Isabella Teresa Kostka è una poetessa italo polacca, la cui bravura e qualità poetica è stata già ampiamente riconosciuta da numerosissimi premi nazionali e internazionali. Cerchiamo di capire in questa intervista cosa significhi portare la poesia al Salone del Libro.
Presentare una poetessa del calibro di Isabella Teresa Kostka è compito arduo. Ancor di più lo è riassumere una carriera che ancora non è completa, anzi tutt’altro, in divenire. Come lei stessa informa sul suo profilo Facebook e su quello del blog, la sua è una carriera che nasce dalla musica, in particolare dalla laurea in pianoforte. Da quella musicalità ondeggiante e sensibile si sviluppa una poesia, che pur con le sue sfumature, ha tutti i paradigmi della poesia moderna. Non proporremo in questa sede tutto l’insieme di riconoscimenti e premiazioni che in questi anni sono stati offerti o di cui è stata omaggiata la poetessa. Ci basti aggiungere che la sua poliedrica attività si sfuma in varie dimensioni: teatro, musica, poesia, fotografia, arte, giornalismo e organizzazione. In particolare negli ultimi anni s’è impegnata in una serie di reading poetici, fra cui il più continuo è certamente il ciclo itinerante “Verseggiando sotto gli astri di Milano”.
Il suo esordio al Salone di Torino: KA_R_MASUTRA
Isabella Teresa Kostka era presente al Salone del Libro per la presentazione del suo ultimo libro di poesie: “Ka_r_masutra”. Edito da Kimerik Edizioni e presentato per la prima vola proprio al Salone torinese. Si tratta di una raccolta intrisa di lirismo e di poetica moderna. Prendiamo in prestito le parole della poetessa e critica d’arte Lucia Bonanni che nella sua prefazione così descrive il contenuto delle diciotto poesie: “un viaggio odisseico, quasi biblico“.
Ma dalle stesse parole dell’autrice possiamo meglio comprendere il contenuto della silloge
“Io sottolineo sempre che è un percorso dal desio, dall’erotismo, dalla passione carnale al karma, al destino di una donna e di ogni comune mortale. Dall’ardore fisico fino alla riflessione spirituale che spazia tra i meandri della sensualità spesso estrema, della fisicità che combatte con ogni pregiudizio, sfiora i tabù ma, allo stesso tempo, non è mai priva di profonde riflessioni sull’essenza e sulla moralità dell’essere umano. “Ka_r_masutra” concludesi con “18 gridi d’amore” – 18 testi di carattere più intimistico, assai catartico, poesie scritte con un linguaggio ispirato, a tratti, alla stilistica del movimento del Realismo Terminale “.
(A tal proposito vi ricordiamo che sulle novità ultramoderne e stilisticamente apprezzabili del Realismo Terminale già anni fa vi avevamo proposto una lunga digressione del fondatore Guido Oldani).
L’intervista
Tornando al contesto del Salone. Quali emozioni riempiono il cuore di chi prende parte alla rassegna del Salone?
“Per qualunque autore il fatto di essere invitato e presente al Salone Internazionale del libro a Torino vuol dire realizzare un grande sogno professionale e, spesso, anche personale. Quando il sogno diventa realtà e si tocca il proprio libro esposto sugli scaffali della Casa Editrice presente alla Fiera, si gioisce e ci si “inebria” di emozioni.”
E aggiunge: “È stata una sensazione indescrivibile e, ci tengo a sottolinearlo, sono molto grata alla casa editrice Kimerik Edizioni, al suo direttore editoriale Gianfranco Natale e a tutto lo staff operativo per il grande impegno, la professionalità e la disponibilità che hanno mostrato nei miei confronti. Hanno lavorato senza tregua per riuscire a completare la pubblicazione del volume in tempo per la fiera di Torino e per questo gli sono profondamente riconoscente: è stato un meraviglioso lavoro di squadra“.
La poesia, tuttavia, oggi si trova sempre più rinchiusa fra reading poetici, spazi angusti e pratiche social-web. E’ realmente così o al Salone del Libro anche la materia in versi può dire la sua?
