Dominio – La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi, del giornalista e sociologo Marco D’Eramo (Feltrinelli, 2020), ha un grande merito: è riuscito a mettere in ordine le tante informazioni che da tempo girano sui giornali e in rete riguardo alla rivoluzione dei conservatori negli Stati Uniti d’America.
Inoltre riprende molte argomentazioni portate avanti dall’ultimo movimento che si è visto in Italia, ben collegato ad altri movimenti di paesi esteri, e che si è schiantato in una macelleria messicana nei giorni di luglio del 2001. Manganello di stato, disinformazione pubblica e privata, totale censura sulle denunce del movimento, tra cui preme sottolineare quelle degli ambientalisti, alcuni dei quali avevano addirittura previsto una pandemia conseguenza dello sfruttamento capitalistico del pianeta.
Erano i No-global, i quali non contrapponevano il sovranismo alla globalizzazione, anzi asserivano che il pianeta fosse un villaggio unico, con sufficienti ricchezze e spazio per tutti, a patto che si risolvessero i problemi dell’inquinamento, del debito, dello strapotere delle multinazionali, le armi; il loro no era a all’attuale tipo di globalizzazione.
Una risposta violenta
Le istituzioni democratiche del nostro paese risposero – ricordiamo tutti come – , ma forse non tutti ricordano la celebre intervista di Andrea Cangini all’ex presidente della repubblica, Francesco Cossiga, di cui riporto qualche parola perché a mio avviso i protagonisti della controrivoluzione di cui parla D’Eramo in questo libro, la sottoscriverebbero.
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno»… «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città»… «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri»… «Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano», anzi, «soprattutto i docenti».
Il resto lo trovate online su MicroMega.
La posta in gioco per gli operatori globali
Nel saggio di Marco D’Eramo a un certo punto c’è qualcosa di esilarante, da cui desidero iniziare per illustrarvi il libro probabilmente più importante dell’anno: «“Rudi e rozzi” miliardari del Midwest, fabbricanti di soda caustica e fucili Winchester, che finanziano a colpi di decine di milioni di dollari un centro universitario in cui si tengono seminari su Rousseau e i viaggi di Gulliver, diretto da un classicista estetizzante».
…Che sarebbe poi il professore Allan Bloom, testa di ponte dei conservatori negli atenei più influenti e un tempo di solida fede liberal.
La domanda sorge spontanea, ma di cosa stiamo parlando?
Se nella recensione precedente a questa (World Without Mind, di Foer) abbiamo veduto come la rivoluzione digitale, nonostante avesse le sue radici nella controcultura californiana degli anni ’60, ha messo su un sistema totalizzante che sta cambiando l’uomo togliendogli il libero arbitrio, la conoscenza e in ultima analisi trasformandolo in una protesi di una macchina computerizzata globale. Una rivoluzione portata avanti da cinque aziende che solitamente si sono schierate con il partito democratico americano, e qui vediamo, grazie a questo saggio illuminante, cosa succede dall’altra parte, tra i repubblicani e i neocon. E aggiungiamo pure che (pagina 187): «sgombriamo subito il campo dall’idea che una controffensiva efficace contro la rivoluzione conservatrice possa essere finanziata e alimentata da […] una ipotetica “ala sinistra del capitale” […]. Le fondazioni dell’ultradestra hanno stracciato quelle liberal non perché disponessero di più soldi […], bensì perché […] l’estrema destra non mette in discussione (né in pericolo) l’ordine capitalistico, il capitalismo come sistema, mentre la sinistra, anche non estrema, lo mette in discussione (ragion per cui, se messo alle strette, il capitale preferisce sempre la soluzione fascista a quella socialista: non per chissà quale malignità, ma per semplice volontà di sopravvivenza)». «La partita perciò è truccata».
L’ideologia è morta nella sinistra occidentale
Il saggio parte da un punto dolorosissimo, la disfatta della sinistra è stata così radicale che oggi la sinistra non solo ha vergogna dell’ideologia che per decenni l’ha ispirata, bensì ha eliminato il vocabolo “ideologia” dal proprio dizionario. Per molti è divenuto sinonimo di estremismo, irrazionalità, rasenta quasi il crimine.
