Giovedì sera, una classica strada affollata di Napoli, traffico e motorini che sorpassano altri motorini e automobili che cercano improbabili posti dove fermarsi quando le quattro frecce non sono l’unica alternativa possibile.
La città sembra improvvisamente tornata a venti anni fa prima dell’epoca d’oro di De Magistris, prima ancora dell’attuale sindaco, quasi a voler omaggiare il maestro Vittorio Avella che proprio a distanza di venti anni torna in una sua personale partenopea alla FrameArsArte.
Giovedì sera, un corso Vittorio Emanuele affollato e incasinato, auto bloccate e motorini che sfrecciano, girando una curva, dopo aver ammirato un paesaggio napoletano che tornerà bene presto, non solo motori ma persone affollano l’ingresso della galleria di Paola Pozzi per ammirare le splendide incisioni del maestro Avella.
Tanti gli artisti, i curatori e i galleristi presenti per rendere omaggio all’opera di un uomo che tra Napoli e Parigi ha scelto poi Nola insieme a Tonino Sgambati per formare il suo Laboratorio dove tutti i grandi sono passati per produrre cartelle e libri d’artista.
Giovedì sera, Napoli, una galleria d’arte, entri e dimentichi per un attimo il caos cittadino, niente più motorini, le auto diventano un ricordo passato e il paesaggio che un attimo prima avevi visto girando quell’ultima curva ti prende e ti avvolge.
Non ci sono più artisti né poeti ne millantatori o curatori, non c’è più nessuno, forse Vittorio con i suoi occhi immensi e quel sorriso in cui perdersi, quella dolcezza di un uomo che non si vanta e che ti stringe la mano per un attimo prima di essere risucchiato nel vortice dei vernissage.
Silenzio fuori, tutto diventa un brusio e il mare che hai dentro inizia a muoversi, ad agitarsi, a sbatterti contro. Trenta acqueforti e acquetinte realizzate negli ultimi anni, il paesaggio diventa padrone incontrastato nella vita di un uomo, diventa la vita di un uomo. Il segno del tempo che passa diventa il segno dell’incisione.
Prove d’artista, prove di colore non sono altro che il nostro procedere in maniera consapevole quando ci va bene, ed è il caso di Vittorio Avella e a tentoni per la maggior parte del tempo, e potrebbe essere il caso di tante persone incontrare al vernissage più atteso degli ultimi tempi. Tempi bui, tempi oscuri, come quelli che stiamo vivendo, come quelli che non ci permettono di dire basta alle guerre, qualche volta con comunicati stampa, altre volte con manganellate, tempi oscuri come le tempeste che ci racconta Vittorio, tempeste delicate, tempeste passate, aria di tempesta.
Presagi di notti nere, rotte all’improvviso da lampi di colore, dove troviamo fari e scogli e nuvole quasi a formare paesaggi non paesaggi, astratti dai colori forti e netti, come di campiture gestuali, di voglia di buttare tutto il mondo interiore fuori in pasto ai cani.
Lavori colorati che nascondono oscuri scenari. Come l’aria prima della tempesta, immobile, bagnata, cinematografica, così sembrano queste ultime incisioni di Avella. Rita Alessandra Fusco nel suo testo critico scrive Panta Rei, tutto scorre così noi possiamo solo farci portare da questo fiume impetuoso che è la natura, il paesaggio, la vita umana. Possiamo scontrarci lungo il cammino con i rami e le brutture e le bellezze e portare addosso cicatrici come di segni su una lasta.
Noi possiamo tutto questo, camminare tra le curve del corso Vittorio Emanuele e fermarci ad ammirare al numero civico 525 le acqueforti esposte alle FrameArtArte fino al 6 marzo, noi possiamo, il maestro Vittorio Avella non può. A lui spetta l’ingrato compito di aprirci gli occhi e mostrarci la bellezza, naturalmente.
Incisioni… Naturalmente
Vittorio Avella
a cura di Brunello Nardone
testi critici di Rita Alessandra Fusco e Gaetano Romano
22 febbraio – 6 marzo 2024
FRAMEARSARTES
Napoli, corso Vittorio Emanuele n. 525
Info framearsartes@libero.it – 081.3088820, 333.4454002