“Sicuramente la poesia non è una “merce” molto popolare noto comunque, con grande piacere, che le nuove generazioni iniziano ad avvicinarsi alla Musa grazie a numerose iniziative culturali: vari reading, Slam Poetry, incontri non convenzionali, eventi nelle scuole, fiere del libro, Open Mic, convention all’aperto etc. Tornando al discorso del Realismo Terminale: questo movimento suscita tra i giovani grande curiosità, comprensione e voglia di sperimentare. Credo che per coinvolgere le masse, la poesia debba diventare più radicata nei nostri tempi, abbandonare gli inutili fronzoli e la superficiale idealizzazione conquistando, attraverso l’immediatezza espressiva, trasparenza ed emotività concentrata in un linguaggio essenziale e contemporaneo, una “nuova consapevolezza” stilistica e forza comunicativa. Questo genere letterario non dovrebbe essere più visto come un relitto del passato, ma dovrebbe saper stimolare l’intelletto e le emozioni dei lettori avvicinandosi alla realtà, dovrebbe aprire nuovi orizzonti uscendo dai rigidi schemi“.
Quanto ha reso in realtà in termini di vendite il libro Ka_r_masutra? Quanto ha inciso, secondo lei, la presenza ingombrante dei grandi gruppi editoriali?
“La casa editrice Kimerik vanta 20 anni di esperienza nel settore editoriale, è una delle più attive sul panorama nazionale e partecipa alle fiere del settore non sono in Italia, ma anche in Europa e oltre oceano (USA). È un’ottima squadra di professionisti che offre all’autore un supporto costante sia nella fase iniziale (correzione bozze, editing, pubblicazione), sia in quella successiva per quel che riguarda la distribuzione nelle librerie tradizionali selezionate e sparse su quasi tutto il territorio nazionale, la vendita online, la promozione (interviste, comunicati stampa, partecipazione alle fiere, materiale promozionale etc.). Sicuramente non è una casa editrice “mastodontica” della caratura di Mondadori o Feltrinelli, ma comunque propone una vasta offerta letteraria indirizzata a tutte le generazioni. Durante il Salone a Torino lo stand della Kimerik è stato uno dei più affollati! Questo mi rende molto felice e ringrazio l’Editore per aver creduto fortemente in me e nel mio libro. Le vendite? Quelle dipenderanno da vari fattori, ma spero che siano andate abbastanza bene all’evento.”
Concentriamoci, invece, sul Salone vero e proprio come manifestazione complessiva. Da persona che ha vissuto dentro gli stand, se può confermare le code chilometriche descritte in vari siti, giornali e blog e quindi anche una carenza organizzativa. Ad esempio, nel suo caso, ha mai ravvisato disagio o difficoltà presso i lettori, che le si avvicinavano?
“Lamentarsi è umano. Ovviamente l’aspetto organizzativo può sempre essere migliorato. I punti deboli si palesano sempre durante e mai prima dell’evento. Le lunghe code sicuramente mettono comunque a disagio e per evitarle esiste sempre la possibilità di acquistare i biglietti online in prevendita. Le code sono state causate soprattutto dai controlli di sicurezza, dai metal detecor ma, come ben sappiamo di questi tempi i controlli sono inevitabili. D’altro canto le code significano un grande interesse e voglia di partecipare all’evento. Oggi la cultura e l’arte sono assai trascurate e la folla davanti alle casse dovrebbe renderci piuttosto soddisfatti. Ovviamente alcuni aspetti sono sicuramente da migliorare, ma il Salone di Torino ha un fascino particolare: è un simbolo di valore storico e un evento di grande importanza“.
Lei ha avuto modo di vivere il Salone oltre lo stand? Se sì ha assistito a grandi dibattiti nelle sale, laddove erano presenti scrittori internazionali di fama? Che sensazioni ha provato ?
“Il Salone di Torino, come il famoso Salone del Mobile a Milano, trasforma tutta la città e l’atmosfera di questo grande evento è percepita ovunque. Gli incontri con i personaggi famosi sono tra i più attesi, affollati e gettonati ma, vorrei sottolinearlo, pure gli incontri con gli autori valenti delle case editoriali indipendenti trovano il loro spazio. Purtroppo non ho avuto la possibilità di assistere personalmente agli eventi esterni, ma si sentiva nell’ aria l’entusiasmo del pubblico. Il Salone è una vetrina per ogni scrittore, una strada da percorrere, un sogno coltivato nel cassetto da realizzare“.
Le abbiamo poi chiesto, cosa ne pensa delle novità di marketing giovanile introdotte quest’anno al Salone del Libro. In particolare il focus è sullo stand dedicato ai videogiochi.
