Prorogata fino a al 5 Gennaio la mostra Anthropocene, di Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier. Lo spazio espositivo è sempre quello del MAST., con un suggestivo percorso di immagini e video (le proiezioni in auditorium del documentario, realtà aumentata, multimedialità al servizio dell’informazione).
Viviamo una nuova epoca nella grande scala dei tempi
Voi tutti pensate di vivere l’epoca geologica denominata Olocene, l’unica, d’altronde, che ha conosciuto la civiltà umana, che lungo tutto questo periodo – diciamo, da 11.700 anni a questa parte – ha avuto il suo sviluppo storico. Il concetto sul quale hanno lavorato i tre artisti (si tratta di nomi della fotografia e della regia) è che questa era geologica sia in qualche modo finita, in quanto l’ “elemento” che in natura ha preso il sopravvento è semplicemente riconducibile all’essere umano.
Di Antropocene si parla già da qualche anno, perlopiù in termini non proprio positivi, facendo coincidere la centralità della attività industriale umana con il deterioramento – per alcuni irreversibile – delle condizioni di vita biologica sulla Terra. La prospettiva insomma non è buona – per usare una parola oramai abusata, siamo già dalle parti di una “distopia” che si sta per materializzare. Se ne è parlato al World Trade Forum, ad esempio dove, di contro, si sono cimentati gli retori della “resilienza”. Un concetto che va analizzato bene. Ciò potrebbe voler dire che l’uomo è chiamato oggi a porre rimedio ai danni determinati dal proprio sviluppo. È questo ancora possibile?
Fondazione MAST., uno sguardo sul futuro
Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, a Bologna. Il frutto di sinergie convergenti su una visione del futuro partendo da una realtà radicata su questo territorio e che a questo territorio sembra in primis rivolgersi. Ma il visitatore, lo straniero, avrà di che cibarsi.
“MAST. è una fondazione no profit nata nel 2013 per promuovere progetti di innovazione sociale e offrire servizi di welfare aziendale che possono assumere connotazioni di complementarietà a disposizione della comunità e del territorio attraverso un processo di osmosi tra l’impresa e la città.”
Una presentazione che parrebbe derivata da olivettiane visioni e in effetti cosa rappresenterà nel reale questa fondazione e questa struttura per il territorio lo vedremo negli anni a venire; anni cruciali, di attese trasformazioni, di sviluppi importanti. In primis proprio per il territorio: la fondazione MAST. – inaugurata nell’ottobre 2013 alla presenza delle massime cariche cittadine e dello Stato – , ha sede in una struttura avveniristica situata tra quartiere Santa Viola e Barca, a Bologna, area di riqualificazione, e che ha ospitato storicamente alcune realtà industriali della città. Una città che in questi anni hanno retto con affanno alla crisi economica, cercando di non esaurire la forza vitale che nel tempo le ha poste a livelli molto alti.
La struttura. “La sede del MAST. è una cittadella”, che nasce sulle polveri di un’area industriale dismessa. Il progetto è del romano Studio Labics, che ha vinto una selezione bandita dalla Presidente della società G.D., Isabella Seràgnoli: lo sviluppo di un progetto che ha conosciuto vari stadi che porterà a un ampliamento delle superfici e quindi delle funzionalità dell’edificio.
La galleria. Spazi diversi, pensati per diverse funzioni. La vita aziendale dà l’impronta, ma anche la riflessione sulla produzione e la promozione delle arti visive. In questa direzione la multimedialità è indubbiamente un valido strumento. Varcato l’ingresso, il visitatore potrà interagire con pannelli e simulare, giocando, la pianificazione di una catena di montaggio o il montaggio dell’ingranaggio di un’automobile F1. È solo un passaggio che potremmo definire didattico poi le aree espositive e il grande auditorium completano l’offerta di contenuti.