How the West Was Won and Where It Got Us: il titolo della celebre canzone dei REM si fa incarnazione nella mostra fotografica di Francesco Jodice, WEST in esposizione al MANN di Napoli fino all’ 8 gennaio 2024.
La mostra ha aperto il giorno 8 novembre e l’inaugurazione è stata preceduta da una conferenza stampa in cui l’autore stesso ha spiegato i temi fondamentali alla base dell’esposizione e come sono stati sviluppati.
Il progetto si è sviluppato attraverso tre lunghi viaggi nel 2014, 2017 e 2022, nel West degli Stati Uniti, viaggi in cui Francesco ha raccolto immagini dell’ascesa e del crollo del sogno americano. Dalla corsa all’oro fino al crollo di Lehman Brothers, in una narrazione divisa in cinque nuclei tematici (Il potere dell’atomo; Geologie; Dalla Gold Rush alla Lehman Brothers; So fake so real; Far West), come dice Jodice, “WEST è il racconto di una vasta opera di colonizzazione avvenuta non solo attraverso l’uso della forza bruta ma anche sfruttando il potere delle immagini”.
Tutte le fotografie di Francesco Jodice sono immagini di altre immagini, quelle prodotte dallo storytelling statunitense. Anziché puntare sull’invenzione, l’autore ha concentrato il suo sguardo “su tutto ciò che è stato già visto, sedimentato, metabolizzato e trasformato in particelle di memoria, prima individuale e poi collettiva“.
Il progetto consolida l’impegno di Francesco Jodice nell’indagare attraverso la fotografia i mutamenti del paesaggio socio-culturale contemporaneo, con particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione e significazione. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitica, proponendo la pratica artistica come poetica civile.
La mostra curata da Matteo Balduzzi è stata organizzata dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dal Mufoco Museo di Fotografia Contemporanea, in collaborazione con Electa.
Questa esposizione offre uno sguardo profondo non tanto “sulla storia americana, ma sullo sterminato immaginario che questa ha generato e diffuso in tutto il mondo. Un modo per leggere la nostra storia, la storia dell’Occidente come modello culturale e politico“.
Come nasce la fascinazione per il West americano? “Credo che Gli Stati Uniti rappresentino l’ultimo grande impero occidentale ed il primo impero “deterritorializzato”, cioè un impero in grado di occupare la scena politica planetaria non grazie ad una invasione di truppe ma ad una invasione culturale. Siamo tutti figli della “visual culture” americana.
I Western di John Ford, il moonwalk di Michael Jackson, il mito di James Dean e la musica di Beyoncé, le sit-com in stile Friends o i fumetti della Marvel Comics sono parte di un lessico visivo e culturale globale, una koinè comune dalla penisola dello Yucatan fino ai monasteri tibetani. La Pop Culture è stata la grande arma di distrazione di massa di questo impero favoloso e struggente. Il West, luogo mitico ancor prima che geografico, è uno dei propulsori di questo immaginario pervasivo e seducente, parafrasando Wallace Stegner “The West is like the rest of America, only more so!”.
Questo viaggio nel West ci offre una riflessione sul disgregamento del modello occidentale statunitense e al tempo cerca di rintracciare un’ ancora di salvezza per l’uomo occidentale
L’ impero statunitense, con il suo modello che tutto erode, sembra continuare a esistere solo nel suo storytelling, nelle sue immagini e nel suo immaginario che si riflette nelle fotografie di Jodice, immagini quasi nichiliste in cui il vuoto è elemento dominante. Codice ci conduce attraverso i nuovi e i vecchi deserti degli Stati Uniti. Il deserto statunitense che è non solo spazio fisico, ma concetto simbolico.

“la Death Valley o l’Antelope Canyon, gli homeless di Venice Beach ultimi sopravvissuti della counter-culture californiana, le centinaia di crateri scavati nel Nevada test site dai testi atomici degli anni Cinquanta e Sessanta e tutti i relitti e le reliquie delle utopie sognate e fallite nella notte del grande sogno americano come la città ideale di Arcosanti in Arizona”.
– Il deserto rappresenta la sterilità, la desolazione e la mancanza di vita. Eppure, nelle culture native, il deserto è anche uno spazio asettico, privo di connotazioni negative, un luogo di guarigione e meditazione. Nelle fotografie di Jodice il deserto incarna al tempo il simbolo della cultura autodistruttiva statunitense e l’idea di un’opportunità per l’essere umano di confrontarsi con se stesso e con la sua storia per potersi rigenerare
Il progetto “WEST” è molto più di una semplice esposizione fotografica; è un’archeologia visiva del nostro presente.
Come afferma Jodice, “WEST è un progetto sulla nascita e la caduta dell’Impero americano, due momenti separati da un arco di tempo che dura esattamente 160 anni. È il lungo secolo americano, un’epoca che ha visto l’Occidente emergere, prosperare e alla fine declinare. Quando hai mangiato tutto, non ti resta che mangiare te stesso“.
Nel cortocircuito tra passato e presente, il video iniziale con Atlante riconnette i visitatori con la storia, mostrando quanto sia fondamentale comprendere il nostro passato per navigare nel presente.
Il deserto, l’Occidente, l’Oriente, il tempo e il nostro rapporto con essi diventano i protagonisti di “WEST”, una mostra che sfida il visitatore a riflettere sul nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.
“Siamo nel mezzo del deserto e l’America è il miraggio più eccitante che si sia mai potuto osservare.”