“La risposta si riassume in una parola: commercializzazione. La sala dei videogiochi è stata creata per attirare l’attenzione soprattutto dei giovani, per far aumentare il pubblico e il numero di visitatori. Personalmente sono molto flessibile e ribelle, le nuove e sorprendenti idee non mi demoralizzano, sono un segno dei nostri tempi in continuo mutamento. I videogiochi sono una specie di cultura di massa, una discutibile “arte digitale computerizzata” che potrebbe, a volte, ispirarsi anche a qualche libro, non credete?”.
Commercializzare per coinvolgere nuove generazioni può andar bene, dunque, per Isabella Teresa Kostka, ma senza arrivare ad eccessi come quelli dei controlli oftalmici gratuiti…
“Le visite oftamologiche le trovo invece esagerate, speriamo di non trasformare il Salone di Torino in un fenomeno da baraccone, un evento con l’esposizione di tutte le bancarelle possibili“.
Molto meno critica, invece, rispetto ad alcuni siti per quanto riguarda la presenza risicata di letteratura internazionale in lingua originale?
“Il Salone di Torino, nonostante il fatto di essere definito “internazionale”, è dominato dalla presenza dell’editoria nostrana. L’offerta nella lingua originale appartiene alla minoranza, ma credo, e lo dico con tristezza, che questo sia dovuto anche alla scarsa conoscenza delle lingue straniere che caratterizza la nostra società. Gli italiani leggono poco in italiano, figuriamoci in inglese, tedesco, russo, polacco, arabo etc. Il lettore molto preparato e poliglotta viene danneggiato, perché vincono il commercio e il lato economico: in lingua originale si vende ancora di meno. Ovviamente questo è il mio umile parere personale“.
Un confronto utile con Bookcity
Isabella Teresa Kostka partecipa da anni all’altra kermesse di caratura nazionale riguardante libri, letteratura e cultura: Bookcity. Vediamo un confronto fra le due manifestazioni con le parole della poetessa polacca. La differenza basilare secondo lei è sull’oggetto che esse rappresentano: una il libro come oggetto di culto editoriale; l’altra la cultura come partecipazione massiccia e performante.
“Sicuramente la rassegna Bookcity di Milano è un’altra cosa, perché è stata creata per coinvolgere le masse, non soltanto un ristretto settore dell’editoria e delle librerie. Torino offre una proposta molto più selezionata e professionale, più “statica” e concentrata in un luogo ben definito. La rassegna Bookcity si svolge su quasi tutto il territorio della città metropolitana di Milano ed è caratterizzata da una diversità infinita di proposte: reading, spettacoli, incontri con autori, presentazioni, laboratori, sperimentazioni, performances varie, installazioni non convenzionali etc. Bookcity esce dagli spazi coinvolgendo anche i piccoli, indipendenti ammiratori della letteratura e dei libri. Da ben tre anni partecipo alla rassegna Bookcity con il programma ciclico itinerante “Verseggiando sotto gli astri di Milano” di cui sono stata fondatrice. Il Salone di Torino non mi offre questa possibilità“.
La rivoluzione silenziosa del Realismo Terminale
Si diceva prima che il Realismo Terminale di matrice “oldianea” sembra invogliare alla costruzione di similitudini rovesciate le giovani generazioni. Che dire allora di alcuni dati statistici hanno evidenziato che il pubblico di fascia più presente oscillava fra i 35 e 65 anni, mentre era di gran lunga minore quello 15-25. Che spiegazione si può dare a questo dato? Una spia di arretratezza culturale e smartphonizzazione in atto o c’è dell’altro?
“Le giovani generazioni sono sicuramente più vicine al mondo digitale, computerizzato e virtuale, al linguaggio dei social, di Whatsapp, non a quello della letteratura tradizionale. È un bel dilemma che bisogna affrontare. Il Salone ha tentato un approccio, aprendo una sala per i videogiochi che ha creato molte polemiche. C’è una parte dei giovani attratti dalla scrittura, dalla ricerca dei nuovi spazi e linguaggi (torno sempre al Realismo Terminale che inizia a conquistare le scuole) e dalla sperimentazione. Bisogna incoraggiarli, coinvolgendoli in numerose iniziative durante tutto l’anno e non soltanto nel periodo espositivo. I freschi germogli sono da proteggere e da coltivare, esistono e valgono! Sono pochi ma possono dare un buon esempio e coinvolgere i coetanei. Non perdiamo la speranza, bisogna tentare e pensare positivo. I giovani ci sorprendono sempre“.