Nel manuale di controguerriglia, pubblicato nel 2007, e usato dal corpo dei marines, troviamo invece, a firma del gen. David H. Petraeus e di James Ames, le seguenti parole riportate da D’Eramo all’inizio del primo capitolo: «“Le idee sono un fattore motivante […]. Le guerriglie reclutano appoggio popolare attraverso un appello ideologico […]. L’ideologia del movimento spiega ai suoi seguaci le loro tribolazioni e fornisce un corso di azione per rimediare a queste sofferenze. Le ideologie più potenti attingono alle ansie emotive latenti della popolazione, come desiderio di giustizia, credenze religiose, liberazione da un’occupazione straniera. L’ideologia procura un prisma, compresi un vocabolario e categorie analitiche attraverso cui la situazione è valutata. Così l’ideologia può plasmare l’organizzazione e i metodi operativi del movimento”. […]. “Il meccanismo centrale attraverso il quale le ideologie sono espresse e assorbite è la narrativa. Una narrativa è uno schema organizzativo espresso in forma di storia. Le narrative sono centrali nel rappresentare le identità”. […]. Il manuale [scrive D’Eramo] torna più volte sulla narrativa in particolare nel capitolo sull’Intelligence: “La più importante forma culturale da capire per le forze COIN [counterinsurgency] è la narrativa […]. Le narrative sono i mezzi attraverso cui le ideologie sono espresse e assorbite dagli individui di una società […]. Dando ascolto alle narrative, le forze COIN possono identificare il nucleo dei valori chiave della società”.»
Tappe di una lunga controrivoluzione
I ricchi, i dominanti, non solo riconosco l’estrema importanza dell’avere un’ideologia, ma oggi ne hanno una tutta per loro, la difendono, la diffondono e, cosa più triste, sono riusciti a convincere i dominati che non c’è alternativa; i dominati per tanto non hanno una ideologia.
Non solo quindi la partita è truccata, ma il trucco è accettato, consapevolmente o inconsapevolmente, da tutti i giocatori: i dominanti e i dominati.
Sono tre le date che vedono nascere la controrivoluzione: 1953, nasce la fondazione di John Merlin Olin; fino al 1969 le fondazioni si sono occupate di beneficenza, ma in quell’anno l’università dove aveva studiato John Merlin Olin viene occupata dai militanti neri fucili in mano sicché in quell’anno, il 1969, John Merlin Olin decide di usare la sua fondazione per un unico obiettivo, la causa del liberismo estremo, distribuendo fondi per 370 milioni di dollari fino al 2005, l’anno della chiusura della fondazione.
La terza data che vede nascere la controrivoluzione è il 1971 quando Lewis F. Powell scrive il suo celebre memorandum “Attacco al sistema americano di libera impresa”.
Ecco cosa ne dice D’Eramo: «La novità del Memorandum è che se la prendeva non tanto con gli estremisti quanto con i moderati: “Non stiamo parlando di sporadici o isolati attacchi da relativamente pochi estremisti o anche da una minoranza di quadri socialisti.” […]. “Le voci più inquietanti che si uniscono al coro delle critiche vengono da elementi rispettabili della società: dai campus, dai college, dai pulpiti, i media, le riviste intellettuali e letterarie, le arti, le scienze, i politici […]. E’ la somma totale delle loro opinioni e influenze che potrebbe fatalmente indebolire e distruggere il sistema”, segue “una descrizione agghiacciante di quel che viene insegnato nei nostri campus”».
E’ probabile che il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga avesse un’infarinatura su questo memorandum. Powell prosegue arringando i portavoce del sistema delle imprese che devono essere più aggressivi asserendo che «il terreno principale dello scontro sono le università e le idee che esse producono: “perché è il campus la singola fonte più dinamica dell’attacco del sistema dell’impresa”».
Riporta D’Eramo: «Per combattere questa guerra di guerriglia”, afferma Powell, “il padronato deve imparare la lezione appresa tanto tempo fa dal movimento operaio […]. Questa lezione è che il potere politico è necessario, che tale potere deve essere coltivato assiduamente, e che, quando necessario, deve essere usato aggressivamente e con determinazione – senza imbarazzo e reticenza”».
Ecco come i rozzi miliardari del Midwest, fabbricanti di soda caustica e fucili Winchester, sono partiti alla conquista della cultura, agendo in tutti i campi, da quello religioso facendo del mercato un dio, a quello storico riabilitando la schiavitù, hanno pubblicato libri, finanziato film, riscritto la Bibbia e i vangeli – quella faccenda dei poveri e del regno dei cieli era troppo di sinistra – hanno promosso il commercio dei bambini, roba che a leggerla non ci si crede. Loro oggi sono presenti nel nostro parlato quotidiano, la terminologia bellica è ovunque, tizio è morto, era un guerriero, la locuzione essere umano è divenuta capitale umano… Eh sì, perché ogni essere umano è imprenditore di se stesso, e se qualcuno dall’Africa tenta la traversata e muore, la responsabilità è sua perché ha fatto un investimento sbagliato.
