Profughi. Con Tadini e gli altri

Dal 27 febbraio al 20 aprile 2019 la Casa Museo Spazio Tadini ospita la mostra Profughi, in cui le opere di Emilio Tadini dialogano con quelle di altri 69 artisti e con il reportage fotografico Al Mafraq Close to home realizzato a quattro mani da Simone Margelli ed Enrico Nardi, giornalista.

Ana Mireles, Andrea Brera, Andrea Marchegiani, Anna Roberto, Bruno Baldari, Laura Caligiuri, Cesare Augello, Chiara Pellegrini, Daniela Carcano, Daniela Loconte, Jonathan Brioschi, Daniele Lentini, Diego Ariel Ayala, Diego Bardone, Elena Galimberti, Eleonora Prado, Elisabetta Gatti Biggi, Emanuele Cortellezzi, Ernesto Terlizzi, Fabiana Baccinello, Federico Ferrari, Federico Marcoaldi, Fiorella Cicardi, Francesco Falciola, Fulvio Tornese, Gianfranco Bellini, Gianni Pezzotta, Giovanna Paolillo, Giovanni Paolini, Isa Locatelli, Isabella Rigamonti, Lino Giussani, Lorena Tortora, Luca Barovier, Lucio Perna, Luigi Lusenti, Maria Grazia Scarpetta, Maria Luisa Paolillo, Maria Piera Branca, Marina Carboni, Marina Labagnara, Mario De Leo, Marisa di Brindisi, Massimo Ronchi, Mera, Mimma Livini, Mirco Lamonaca, Mirko Torresani, Mohamed Karimi, Monica Sori, Nuccio Zicari, Pamela Napolitano, Paolo Robaudi, Silvana Pincolini, Roberta Ferrari, Roberto Ferrigno, Roberto Manfredi, Romano Campalani, Romina Pilotti, Alberto Scibona, Silvia Questore, Silvia Senna, Gianfranco Testagrossa, Tobia Ravà e Abdallah Khaled, Lucio Tosi, Veronique Pozzi, Walter Ciceri sono i 69 artisti chiamati ad esporre dipinti, sculture, fotografie e video inediti incentrati su cosa significa essere profughi oggi.

La mostra, a cura di Melina Scalise e Francesco Tadini, in collaborazione con Fondazione Maarconi, prende spunto dall’omonimo ciclo di opere realizzate da Emilio Tadini tra gli anni Ottanta e Novanta, in cui raccontava l’Uomo e quanto l’essere profugo sia insito nella condizione dell’Uomo. Per Tadini la gestione del cambiamento e della perdita è un processo che tutti nella vita devono elaborare a cominciare dalla nascita con il distacco dal corpo materno, con l’esperienza della Distanza.

Tadini Profughi

L’esperienza dell’Uomo è quindi senza tempo e senza patria, un’eterna ricerca della condizione migliore.

Nel periodo in cui ha realizzato il ciclo Profughi, Emilio Tadini era stato molto colpito dai grandi cambiamenti politici e sociali. Nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino, realizzò un ciclo di trittici ispirati al pittore espressionista Max Beckmann: per Tadini la storia si ripeteva.

Nella serie Profughi, i personaggi si muovono in spazi privi di gravità con dei cartellini attaccati addosso, come pacchi . Uomini ed oggetti, insieme, sono in uno spazio aereo, non c’è territorio di appartenenza c’è solo il viaggio. Un percorso da fare insieme alle cose, che parlano di chi è passato e raccontano storie di vita terrena. A volte sono fardelli, altre, come nel caso dei pesci sugli alberi, sfruttano l’assurdo per ricordare lo stravolgimento dei luoghi e l’atto estremo di sopravvivenza.

Tadini Profughi

Oggi quella Milano e quell’Italia post bellica in cui Tadini ha maturato la sua riflessione sul tema, è tra le Nazioni del mondo meta di popoli che fuggono da altre nazioni in cui regna la guerra, l’orrore, la fame.

Proporre oggi una mostra sul tema Profughi, partendo dagli stimoli e dalle riflessioni di Tadini e del suo Novecento, sembra più che mai attuale.

In questo Duemila chi sono i profughi? Quali sono i cambiamenti, le perdite, i rischi di questa umanità che corre, che si ammassa nelle metropoli, orfana di ideali ed utopie, che cerca nuove forme di sostentamento e teme per il futuro di tutta la Terra? Agli artisti selezionati l’arduo compito di raccontare, rappresentare, aiutarci a vedere nel suo complesso questa umanità in viaggio.D

Al Mafraq Close to home è un progetto che accompagna la mostra profughi. Si tratta di un reportage realizzato a quattro mani da Simone Margelli, fotoreporter insieme ad Enrico Nardi, giornalista a cura di a cura di Federicapaola Capecchi. Racconta storie di fuga e di accoglienza di alcune famiglie siriane. Yahia, Fatima, Ahmed, Ibrahim, Sali e Hassna hanno aperto le loro abitazioni per condividere l’esperienza dell’esilio e delle nuove vite che si sono dovuti costruire.

Testimonianze che regalano un punto di vista reale di cosa sia stata la Primavera Araba, la guerra, le contraddizioni di un conflitto di tali dimensioni. E di cosa sia l’accoglienza in un paese, la Giordania, che ha visto arrivare dal 2011 670 mila emigrati siriani; un paese dove, però, la lingua, la cultura e la religione sono patrimoni comuni a entrambe le popolazioni. Al Mafraq Close to home è inserita nel Festival Fotografico Europeo 2019.

PROFUGHI
Spazio Tadini Casa Museo
27 febbraio – 20 aprile 2019
Via Niccolò Jommelli 24, 20131, Milano – MM1 Loreto, MM2 Piola – Bus 62,81

http://www.spaziotadini.com

Orari apertura Casa Museo: dal mercoledì a domenica 15:30/19:30 lunedì e martedì: chiuso
Per visite guidate per scuole prenotarsi a museospaziotadini@gmail.com
La mostra si avvale del supporto di PHOTOMILANO Agenzia – Comunicazione, Fotografia, Arte e Cultura che si occupa della comunicazione e ufficio stampa dell’evento nonché della diffusione della mostra presso altre sedi.