IRonico si racconta

Intervista al giovane cantautore IRonico, nome d’arte di Marco Sartina, che in occasione della pubblicazione del suo album d’esordio, Il viaggio, si racconta.

Marco, perché hai scelto come nome d’arte IRonico?

Affronto nelle canzoni che scrivo diversi temi, alcuni anche impegnati, ho ritenuto pertanto necessario al fine di non annoiare l’ascoltatore trasmetterli in una chiave più leggera o, a detta di qualcuno, con un po’ di sana ironia, da qui la scelta di rappresentarmi con lo pseudonimo IRonico.

Se dovessi usare tre aggettivi per descriverti come uomo e altri tre come cantautore quali useresti?

Nel primo caso userei modesto, un po’ testardo e istintivo, come artista credo sia d’obbligo essere sensibile, disponibile e umile.

Sei padre di due splendidi bambini, ma ami tenere la vita privata distante da quella professionale?

La vita privata e quella professionale le paragono a due pesi su una bilancia, seppure messi distanti tra loro non devono stravolgere il proprio equilibrio.

Quali sono le maggiori difficoltà che un artista incontra nella sua carriera?

Mantenersi a galla, trovare nuovi stimoli, essere innovativo, mantenere sempre alto l’interesse del proprio pubblico per ciò che fa. Oggi le major cercano singoli che facciano aumentare le entrate in pochi mesi e l’interesse è ristretto a ciò che fa guadagnare penalizzando chi vuole proporre l’arte, nel caso specifico, musicale in forme diverse da quelle in voga.

Pensi che nel mondo della musica sia più facile per un uomo o per una donna emergere, oppure lo ritieni indifferente?

Credo che la figura femminile abbia maggiori chances rispetto a quella maschile, ovviamente è necessario essere professionali in ciò che si propone altrimenti si rischia di vanificare, come in qualunque campo, i propri sforzi.

Parlaci un po’ del tuo album “Il viaggio” e svelaci qualche curiosità...

È il mio album d’esordio e come in tutti i primi obiettivi che si concretizzano emergono le emozioni che si sovrappongono una sull’altra: soddisfazione personale, timore di non essere all’altezza, entusiasmo, perplessità, aspettativa. Ogni canzone è una parte di tutto questo caos ripartito tra musica e testo, è parte del mio vissuto, di esperienze, di stati d’animo. È il viaggio che ognuno di noi percorre durante la propria esistenza, quella vita che, nonostante tutto, vale la pena vivere intensamente senza alcun rimpianto.

Ami i tormentoni estivi?

Non particolarmente pur rispettando le scelte musicali di artisti e del pubblico.

La tua canzone dal titolo “Estate” a cosa si ispira?

È un racconto del mio periodo adolescenziale durante la stagione estiva con tutte le cose che hanno entusiasmato me, ma, credo, anche i miei coetanei. Estate era sinonimo di primi baci attorno ad un falò, scherzi e giochi sulla spiaggia, giri in motorino, scooter o in vespa 50, un togliersi di dosso tutte le responsabilità e gli impegni avuti durante l’inverno per rivestirsi di semplice libertà.

Come scegli i titoli da dare ai tuoi testi?

Dato che desidero che il titolo trasmetta l’idea che poi sarà ampliata nel testo preferisco, a canzone terminata, isolare le parole che meglio la rappresentano.

Quali sono i progetti per il futuro?

Realizzare un secondo album e così via. Per adesso, un passo alla volta, cerco di far “viaggiare” quante più persone possibile.

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