Con un effetto che richiama alla mente un luogo imprecisato tra Duchamp e L’inno del corpo sciolto di Benigni, Ma Rea torna a Napoli con Te lo dò io il Narcisismo, questa sera alle 18.30 alla Piccola Galleria Resistente (PGR) di Antonio Conte.
Avete letto bene: c’è l’accento sulla o di do, perché – come in molta della poetica di questo artista – la provocazione è sempre in agguato. Il riferimento è chiaramente alle trasmissioni condotte da Beppe Grillo negli anni Ottanta (Te la do io l’America e Te lo do io il Brasile) e il Narcisismo è legato all’immagine dello…scopino. Proprio lo strumento che serve per pulire il WC, che si trova praticamente in qualunque bagno e che è tutto tranne che un oggetto degno di attenzione.
Quelle stesse attenzioni, quel desiderio di stare sotto ai riflettori che accompagna le persone molto piene di sé, innamorate della propria immagine e della propria persona, i Narcisi, insomma.
Lo scopino è un simbolo e un’arma per “scrostare gli aspetti più retrivi, più duri, più sporchi della narcisismo esattamente come si fa con il WC per cui si scrostano le parti più scomode più brutte mentre quelli invisibili restano” ed un invito all’igiene del proprio ego, per non lasciare che prenda il sopravvento.Ma il Narciso è anche un fiore e quindi per l’occasione la PGR si trasforma per l’occasione in una foresta di scopini, ospita uno stagno (lo stesso in cui il Narciso mitologico annegò) e una sala lettura molto particolare, con servizi igienici e carta igienica con le poesie da strappare.
Ma Rea definisce Te lo dò io il Narcisismo come una mostra immersiva, ma non nel senso che questa parola ha normalmente: calando dall’alto, la foresta di scopini sospesi, in cui gli spettatori si aggireranno, trasformerà infatti la sala in una vasca di immersione. Il pubblico è chiamato ad interagire con l’artista, con la sala di lettura, persino con lo stagno, in cui si potrà specchiare a patto di condividere con gli altri, attraverso carta e penna, la propria vanità riflessa.
MA Rea, al secolo Andrea Masiero, originario del basso padovano, è stato a lungo a Ferrara e si è quindi spostato a Bologna, dove vive attualmente. Errante come la poesia che ha inventato nel 2014 e che rappresenta un’evoluzione della Poesia di strada, una corrente artistico-letteraria ed un movimento poco conosciuto, che è stata argomento della sua tesi di laurea. È anche autore del progetto progetto fotografico Chirurgia visiva e periodicamente invade con entrambe le azioni artistiche – poesia errante e chirurgia visiva – altre città. Il simbolo della poesia errante è SV, che sta per Stendiversomio (una fusione tra stendibiancheria e “versuro”, aratro in dialetto veneto): il versuro attiva il processo creativo sollevando le zolle dell’inconscio del poeta e ciò che ne emerge viene “steso ad asciugare” nell’attesa di trovare posto in uno spazio cittadino.
L’aspetto semantico nella poetica di Ma Rea è evidentemente fondamentale: nulla è come sembra e le parole diventano ingannevoli e provocatorie, ma mai malevole. Gli scopini, arma e simbolo, fioriscono e protestano, la sala di lettura richiama il luogo privato per eccellenza, ma è ovviamente uno spazio condiviso, la performance comincia all’apertura di un sipario virtuale.
Insomma: il Poeta Errante conferma la natura provocatoria, ironica e auto-ironica della propria arte e invita tutti a non prendersi troppo sul serio.
Te lo dò io il Narcisismo
personale di Ma Rea
PGR | Piccola Galleria Resistente
Via S. Maria a Lanzati 23, Napoli
9 dicembre 2023 – 7 gennaio 2024
tutti i giorni su appuntamento
Info: 3490550376 – Facebook