi e poesie di gusto decadente e simbolista. Tuttavia sulla sua opera pesa il giudizio negativo di Jean Cocteau che lo definì “un fenomeno di impotenza lirica”.

Il barone di Fersen a Capri
Fersen

Jacques d’Adelswärd-Fersen nasce a Parigi il 20 febbraio del 1880.
Discendente del conte di Fersen, maresciallo di Svezia amante della regina Maria Antonietta, era nipote di un noto industriale proprietario di grosse acciaierie in Lorena e diviene  erede di un eccezionale patrimonio di famiglia.
Nel 1903 è processato e condannato a Parigi per corruzione di minori. Il processo destò scalpore perché coinvolse molti rampolli della Parigi bene dell’epoca, che frequentavano il Lycée Carnet, il Lycée Condorcet e il Lycée Janson de Saill.

Divennero pubblici i balletti e gli ambigui “tableaux vivants” che egli organizzava nella sua garçonierre e vennero alla luce numerose e compromettenti lettere d’amore dirette a un suo amico minorenne, oltre a fotografie dove erano ritratti dei ragazzi nudi.

Ah, lascia che io sogni quando esci dal mare,
quando l’ardente sole ti asciuga sulla spiaggia,
ah, lasciami sognare, e fare un bel viaggio…
Il tuo corpo è uno scrigno misterioso e chiaro…

Per allontanarsi dai clamori della cronaca, Fersen, insieme al suo “segretario particolare” Nino Cesarini, un giovane conosciuto durante un soggiorno a Roma, si stabilisce a Capri nella splendida Villa Lysis, la piccola reggia che si era fatto costruire accanto alla famosa Villa di Tiberio.

Villa Lysis

Edificio eclettico dell’architetto e scenografo Édouard Chimot, per la sua costruzione furono usati materiali pregiati, tra cui legni rari e vetri decorati. Stucchi e colonne con capitelli coronavano la villa, circondata tutt’intorno da un prezioso giardino esotico con serre di orchidee, narcisi, camelie, rose, ortensie, fiori d’ibisco e azalee. Era stato creato un boschetto di alloro e uno di mirto in onore di Venere e qua e là era state istallate copie di statue antico-romane commissionate ai più abili scultori napoletani del tempo, fra cui, pare, anche il grande Vincenzo Gemito.

La villa venne dedicata a Liside. Nell’omonimo dialogo platonico si narra dell'”amicizia” di Socrate con il suo più discepolo più grazioso e vivace.

L’iscrizione all’ingresso della villa dice: “MCMV cette villa fut costruite par Jacques Cte. Adelswaerd Fersen et dèdièe a’ la jeunesse d’amour” (“1905, questa villa fu costruita per il conte Jacques Adelswaerd Fersen e fu dedicata alla giovinezza dell’amore”).  Appena varcato il cancello d’ingresso, ci si trova davanti a un architrave, collocata sopra quattro colonne con scanalature dorate, su cui si legge: “Amori et dolori sacrum” (“consacrato all’amore e al dolore”).
Memorabile per le splendide feste e i numerosi scandali, la villa divenne ben presto un cenacolo per alcuni tra i più grandi letterati degli inizi del ‘900.

Lo stesso Fersen fu scrittore e portò a termine diversi romanzi e poesie di gusto decadente e simbolista. Sulla sua opera pesa il giudizio negativo di Jean Cocteau che lo definì “un fenomeno di impotenza lirica”.

Il giorno in cui il mio bacio fremerà sulle tua labbra
e ti morderà vincitore, fino al grido;
il giorno in cui le mia braccia, come bimbo rapito
sarai piccolo piccolo e colmo di febbre.

Ciononostante Fersen fonda una rivista letteraria, “Akademos”, alla quale collaborarono i più importanti scrittori del tempo.

Pur non essendo stato considerato mai un grande letterato, sicuramente è un personaggio letterario tanto da diventare la figura centrale di romanzi come Vestal Fire di Compton Mackenzie (1927) e L’exilè de Capri” di Roger Peyrefitte (1959).

Traduzioni in italiano

Dei  suoi  romanzi e poesie, con la traduzione in italiano sono  reperibili   solo il suo romanzo autobiografico, E il fuoco si spense sul mare, edito nel 2005 e  Amori et dolori sacrum. Capri, un’infinità varietà: 1905-1923: l’isola di Jacques Fersen, a cura di Riccardo Esposito, edito nel 2018. Entrambi   della casa editrice La conchiglia e tradotti da Romano Paolo Coppini e Rolando Nieri.

Leggendari sono stati anche i lunghi viaggi che Fersen fece in Oriente. Lo spingeva la ricerca smisurata dell’effimero e della bellezza.

Stasera canto l’oppio,
l’oppio illimitato, il sommo oppio.
Danza il suo fumo nel cervello
e l’uomo me lo involve nell’oblio.
Guardo il fantasma inebriato;
divento i suoi veli imponderabili,
ascolto la sua voce che promette estasi
ed entro in pagode profumate di gelsomini
ove ardono resine per gli avi.

Oppiomane e cocainomane, muore suicida il 5 novembre 1923 alla presenza dei suoi amanti – quello di sempre, Nino Cesarini, e il giovane Manfredi, figlio di ricchi sorrentini -, bevendo da una coppa d’argento champagne e cocaina. Si trovava nella sua splendida villa nella stanza cinese detta, appunto, “dell’oppio”.
La sua salma fu trasportata a Roma, dove fu cremata.
Le sue ceneri riposano oggi nel cimitero acattolico di Capri.

Capri, Villa Lysis