Quando l’arte incontra la burocrazia italiana: una storia all’italiana che rasenta il surreale
Cosa è successo?
Nel cuore della pittoresca Castel di Tusa, si nascondeva un’oasi artistica, l’hotel-museo Atelier sul Mare, un luogo che ha rappresentato per oltre trent’anni un incrocio tra l’arte contemporanea e l’ospitalità, unico nel suo genere.
Uso il passato perché l’intero progetto è stato messo in soffitta assieme alla struttura.
Quando è successo?
Nelle scorse settimane, un colpo di scena degno di un dramma shakespeariano ha sconvolto la scena artistica. L’atelier sul Mare, dopo ben quarant’anni di intuizione, passione e dedizione, ha chiuso le sue porte per volontà del suo stesso fondatore dopo essere stato multato. Il perché? “Preoccupazioni” sulla sicurezza e costi esorbitanti.
Queste le motivazioni addotte dai Nas e dalla sanità di Catania che hanno deliberato di multare la struttura dopo aver effettuato dei controlli.
Sebbene Antonio Presti, fondatore della struttura, non abbia contestato la decisione presa, la vicenda non cessa di suscitare perplessità, soprattutto per quanto riguarda la totale indifferenza da parte dell’amministrazione pubblica a fronte della chiusura della struttura dopo quasi 40 anni di attività. Questo triste epilogo sembra essere l’ultimo capitolo della saga italiana ancora una volta incapace di capitalizzare sul proprio patrimonio culturale.
L’Italia, terra di Michelangelo, Leonardo e Botticelli, sembra riuscire nell’impresa impossibile di soffocare la creatività sotto pile di pratiche burocratiche.
Intervistato da Artribune il mecenate Antonio Presti ha dichiarato “Dopo quarant’anni, sentire ancora la parola ‘abuso’ per un mio progetto culturale che (come sempre) unisce etica ed estetica è stato un duro colpo. Io non discuto sulle norme, assolutamente, infatti ho subito cercato di porre rimedio. Ma ciò che mi ferisce è la solitudine da parte delle istituzioni, dopo una vita spesa per la cultura, per l’arte e per la Sicilia. Ad oggi, non mi sento di espormi rispetto le sorti di Atelier sul Mare, non sono ancora certo se continuerò l’attività o se chiuderò”.
Un limbo nel quale aleggia anche il nuovo progetto di Presti, che aveva come sede proprio l’albergo – museo. L’istituzione della Triennale faceva parte di un progetto abbastanza complesso e ambizioso di Antonio Presti che prevedeva la creazione di un museo dinamico in cui ad una collezione permanente, 20 stanze da artista che sono state affidate a una scuola di restauro, si sarebbero affiancate nuove opere selezionate ogni tre anni da una commissione. L’intera struttura sarebbe stata inoltre donata al comune di Tusa.
“La Triennale Della Contemporaneità è il futuro” rassicura il mecenate, “se la sede non dovesse più essere l’Atelier sul Mare, il progetto si potrà spostare a Librino, nell’ambito di ‘Opera Librino’, oppure al Parco delle sculture di Fiumara d’Arte, ma sicuramente non verrà abbandonato”.
Per il momento Antonio Presti non ha rilasciato nuove dichiarazioni in merito alle sorti dell’atelier e la sua chiusura è stata accompagnata dallo smantellamento di una delle ultime opere che erano state installate, il Cavallo Eretico di Bonanno Conti.
Al fondo alla piramide. L’Arte e la Cultura
Mentre il mondo si affascina per la ricchezza artistica e culturale italiana, il paese sembra essere intento a fare un’arte sua: quella di affossare le proprie iniziative. L’Atelier sul Mare, con le sue camere d’arte e la sua aura di bellezza, è solo l’ultimo trofeo conquistato dalla piramide rovesciata dell’inefficienza amministrativa.
La vicenda è stata seguita e ha suscitato una serie di iniziative volte a sostenere Antonio Presti e a dimostrargli vicinanza e stima, iniziative prese da parte di artisti, amici, giornali e ordini di professionisti. Questo articolo si inserisce proprio nell’ambito di questa serie di iniziative con la speranza che la chiusura dell’atelier d’arte creato da Antonio Presti sia solo temporanea e possa riprendere le sue attività di promozione e diffusione d’arte e bellezza.
L’arte è un riflesso dell’anima di una nazione, ma l’Italia continua a dimostrare di avere un’anima contraddittoria. Da un lato l’Italia è sede e patria di numerosi artisti che continuano con la loro attività a arricchire il patrimonio artistico e culturale del paese, con le loro opere e la loro attività di ricerca artistica e dall’altro lato l’Italia è anche un paese in cui è assente una vera politica culturale.
La totale assenza delle istituzioni e la presenza di una burocrazia che sembra fungere solo da Rullo compressore non lasciano auspicare niente di buono per l’arte e la cultura. Non importa se stiamo parlando di opere d’arte in un albergo-museo o di un incredibile parco di sculture all’aperto. In un mondo dove l’arte e la cultura, i luoghi in cui “alberga l’utopia”, possono arricchire e ispirare, l’Italia resta salda nella sua tradizione di stordire con l’assurdità e l’incredulità.
È come un dipinto di Dalí: straordinariamente bizzarro e difficile da comprendere.
Conclusioni
Mentre l’Atelier sul Mare chiude le sue porte, l’Italia chiude un altro capitolo nella sua storia di contraddizioni. Un paese che potrebbe essere un faro di creatività e ispirazione continua a dimostrarsi un labirinto di ostacoli burocratici. Un’arte in sé, ma una che non fa certo onore al magnifico panorama artistico e culturale che potrebbe essere. E così, l’Atelier sul Mare diventa solo un ennesimo esempio del paradosso all’italiana, un tragico simbolo di come una nazione ricca di bellezza possa spesso soffocare il proprio potenziale con una burocrazia ingombrante.
Un «Monumento per un poeta morto», come titola l’opera di Tano Festa presente all’interno dell’atelier.
Foto nell’articolo © Cortesia Achivio Fotografico Antonio Presti