Ceci n’est pas un blasphème è il Festival delle arti per la libertà d’espressione contro la censura religiosa diretto da Emanuela Marmo ed organizzato in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione, alla Cultura e al Turismo di Napoli dal 17 al 30 settembre in varie sedi della città. Nel programma della kermesse figura l’omonima mostra d’arte allestita presso il Palazzo delle Arti Napoli in via dei Mille, che vede il patrocinio del Comune di Napoli.
L’ha visitata per noi l’artista Antonio Conte. Ecco la sua recensione.
Anno del Signore 2021 e io devo ritrovarmi a fare il sangue amaro sui social perché un amico è convinto che la mostra Ceci n’est pas un blaspheme sia un immondo attacco al soprannatutrale, per perpetuare l’eterna lotta a Dio da parte di forze demoniache sfruttando l’ignoranza delle persone. Quando gli ho detto che lo avrei accompagnato alla mostra, che potevamo discuterne insieme, davanti alle opere cercando di capire, comprendere, andare oltre, ovviamente mi ha riposto di no, che non potevo capire. Gli ho chiesto di spiegarmelo come se fossi un bambino di tre anni, come se fossi uno dei 242 casi di pedofilia, resi noti nel nord della Spagna nell’arco di un solo anno, di cui sono stati accusati membri del clero o devoti parrocchiani. Non mi ha risposto più, almeno per adesso. Chiudiamo gli occhi amico mio, non guardiamo il problema, concentriamoci sul dito senza guardare la luna. Prendiamo un bel respiro, contiamo fino a dieci e parliamo finalmente di Ceci n’est pas un blaspheme, un nome un programma, una mostra che ha inaugurato al Pan di Napoli e che fa parte di un progetto più grande, il Festival delle Arti per la libertà d’espressione, con eventi live all’ Asilo Filangieri e al Lanificio 25. Ho avuto la fortuna di essere presente alla presentazione ufficiale della mostra per gli addetti alla stampa. Emanuela Marmo, direttrice artistica e vero carrarmato nella comunicazione ci ha guidato per la sale del Pan illustrandoci il festival, raccontando degli artisti e delle loro opere.
Ceci n’est pas un blaspheme – Il festival e la bestemmia
Il festival gira intorno al concetto di blasfemia e bestemmia. Non sapevo che bestemmiare fosse un reato, non ho mai mostrato particolare interesse nell’ingiuriare Dio, la Madonna e tutti i santi, non sono mai stato un grande fan del fantasy. Invece tutto parte da qui. In Italia, bestemmiare Dio è un reato. Posso prendere una multa, per fortuna solo quella, ma solo da vent’anni perché prima era un reato penale come ci racconta benissimo Pierz con il fumetto Un porco in pretura.
E allora forse dobbiamo concentrarci sulla mano, sul dito che punta, più che sulla Luna, per cercare di capire, e scardinare convinzioni e credenze varie. Non credo sia messo in discussione il sentimento religioso al Pan, piuttosto la continua intromissione della chiesa cattolica, nello specifico, nella vita di tutti i giorni in un paese come il nostro che si professa sulla carta laico.
Questa mostra è stata questo per me, una continua scoperta. Non sapevo del reato di bestemmia per esempio, è un’illuminazione. Dio benedica questo festival e i suoi organizzatori. Non sapevo del numero spropositato di abusi minorili che ci fossero in Spagna, non pensavo che sempre nel 2021 ci fossero artisti perseguitati per le proprie opere, opere di denuncia, giuste e obbligatorie. Abel Azcona è un artista spagnolo che con il proprio lavoro mette in risalto atti di violenza subiti dai minori ad opera di uomini religiosi. E per questo è stato e lo è tuttora perseguitato dall’associazione degli avvocati cattolici. A Napoli diremmo A carne ‘a sotto e ‘e maccarune ‘a coppa (la carne è finita sotto ai maccheroni, un modo per indicare che i valori o i ruoli tradizionalmente riconosciuti come giusti vengono impropriamente ribaltati). Perché un cattolico si dovrebbe indignare per un’opera che usa le ostie consacrate, come nel caso di Abel, e non per i bambini violentati? Mistero della fede.
