Cos’è la poesia? dici mentre fissi nei miei occhi l’azzurro dei tuoi occhi;
Cos’è la poesia? E tu me lo domandi?
Poesia… sei tu.
Prima di intraprendere il nostro difficile ed insidioso percorso nel misterioso mondo della poesia; chiediamo aiuto ad un dizionario di lingua italiana: in senso generale: “arte e tecnica dell’esprimere in versi una determinata visione del mondo“.
Dalla etimologia della parola: dal latino poesis a sua volta dal greco poiesis, nome d’azione di poiein che ha il significato di “fare“, “creare”.
Per non disperdeci troppo inizieremo inizieremo il nostro “viaggio” dall’era moderna, tralasciando ad un altra riflessione lo splendido universo greco-romano e medioevale.
Evoluzione del concetto
Torquato Tasso diceva “essere la poesia materia probabile e non andar soggetta a regule invariabili, salve quelle poche generalissime che son quasi comuni a tutte le belle arti.“
Sfogliando un vecchio manuale di elementi di poesia del 1856 di Giovanni Gherardini: “Chiamasi poeta chi possiede la facoltà di concepire l’idea del Bello e di renderlo sensibile ad altrui. Quindi la poesia, considerata come produzione del poeta, altro non è che la manifestazione del Bello da esso lui concepito.
Il fine cui tende la poesia è di signoreggiare il cuore e la fantasia, ovvero l’una e l’altra insieme, rendendo sensibile ad altrui il Bello concepito dal poeta. Il mezzo con cui la poesia ottiene questo fine è il diletto. Così definita la poesia, si vede che ella regna su tutte le belle arti e che si può trovare in tutte le opere della parola, quindi è piaciuto a taluno, per contrapposto di chiamar ‘prosaiche’ quelle composizioni di qual arte si sia, senza fuoco, senza sangue, senz’anima che sono frutto dell’esperienza più presto che dell’intero sentimento”.
Per Francesco De Sanctis nei saggi critici “la poesia è la ragione messa in musica”. Per Giovanni Pascoli essa non deve avere fini pratici: il poeta canta solo per cantare, non vuole assumere il ruolo di maestro o di consigliere, non si propone obiettivi civili, morali, pedagogici, propagandistici. la poesia, proprio in quanto poesia “senza aggettivi”, “ pura”, spontanea e disinteressata, può ottenere effetti di suprema utilità morale e sociale.
Benedetto Croce affrontò il problema generale della poesia, definendola in un primo tempo intuizione pura, cioè priva di ogni finalità pratica, rifacendosi alla definizione datane da Paul Valery nel 1924:
“Dico poesia pura nel senso in cui il fisico parla dell’acqua pura… L’inconveniente di questo termine è di far pensare a una purezza morale che non c’entra affatto, dato che l’idea di poesia pura è per me al contrario un’idea essenzialmente analitica. La poesia pura è insomma una finzione dedotta dall’osservazione, che deve servirci a precisare la nostra idea sulla poesia in generale, e a guidarci nello studio così difficile e importante delle diverse e multiformi relazioni del linguaggio con gli effetti che esso produce sugli uomini. Forse sarebbe meglio dire, al posto di ‘poesia pura’, ‘poesia assoluta’, e bisognerebbe intenderla allora nel senso di una ricerca degli effetti risultanti dalle relazioni delle parole, o piuttosto dalle relazioni delle risonanze delle parole tra di loro, ciò che suggerisce, insomma, un’esplorazione di tutto quel dominio della sensibilità che è dominato dal linguaggio.”
Suggestivo è anche il paragone che fa Valery paragonando il cammino dell’uomo alla prosa e la poesia alla danza.
In opposizione alla concezione positivistica, Croce preferì poi mutare la prima definizione in quella di intuizione lirica agganciandosi alla concezione Romantica di Edgar Allan Poe, infine pervenne ad una terza definizione della poesia, che intese come intuizione cosmica, volendo dire che la poesia, pur essendo espressione di un sentimento individuale, contiene però un riflesso della vita universale nel quale ciascun uomo può riconoscersi.
E poiché i momenti in cui si verifica tale felice intuizione cosmica sono rari e improvvisi, compito del critico è appunto quello di individuarli e, quindi, di distinguerli anche nel corpo della stessa opera, per mettere in evidenza la “poesia” dalla “non poesia”, cioè dalla struttura che è funzionale alla manifestazione della poesia, ma non è essa stessa poesia.
Poesia è espressione del sentimento individuale del genio poetico.
Saggio e “azzeccato” è quell’aforismo crociano che dice che fino a 18 anni tutti scrivono poesie…dopo solo i poeti…e gli imbecilli.
Gottfried Benn invece è araldo di una poesia “assoluta” che definisce “la poesia senza fede, la poesia senza speranza, la poesia non diretta ad alcuno, la poesia di parole che si instaura in maniera affascinante.”
