Quel rock senza confini che scavalcò la “cortina”

“Ci vedrete alla frontiera, con la macchina bloccata, ma lui ce l’avrà fatta, la musica è passata”: il richiamo al Fossati che fu e alla sua famosa La mia banda suona il rock è forse fin troppo facile parlando del volume di Eugenio Ambrosi, Da Lenin a Lennon. Come jazz, rock, beat&pop contribuirono alla caduta della Cortina di Ferro, delle EUT – Edizioni Università di Trieste. Eppure sembra proprio di assistere alla scena descritta: rigidi controlli, un confine invalicabile per l’uomo, ma poroso e permeabile per quella forma d’arte senza tempo e senza confini che è la musica.

Il ruolo della musica contemporanea

Docente di Comunicazione pubblica all’Università di Trieste e di Relazioni pubbliche e comunicazione aziendale alla Scuola universitaria Ciels di Gorizia, Ambrosi affronta in questo corposo volume un pezzo di storia che spesso, purtroppo, viene dimenticato o, comunque, è stato ancora poco analizzato. Il ruolo della musica, infatti, appare spesso secondario nelle ricostruzioni storiche e sociali: in realtà, proprio come le altre forme di arte, anche quella delle sette note ha avuto la sua capacità di coinvolgere giovani (e meno giovani) verso i grandi cambiamenti della nostra storia.

Sprone al cambiamento, alla ribellione o alla semplice curiosità (aspetto questo spesso malvisto dai regimi totalitari), la musica è riuscita a scavalcare le barriere fisiche per arrivare dritta alle orecchie e al cuore di molto giovani che vivevano oltre la cosiddetta “cortina di ferro”. Ambrosi, grazie a una meticolosa ricostruzione storica, racconta questa epica avventura che, dal primo jazz fino ai beniamini Beatles e Rolling Stones, come una goccia, ha lentamente scavato nella roccia del comunismo più ferreo e oltranzista, chiuso (almeno in apparenza) a tutto ciò che era considerato un male per la morale privata e pubblica (quindi di partito) dei cittadini del blocco sovietico, quindi URSS e paesi satelliti, con un accenno anche a Cuba.

Tra mercati neri dei vinili e messe al bando del rock’n’roll perché “simbolo del decadentismo capitalista, nuovo esempio della barbarie culturale americana”, Eugenio Ambrosi accompagna il lettore alla scoperta di un’epoca (solo apparentemente lontana nel tempo) e di luoghi che rimanevano avvolti nella nebbia angosciosa della propaganda. Tempi e luoghi, però, dove i giovani volevano comunque affacciarsi sul mondo. Erano curiosi di conoscere ciò che l’altra parte poteva offrire loro ed erano bramosi di far parte di quella gioventù a cui era permesso ballare e divertirsi con i vinili beat e rock’n’roll senza dover temere per sé stessi o essere tacciati di collaborazionismo con il nemico. Assolutamente imperdibile l’appendice del volume con le copertine dei vinili e memorabilia dell’epoca.

Da Lenon a Lennon, copertina

 

Articoli correlati:

4ever, i Beatles dopo i Beatles

La storia dei rolling stones con Massimo Bonanno

Rudy Rotta incontra Rolling Stones e Beatles

Rolling Stones dal vivo a Roma

Beat Generation: hipsters vs indie