Mettiamo subito in chiaro una cosa: questa recensione non sarà per nulla obiettiva. In realtà una premessa simile dovrebbero farla tutti coloro che si occupano di critica, in qualsiasi campo essi operino: musica, cinema, libri, e tutto ciò che ha a che fare con l’ingegno artistico dell’essere umano e che viene sottoposto a una valutazione, viene presentato da un punto di vista inevitabilmente soggettivo. Possiamo appellarci a tutti i valori del giornalismo, ma alla fin fine dobbiamo ammetterlo: le recensioni hanno in sé sempre qualcosa di soggettivo.

Dopo questa doverosa premessa, eccoci quindi alla recensione di La luna di miele di Mrs. Smith (Adelphi), ennesimo capolavoro di quella scrittrice unica che fu Shirley Jackson (1916-1965), di cui ci siamo già occupati parlando del volume La ragazza scomparsa. Come si può ben capire, chi scrive vive una sana e irrefrenabile ammirazione per questa autrice statunitense che, al pari di Dorothy Parker, regna (sempre secondo chi scrive) nell’Olimpo delle narratrici a stelle e strisce. É nota l’ammirazione che il maestro Stephen King nutre per Shirley Jackson, dipinta come la regina della letteratura horror, ma questo volume permette di capire che l’autrice di San Francisco era molto di più. Tanto di più.
I racconti che vanno a comporre il volume, infatti, sono un mix di generi eterogenei che non possono essere catalogabili sotto l’unica categoria dell’horror o del thriller, come troppo sbrigativamente viene descritto lo stile dell’autrice. Se leggete, ad esempio, Invito a cena, deliziosa narrazione di una serata dal finale assolutamente imprevedibile, non vi scorgerete nulla di inquietante, anzi. Lo stile brillante e positivamente leggero di Jackson non lascia presagire nulla di ciò che sta per accadere, ma lascia dietro di sé solo piccole briciole, segni appena percettibili che stimolano la curiosità del lettore: sa bene che qualcosa succederà, lo percepisce, ma cosa? E quando? Qui sta il genio di Shirley Jackson.

Oppure si prenda il doppio racconto La luna di miele di Mrs. Smith, proprio quello che dà il titolo a questa raccolta: ciò che ci insegna Shirley Jackosn è che la stessa vicenda può essere narrata con due stili diversi cambiando qualche minimo particolare nella storia e già dopo poche righe si intuisce che siamo di fronte quasi a un racconto nuovo. O forse no. Anche qui sta l’abilità dell’autrice, in quel suo saper mescolare le carte e lasciare intravedere appena che non tutto ciò che vediamo e percepiamo è davvero così.
Ma sono molti i racconti di questa raccolta che fanno capire come quello di Shirley Jackson sia uno stile assolutamente unico, in grado di instillare la curiosità nel lettore pagina dopo pagina, anche quando sembra che racconti episodi assolutamente quotidiani e ordinari, come Mia nonna e il mondo dei gatti. In parte inediti, altre volte pubblicati su riviste, i racconti di questa raccolta sono un perfetto sunto dello stile di Shirley Jackson, una scrittrice in grado di imprigionare il lettore alla pagina grazie a storie straordinarie anche quando sono assolutamente ordinarie.