Un gioco fatto di noci e persone al teatro Bolivar di Napoli

Le persone sono di cristallo, deve saperlo molto bene Martina Zaccaro autrice, regista e attrice che insieme alle sue fidate compagne Roberta Misticone e Titti Nuzzolese porta in scena al Teatro Bolivar di Napoli un gioco fatto con le noci.  Uno spettacolo a più voci, come quelle che abbiamo nella testa. Che sentiamo, con le quali parliamo, ci confrontiamo e qualche volta litighiamo. Le voci che ci vogliono riportare alla vita, quella esterna. Dove dicono che i pazzi non esistono, ma se a dirlo sono i pazzi come facciamo a credergli?

Ci fosse almeno uno, tra quelli che vivono tra noi che almeno non dica: “Pazza”.
Uno spettacolo sulla follia, quello di Zaccaro, dove a parlare con le tre donne sul palco intervengono Milena Pugliese, poetessa che crede nella bellezza e nella sua funzione purificatrice e Antonio Ciorfito, dottore, che tenta di ristabilire un ordine. Che le cose si fanno così altrimenti non si fanno. Le regole, benedette regole. Guai a infrangerle, guai a saltare oltre la riga. La vita è una cosa spigolosa. La gente corre dietro qualcosa. E non dovremmo mai fermarci un attimo a pensare, a parlare. Il rischio di rimanerci sotto esiste, di restare soffocati sotto una valanga di pregiudizi e dita puntate, di sensi di colpa e rimorsi.

 

C’è differenza tra rimorso e rimpianto? E tra normalità e pazzia? Chiudiamo gli occhi per non vedere, cechi come accecati da una Luce, quella di Martina Zaccaro seduta su una panchina in questa stanza buia di un ospedale, che risplende per la bravura, la cura del personaggio. Gioca con le noci, quelle stesse noci che danno il titolo allo spettacolo. Dura fuori e morbida dentro. E non lo siamo un po’ tutti? Per resistere alle brutture della vita. Qualcuno si chiude dentro sé stesso, dentro quattro pareti, pareti che andrebbero ammobiliate. Qualcuno come Roberta Misticone che vorrebbe solo sistemare una casa che non c’è più aspettando un po’ di bellezza, innamorata dell’idea e del dottore. Roberta, un personaggio sopra le righe, oltre le righe. Se solo le cancellassimo con una gomma bianca queste righe, potremmo anche rotolarci a terra, saltare da un posto all’altro del teatro, fare la ruota, la giravolta, farla un’altra volta e non sembrare pazzi, agli occhi di quelli che però dalle righe si fanno bloccare, legare, imbavagliare. Possiamo mai considerarli normali? Che non si chiedono, non si fermano, non si interrogano.

 

Ci fosse uno di loro almeno che mi sappia dire” “Questo dolore da dove viene?” “Come si chiama? E che vuol dire?”

Se lo chiede invece Titti Nuzzolese nella sua maglia azzurra a righe, persa in quelle stesse righe che andrebbero seguite per sembrare normali. Una donna che la vita ha voluto etichettata, una donna che seguiva il cuore e che da quello stesso cuore è stata tradita. Quando ci sentiamo nel giusto come sappiamo essere cattivi, pronti a calpestare dignità e volontà altrui, solo perché non capiamo, svogliati non vogliamo.

 

Mia sorella dorme poco la notte e con oggi fa sette i dottori che ha visto e anche oggi ha sperato di avere qualcosa di storto nel corpo. Sette dottori sul palco del teatro Bolivar a scandire il tempo che passa, Mario Chiurazzi, Teresa Costanzo, Silvia Nardi, Dino Polito, Carmen Serio, Giulia Toscano con Antonio  Ciorfito. La normalità che prova a racchiudere la pazzia, le pareti che tentano di chiudere lo spazio vitale delle tre donne sul palco. Salvo poi trovarsi faccia a faccia con la verità, con la bellezza, con Milena Pugliese, e riscoprirsi anche loro fragili, qualche volta vinti e sconfitti, come il suo personaggio.

 

Tutti noi proviamo a rimettere insieme i cocci, i momenti passati, quelli sbagliati. Qualcuno lo fa attraverso la poesia, la potenza delle parole. Qualcuno scrive spettacoli bene, come Martina Zaccaro.

Siamo soltanto richieste di aiuto, e quando gridiamo le nostre voglie, i nostri bisogni ci prendono per pazzi.

 

Come le protagoniste, Martina, Titti, Roberta, chiuse a trovare un loro posto sicuro. Sembra inventato, costruito con i lego il rifugio dove si riscoprono amiche, dove si abbracciano strettissimi. Una panchina, che mi pare sembra bella, che diventa casa, e due cassettoni. Tanto basta alle tre attrici per creare un mondo nuovo fatto di fragilità e voglia di vivere tra mille difficoltà. Le stesse che incontriamo fuori nella vita normale, solo che qui vengono a galla. Come panni vengono tirati fuori dai cassettoni, come noci vengono fatte rimbalzare e schiacciare, come persone ci vengono mostrate nella loro totalità, senza maschere, senza orpelli. Anime vere, con la lettera maiuscola. Anime che per una sera a teatro, grazie sempre a una direzione artistica attenta e pronta a rischiare, ci ricordano che le persone sono di cristallo.

Un GIOCO fatto con le NOCI
di Martina Zaccaro

con
Titti Nuzzolese
Roberta Misticone
Martina Zaccaro
Milena Pugliese
Antonio Ciorfito
disegno luci, spazio scenico e regia: Martina Zaccaro

 

Grazie sempre a Emilia Vitulano per le meravigliose foto.

Le parole tra virgolette sono di Giovanni Truppi, la canzone è Scomparire