E a proposito del maestro delle similitudini rovesciate, la stessa poetessa, che da poco s’è affiliata al gruppo dei fondatori o seguaci del movimento, così si esprime sulle potenzialità delle idee del poeta di Melegnano.
“Mi sono sempre sentita diversa e un po’ inadeguata per il mondo letterario “tradizionale”. Non ho mai temuto di addentrarmi in un linguaggio sperimentale, discutibile, graffiante e senza tabù, non mi spaventano le polemiche: sono amata e, allo stesso tempo, odiata. Il mio avvicinamento al movimento del Realismo Terminale è avvenuto nel 2016, con la partecipazione all’antologia Novecento mai più. Verso il Realismo Terminale, con lettera di Guido Oldani ed edita da La Vita felice edizioni. Finalmente mi sono trovata “a casa”. Le mie “stranezze” hanno ritrovato una definizione e una direzione giusta. Sì, credo che il Realismo Terminale, come una ruspa, riesca a spianare il vecchio suolo per far emergere la nuova terra, un nuovo campo artistico più aderente ai nostri tempi impazziti. Non nega né cancella nulla, ma attraverso similitudini rovesciate, nelle quali un oggetto diventa soggetto, riesce a trasmettere meglio la cacofonia dei nostri tempi. Infatti, questo movimento riscuote grande interesse nelle giovani generazioni conquistando i banchi scolastici. La sua stilistica artistica apre orizzonti nuovi, stimola e ispira l’intelletto e la creatività. Nel Realismo Terminale la vita non è più come le solite quattro stagioni, ma muta come gli scatti di un cortometraggio, scorre velocemente ed è sempre imprevedibile. La mia mente è sempre stata molto aperta e poliedrica, multicolore e multinazionale, e in questa corrente trovo un suolo fertile per la mia creatività ribelle“.
Nella presentazione a grandi linee dell’artista, ci siamo dimenticati di aggiungere che fra i suoi hobby ha pure un blog. Sentiamo dalle sue parole cosa ne pensa della blogosfera in Italia.
“Aggiorno i miei tre blog culturali in maniera del tutto spontanea, quando lo ritengo giusto, perché non conta la quantità dei post ma lo loro qualità. I blog letterari germogliano come alberi in primavera ma non tutti fioriscono con successo. Servirebbe più selezione nella scelta degli argomenti. La rete è un campo minato: esplodono spesso gli egocentrici e i narcisisti, mentre i piccoli ordini di grande potenza e valore sono ben nascosti. Bisogna saper selezionare e percorrere con attenzione quel grande “deposito” di informazioni“.
Isabella Teresa Kostka: un carriera in divenire
Prima di congedarci da Lei, vorremmo sapere quali sono i suoi progetti futuri e a cosa può portarla il suo dinamismo…
“Sono una vera guerriera, molto poliedrica e non mi limito soltanto “alla penna”. Tento di portare l’arte ovunque aumentando la sua visibilità sia durante gli eventi organizzati nell’ambito del programma “Verseggiando sotto gli astri di Milano”, sia partecipando alle iniziative esterne. Vorrei crescere sempre e coinvolgere in questo percorso i miei colleghi e le colleghe perché l’arte deve unire e arricchire, non creare le invidie né le inutili tensioni. Ho tanti progetti legati all’organizzazione eventi, ma anche alla promozione del “Ka_r_masutra” e dei prossimi, assai audaci sogni letterari. Con la mia cara Amica e collaboratrice, poetessa Lina Luraschi non ci fermiamo mai!“.
E infine Isabella Teresa Kostka, autrice di Ka_r_masutra (Kimerik Edizioni 2018) ci lascia una battuta sintetica sul Salone del Libro
“E’ stata un’ esperienza straordinaria, una notevole e indimenticabile soddisfazione professionale, un momento di crescita e di sfida personale. Spero di ritornare al Salone anche nel futuro. Me lo auguro!La ringrazio della sua cortesia per questa intervista e le auguro quanto più successo possibile per i suoi prossimi libri di poesia. È stato un piacere, grazie per la Vostra attenzione. Alla prossima occasione!”.