Due momenti imperdibili
Siccome ci tengo che questo libro si diffonda, lascio due ultime chicche. Una la troverete a pagina 210: «Da Eisenhower in poi, tutti i presidenti americani hanno partecipato almeno una volta durante il loro mandato al National Prayer Breakfast organizzato ogni anno da un’associazione, assai discreta, nota come “The Family”, attraverso la sua Fellowship Foundation creata nel 1953. Quell’anno, il tema ufficiale del breakfast inaugurale fu “Government under God”. Vi hanno presenziato sia Hillary Clinton (2010), sia Donald Trump (…). Questa colazione “religiosa”, cui partecipano a Washington 3800 convitati (a pagamento) da più di 130 paesi, è sponsorizzata dal Congresso. Intorno alla Family circolano le più vaie teorie complottistiche, per la stretta segretezza dei nomi dei suoi associati. Certo è che durante la guerra fredda, negli anni sessanta, la Fellowship ha tessuto rapporti tra il governo Usa e il dittatore brasiliano generale Arthur da Costa e Silva, quello indonesiano Suharto. Inoltre, ha ospitato a un National Prayer Breakfast un incontro segreto tra Sadat e Begin (1978); ha organizzato negli anni ottanta incontri a Washington tra il governo Usa e l’ex generale salvadoregno Carlos Eugenio Vides Casanova, invitato nel 1984 a un Prayer Breakfast, e condannato nel 2003 da un tribunale della Florida per la tortura di migliaia di cittadini negli anni ottanta. In quell’occasione fu invitato anche il generale honduregno Gustavo Alvarez Martinez, collegato alla Cia e agli squadroni della morte, che più tardi divenne missionario evangelico prima di essere assassinato nel 1989».
Altro esempio di conversione alla Alvarez Martinez, è la seconda chicca: «La figura di Cyrus Ingerson Scofield (1843-1921) sembra uscita pari pari da uno spaghetti western: originario del Tennessee, perseguitato dagli scandali, forte bevitore e con problemi matrimoniali già in gioventù, Scofield combatté nelle file sudiste durante la Guerra di Secessione, fece l’avvocato e cacciò i pellirossa in Kansas, stato da cui dovette fuggire (abbandonando moglie e due figli) perché accusato di avere rubato i contributi politici […]. Imprigionato nel 1879 a St. Louis per falso e frode, “rinacque” (“was born again”), cioè conobbe la conversione religiosa in prigione e da allora divenne uno dei padri del moderno fondamentalismo statunitense, votato alla crociata contro anarchici, comunisti e socialisti. Il suo commento ai sacri testi ebbe un’influenza straordinaria: la versione definitiva della Bibbia da lui chiosata fu pubblicata dall’Oxford Press nel 1926, vendette due milioni di copie in meno di due anni (una nuova edizione del 1967 vendette altri 2,5 milioni di copie). Scofield fu uno dei primi a praticare una selettività arbitraria su quali passi della Bibbia interpretare alla lettera e quali no: che il mondo fosse stato creato esattamente 4004 anni prima della nascita di Cristo doveva essere preso alla lettera – e da qui discendono tutte le tesi creazioniste che ancora imperversano negli Stati Uniti –, mentre invece va inteso solo come metafora il Sermone della Montagna: Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio (…) Ma guai voi ricchi, perché avete già ora la vostra consolazione. Secondo la Bibbia di Scofield questa metafora si avverrà solo nel millennio precedente l’Apocalisse, mentre fino a quel lontano futuro perseguire la ricchezza non soltanto non sarà peccato, ma costituirà una sorta di dovere per il buon cristiano».
Questa è la Bibbia dei dominanti oggi in America.
Chiudo con una ultima riflessione: tutta questa organizzazione, questo business, questa The Family, questa preghiera della colazione o colazione religiosa, questa Bibbia nuova nuova, a me fanno venire in mente una certa ritualità tipica di alcune associazioni a delinquere di stampo mafioso dell’entroterra mio, cose del tipo santini che si fanno ardere tra le mani, giuramenti a santi e madonne.
Anche se questo articolo conta più di duemila parole, non è niente in confronto a cosa troverete in Dominio di Marco D’Eramo.