Far East Film Festival – nel segno di Zhang Yimou

Sala e schermo del Teatro Nuovo pronti ad accogliere gli occhi di 1200 fareaster a ogni proiezione

Udine, Teatro Nuovo – … e dopo decine di film, incontri, emozioni, musiche e cosplayer, venne il tempo dei saluti al Far East Film Festival e ai suoi fareaster… al ritmo dei tamburi e delle percussioni, che hanno fatto palpitare il foyer del Teatro.

Cerimonia delle percussioni nel foyer del Teatro

Come ha postato Gianmatteo Pellizzari, alias overground, maestro di scrittura critica intinta nel sarcasmo e tra gli organizzatori del FEFF, si cerca “[…] di addomesticare due stati d’animo abbastanza violenti: da un lato la malinconia, che poi diventerà nostalgia, dall’altro la consapevolezza di dover tornare prestissimo là fuori”.
Eh sì, anche quest’anno, come ogni anno, alla fine ha fatto capolino una punta d’amarezza, ma squarciato da un sentore di gioia per l’annuncio della prossima edizione che si terrà da 24 aprile al 2 maggio 2025.


L’ultima giornata di Festival: che giornata! L’apertura attribuita al restauro del meraviglioso dramma intimo “Lanterne Rosse” e la masterclass del mitico Zhang Yimou a cui, in serata, è stato consegnato il Gelso d’Oro alla carriera. Ringraziando il pubblico italiano, ha dichiarato che lo sente da sempre molto vicino e che i premi alla carriera si ricevono “di solito alla fine, ma io voglio pensare che questo sia un inizio”.Zhang Yimou riceve dal produttore Chiu Fu-sheng il Gelso d’Oro alla carriera. Sul palco anche i direttori del FEFF, Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche.

Nota a margine: il grande regista allo spegnersi dei riflettori sulla premiazione è tornato in sala e, per lunga parte in piedi, ha assistito alla proiezione del suo vecchio “To live” per assaggiare emozioni e pulsazioni del pubblico udinese e riabbracciare, sul grandissimo schermo del Teatro, un suo caro figlio.
Dopo tutte queste emozioni e queste straordinarie ospitate, nelle prossime edizioni non sarebbe strano incontrare Ken Watanabe che passeggia amabilmente sorseggiando un caffè, oppure Wong Kar-wai mentre si gusta uno dei gelati più buoni d’Italia o, ancora, Zhang Ziyi che si riversa nello shopping nell’elegante cuore cittadino. Ormai dal FEFF, e dalle menti di quei folli sognatori visionari di Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, ci aspettiamo veramente ogni sorta di magia. E, anno dopo anno, sogniamo con loro – grazie a loro! – da 26 anni (che per me sono 20! nda).
La serata finale si è conclusa a tarda notte con la premiazione che ha decretato il successo del bel giapponese “Takano Tofu” (Gelso d’oro); ai sud coreani “Mimang” il premio opera prima, mentre a “Citizen of a kind” quello per la miglior sceneggiatura.

E ora ecco le ultime visiOmar, pillole di visione dal centro del FEFF:

The Ying Yang Master 0, SATO Shimako, Giappone, 2024: magia, mistero, amore in una kolossal pseudo-storico e molto fantasy, che nella seconda parte fa largo uso di effetti speciali. A sorpresa lo fa veramente molto bene evitando la facile baracconata; anzi, grazie a una maturità visiva assolutamente pregevole, sa ricavare alcune scene liriche e bellissime. 7/8

The Ying e Yang Master 0

(Ab)Normal desire, KISHI Yoshiyuki, Giappone, 2023: un film lungo, sfibrato e sfibrante che, seppur partendo da una sostanza nobile, la diluisce in mille, inutili, rivoli. 5

(Ab)Normal desire

The Guest, YEON Je-gwang, Corea del Sud, 2023: presentato come uno slasher movie in modalità “incubo on”, risulta un prodotto confezionato con onestà e godibile seppure ben poco originale e ben poco pauroso (ancora meno disturbante!). 5

The Guest

Gold boy, KANEKO Shusuke, Giappone, 2023: una vera e propria sorpresa. Nei primi istanti ha l’atmosfera da film leggero, ma si trasforma prima in un teenager movie giallo e poi diventa dramma della morale e horror dell’anima. Solido, scorrevole, molto interessante nei risvolti e nel tratteggio dei personaggi. Bello, affascinante, gustoso, per nulla banale. 8

Gold Boy

Raise the Red Lantern, ZHANG Yimou, Cina, 1991: non ci sono tante parole, basterebbe, la cara, vecchia dicitura: “capolavoro”. La purezza e l’intensità dei sentimenti espresse con lo sguardo da Gong Li, e catturate in tutta la loro muta potenza da Zhang Yimou, rappresentano uno degli inizi più folgoranti mai visti al cinema per forza e bellezza. E poi c’è tutto il resto: succede poco, ma, nei dettagli, succede tutto. Meraviglia ed eleganza all’ennesima potenza. 9

Ichiko, TODA Akihiro, Giappone, 2023: un altro incipit bellissimo (come in tanti film quest’anno) ci porta in un viaggio misterioso e drammatico. Bello, realizzato con estrema cura e attenzione formale, ma forse un po’ farraginoso. Il classico film da rivedere. 7 (?)

Ichiko

To live, ZHANG Yimou, Cina, 1994: pellicola probabilmente minore nella filmografia del gigante cinese; la cavalcata in almeno trent’anni della vita cinese (dai primi anni ’40 fino a Mao dei ’70) risulta un po’ altalenante nei toni e sbrigativa nei riassunti e nelle svolte.

Il podio, secondo me (che bello il cinema di Taiwan!):

1) 18×2 Beyond Youthful Days, FUJII Michihito, Taiwan, 2024

2) Gold boy, KANEKO Shusuke, Giappone, 2023

3) Old fox, HSIAO Ya-chuan, Taiwan, 2023

3) A Normal family, HUR Jin-ho, Corea del Sud, 2023

3) The Ying Yang Master 0, SATO Shimako, Giappone, 2024

Alcuni momenti della serata (Sabrina Baracetti introduce il Gelso d’Oro alla Carriera per Zhang Yimou; il discorso di ringraziamento di Zhang Yimou; filmato introduttivo a Zhang Yimou; il maestro sale sul palco per ritirare il Premio):