Lacerare con le parole la propria essenza, l’impulso a esprimersi, a formulare, ad abbagliare, a scintillare sfidando ogni pericolo e senza curarsi dei risultati.
La poesia equivale per lui alla formulazione del nulla.
La critica
Gli allievi e seguaci di Croce Luigi Russo, Natalino Sapegno, Walter Binni, Mario Sansone, affermarono la necessità di storicizzare l’indagine critica, ovvero il principio che un critico può veramente intendere compiutamente un’opera in versi solo se si cala nel mondo culturale e morale dell’autore.
Antonio Gramsci, Gaetano Trombatore, Carlo Salinari, ispirandosi alla critica marxista, affermarono che un’opera d’arte, compresa quella poetica, va, sì, studiata nella sua storicità, ma in rapporto non solo al mondo culturale e morale dell’autore, ma soprattutto alla sua collocazione nell’ambito della struttura economica della società del suo tempo e del suo ambiente con l’intento di distinguere gli autori che hanno lottato per l’emancipazione delle masse da quelli che si son posti al servizio delle classi dominanti.
Solo con Giuseppe De Robertis nella critica stilistica (pur essa risalente all’insegnamento Crociano) l’opera è considerata in se stessa, al di fuori del tempo e dello spazio in cui fu concepita e realizzata. Appropriata in questa corrente di pensiero la definizione di G. Barberi-Squarotti per cui: “La lettura della poesia non è mai un atto razionale, ma un incontro quasi mistico col suo ritmo segreto, con la sua vita rarefatta“.
Per Franco Fortini nel parlare comune, ‘poesia’ significa due cose: “Per un verso è un discorso, o ragionamento, o comunicazione, in cui prevalgono elementi di ritmo, cadenze, ripetizioni, immagini che alterano i significati immediati delle parole e che gli conferiscono anche significati interiori”.
Poi c’è un altro significato: quando noi diciamo: ‘questa è poesia’, intendiamo dire qualcosa di elevato e di nobile, di rassicurante o di commovente o di rasserenante, di vivace, pungente, ecc.”
Per Pittau: “…La poesia è la comunicazione interpersonale di messaggi promossa dal poeta e recepita dai fruitori, attuata col linguaggio fonico o verbale e carica di valori estetici; e questi sono valori ritmici e musicali rispetto allo strumento linguistico adoperato, sono valori umani ed esistenziali rispetto al contenuto dei messaggi comunicati.” Ma finora ci siamo occupati solo di critici e filosofi. Ci associamo volentieri al pensiero del poeta Izet Sarajlic:
Perché i critici di poesia non scrivono poesia
giacché sanno tutto della poesia?
Sapessero, forse preferirebbero scrivere poesia che di poesia.
I critici di poesia sono come i vecchi
Anch’essi sanno tutto dell’amore.
Quello che non sanno fare è l’amore.
Da Qualcuno ha suonato – ed. Multimedia (2001)
Alcune definizioni date alla Poesia dagli stessi poeti :
- Lawrence Ferlinghetti tratto da “Cos’è La Poesia – Sfide per giovani poeti”, un’opera che sicuramente ci dà la percezione della natura sfuggente e misteriosa della poesia: “Poesia è lotta continua contro silenzio, esilio e inganno”
- Heinrich von Kleist: Se poetando io potessi penetrare nel mio petto afferrare il mio pensiero e con le mani senz’altre aggiunte allora, per confessare la verità, sarebbe esaudita tutta l’esigenza dell’anima mia.
- Jorge L. Borges:”Un volume di versi non è altro che una successione di esercizi magici.”
- Georges Bataille: “Sulla poesia, io direi adesso che è, credo, il sacrificio in cui le parole son le vittime”
- Eugenio Montale:”La poesia non è fatta per nessuno, non per altri e nemmeno per chi la scrive”
- Alda Merini: “Ho bisogno di poesia questa magia che brucia la pesantezza delle parole che risveglia le emozioni e dà colori nuovi”.
- Franz Kafka : “La poesia è malattia”
- Vladimir Majakovskij: “Cittadino tenete conto delle mie spese di viaggio La poesia Tutta La poesia è un viaggio nell’ignoto“
- Giacomo Leopardi dallo “Zibaldone” : “Una poesia ragionevole è lo stesso che dire una bestia ragionevole “
Certo che potremmo continuare all’infinito senza riuscire ad avere una risposta esauriente alla nostra domanda,
avendo solo delle percezioni,essendo la poesia tutto e il contrario di tutto.
Per cui terminerò il nostro breve e insidioso viaggio associandoci a ai versidi Wislawa Szymborska:
Ad alcuni –
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace –
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia –
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
Come alla salvezza di un corrimano