Abel durante la conferenza stampa era in collegamento virtuale ma sarà presente con una sua perfomarce il 30 settembre, giornata di chiusura dell’esposizione. Una mostra anticlericale che inaugura il giorno di San Gennaro e chiude nella giornata internazionale della blasfemia, chapeau.
É importante che tutti possano visitare questa mostra, le opere esposte sono potenti, forti, pregne di significato e con una gran voglia di colpire diritto a cuore del problema. Dio non è messo in discussione, è la liberta di espressione che viene costantemente minata. La libertà degli altri, ovviamente, di chi ha il coraggio di denunciare le ingiustizie compiute in nome di qualche divinità.
La libertà di parola, si può morire per le proprio idee in quanto eretico e dissidente. Si continua a morire in nome di Dio in fondo, solo che muore chi sta dall’altra parte della barricata, come si vede nel bellissimo progetto fotografico di Antonio Mocciola e Carlo Porrini, dove hanno immortalato in quaranta scatti le Vittime di Dio , eretici uccisi dal 1088 fino ai giorni nostri. I modelli nudi, come fiori strappati portano il nome e il cognome della vittima scritta sul proprio corpo. Il Medioevo non è poi così lontano e forse ha ragione questo amico mio, è una continua guerra tra il bene e il male, bisogna solo capire quali sono veramente le parti in gioco.
Ceffon Ceffon Hogre Double Why
E sopratutto quanto costa stare da una parte e dell’altra perché quando si parla di chiesa c’è sempre il vile denaro di mezzo come ci ricorda ALT con la sua opera Madonna con Bottino, lavoro ovviamente ritenuto blasfemo tanto da essere rimosso nel 2018 al festival AR(t )cevia.
Non solo opere d’arte e installazioni però. La blasfemia colpisce il modo trasversale tutta l’arte e così troviamo delle tavole inedite del fumetto Don Zauker di Daniele Caluri e Emiliano Pagani. Le avventure di un esorcista violento, sboccato e sessista. Una brutta persona davvero, ma mai brutta come le persone che incontra sul suo cammino. Un fumetto satirico e grottesco che racconta di quanto possiamo essere cinici, falsi e senza nessun giudizio di fronte alla religione.
Sempre con vescovi, cardinali ci sono anche la tavole di Giorgio Franzoli che si prende gioco del ruolo e dalla professione del clero in maniera grottesca e cinica, a tratti disturbante.
La mostra continua dentro e fuori dalle sale del Pan con le opere degli street artists che hanno invaso la città , opere dal tono provocatorio come il lavoro di Illustre Feccia, di Ceffon e Hogre. Per la mostra hanno trattato la religione come un qualsiasi altro bene di consumo da vendere e pubblicizzare. Malt ha messo su la campagna Dioscotto, diventata l’immagine ufficiale del festival. Ovviamente i loro volti nessuno li conosce, quindi state attenti che potreste trovarli in questi giorni accanto a voi alla fermata del bus, mentre giocate con il rosario che avete tra le mani.
Prima di lasciare il Pan e tornare alla vita di sempre, con il fiato sul collo della chiesa cattolica, pensate solo ai battesimi fatti per evitare problemi ai bimbi, le prime comunioni e i matrimoni il quindici di agosto tornate indietro alla prima sala. Al centro della stanza c’è un’opera di design da installare nei luoghi pubblici. Entrateci e tirate un un bestemmione potente verso Prodogioso Spaghetto Volante, l’unico dio che non si offende. È stata progettata proprio per questo: è una Blasphemy Box per tutti i poveri bestemmiatori indifesi.
Buona bestemmia a tutti.
L’opera in copertina è di Illustre Feccia
Ceci n’est pas un blaspheme
PAN Palazzo delle Arti Napoli
Via Dei Mille 60
Napoli
da lunedì a domenica e festivi 09:30-19:30
tel +390817958603
Informazioni: https://articensurate.it/ e https://m.facebook.com/articensurate/