Arte, materia e suoni: Corte Vico II San Michele è un’ esperienza di riappropriazione culturale e trasformazione urbana promossa dall’associazione Vesuvio Adventure e curata dall’artista Giovanni Ambrosio ad Ottaviano (Napoli).
La recente manifestazione, nella suggestiva cornice della Corte Vico II San Michele, ha offerto un’esperienza unica e una riflessione sulla nostra relazione con lo spazio urbano e l’ambiente circostante, attarverso un mix eclettico tra installazioni, documento/denuncia e performance che hanno coinvolto il pubblico in un viaggio introspettivo e sensoriale, aprendo nuove prospettive e stimolando la consapevolezza verso tematiche sociali ed ecologiche.
Il Vesuvio è il più grande vulcano attivo dell’Europa continentale, l’unico ad aver eruttato negli ultimi cento anni.
La Zona Rossa segnala la zona di allerta più importante in caso di eruzione. Tradizionalmente l’iconografia vesuviana è dominante nella rappresentazione della città di Napoli, mentre la regione vesuviana rimane in ombra.
La Zona Rossa rivela una delimitazione geografica e politica che funge da struttura per il mio racconto su base documentaria. La dimensione iniziale Ius Soli è una narrazione per immagini di un intero territorio costituto da 25 città che è (potenzialmente) un immenso sito archeologico. (G. Ambrosio)
La manifestazione era composta da due parti principali.
La prima, intitolata “suoli”, è stata curata da Giovanni Ambrosio stesso e ha offerto un’installazione site-specific che ha invitato i visitatori a riflettere sul concetto di appartenenza, esplorando il tema del suolo come metafora della nostra identità e delle nostre radici.
Attraverso materiali grezzi, suoni e registrazioni, l’artista ha creato un laboratorio umano che ha coinvolto attivamente il pubblico nella costruzione di significati e nella reinterpretazione del concetto di spazio
Suoli.
Sui suoli si cammina, nei suoli si scava, ai suoli si appartiene, sui suoli si parla, nei suoli si seppellisce, ai suoli si è estranei, sui suoli attecchisce, nei suoli si nasconde, nei suoli si trova, ai suoli si chiede, sui suoli si ascolta, suoi suoli si legge, nei suoli si registra, sui suoli si costruisce.
Dentro, fuori e in superficie.
Un’installazione come laboratorio di materie, come processo di composizione, come scavo, come collezione di suoni, come principio di misura, come disposizione d’archivio, come tentativo, come raccolta.
Camminano gli stranieri, gli estranei, le radici, i semi, gli scarti, i flussi, le lave, i fanghi, i liquidi, le erbe, le idee, i pensieri.
A chi appartiene?
A chi appartieni?
Come si dice?
Cosa si sente?
Come si rappresenta?
G. Ambrosio
La seconda parte, intitolata Suoni, a cura di Antonio Marano, ha esplorato la relazione tra suono, ambiente e tecnologia.
Attraverso la sperimentazione musicale e l’utilizzo di suoni registrati dai suoli stessi, la performance ha offerto un’esperienza acustica coinvolgente, svelando legami nascosti tra mondi diversi e mettendo in evidenza la connessione tra l’uomo e la natura.
Suoni
Suoli, suoni. Materia visibile e invisibile. De-costruzione della musica. Tras-formazione della materia. Non c’è né armonia né disarmonia. Tutto si mischia.
…
La sonificazione di dati come metodo di indagine. L’ecologia acustica. Il suolo connette mondi che non sanno parlarsi. Legami invisibili.
Il suono aiuterà.
Antonio Marano
La Corte Vico II San Michele, un luogo abbandonato e decadente, è diventato lo scenario ideale per questa manifestazione, trasformandosi in uno spazio di riappropriazione culturale della cultura del territorio, della terra, e di riflessione critica.
Gli spazi abbandonati oscillano nella loro valenza tra etica, memento mori della fragilità e trascendenza degli esseri umani e delle loro opere, ed estetica del brutto, del decadente che si fa veicolo di valori di unicità, realismo e autenticità.
Particolarmente affascinante e ricca di suggestioni l’installazione site specific presentata all’interno di un piccolo orto giardino sopraelevato a terrazza.
Il fulcro dell’opera è il terreno, il suolo ancora una volta, che assume la forma del documento di denuncia, un testo in cui i punti e le virgole, i nomi e i verbi sono rappresentati da diversi reperti raccolti dai ragazzi di Vesuvio Adventure direttamente dal terreno del Vesuvio stesso.
Tra le testimonianze visive, troviamo fotografie che ritraggono sia vivi che morti, insieme a scarti urbani e oggetti casalinghi come un monitor e uno scaldabagno, oggetti che ci parlano della contaminazione del suolo e della dimensione insostenibile dell’esistenza umana.
L’orto giardino sopraelevato a terrazza diventa quindi un microcosmo che rappresenta le conseguenze delle nostre azioni sulla natura. L’installazione offre uno sguardo profondo e provocatorio sulla realtà del suolo vesuviano e sulla crisi ambientale che lo affligge.
Attraverso la scelta accurata dei reperti e delle immagini, l’artista Giovanni Ambrosio invita gli spettatori a confrontarsi con la propria responsabilità verso l’ambiente e a considerare le conseguenze delle azioni umane sulla
L’intera manifestazione, grazie alla sua capacità di suscitare emozioni complesse e profonde e stimolare la riflessione, si configura come un importante strumento, un dispositivo di cambiamento, in grado di sensibilizzare il pubblico sulle problematiche legate al degrado del suolo e all’urgente necessità di adottare comportamenti più sostenibili.
Risiedere, incontrarsi, dialogare, camminare. Elaborare. Formarsi, formare, dare forma. Raccogliere, restituire. La cartografia della Zona Rossa è uno spazio di elaborazione, di compresenza, di esposizione reciproca, di confronto con un orizzonte di domande. Giovanni Ambrosio
La manifestazione ha inoltre offerto al pubblico una serie di eventi collaterali, come talk e laboratori, che hanno approfondito le tematiche affrontate durante l’evento principale.
I partecipanti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con esperti del settore e di approfondire la relazione tra ambiente, legalità e arte.