Marianna Sannino e il dialogo con il Sacro: l’opera “Sembrava che mi trafiggesse il cuore” nella chiesa di San Giuseppe delle Scalze

Una presentazione surreale, calata in un’atmosfera onirica dalla dimensione volutamente estatica, è così che lo scorso 12 settembre, nella suggestiva cornice della chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, Napoli, la Fondazione Mannajuolo ha presentato il nuovo progetto artistico site-specific di Marianna Sannino, intitolato Sembrava che mi trafiggesse il cuore.

La mostra, curata da Maria Savarese, si articola attorno a un’opera che fonde arte visiva e suono, con il contributo musicale di Carlo Fermariello. La location scelta, un’antica chiesa barocca del Seicento, risulta particolarmente significativa per l’allestimento, essendo un luogo intriso di storia e memoria collettiva.

L’opera e lo spazio: un dialogo tra arte e architettura sacra

Nella navata centrale della chiesa, Sannino ha posizionato tre grandi dipinti su tulle che occupano le cornici degli altari, un tempo adornate dalle opere di Luca Giordano e Francesco De Maria, oggi trasferite rispettivamente al Museo di Capodimonte e al Museo di San Martino. A completare l’installazione, una quarta opera più piccola trova posto in una cappella laterale. Questa scelta non è casuale: il tulle dipinto diventa il simbolo della leggerezza e trasparenza dell’anima in estasi, con l’opera che si integra perfettamente nella struttura barocca della chiesa, creando un dialogo tra passato e presente, tra vuoti e presenze storiche.

L’artista stessa descrive l’impatto emotivo che ha avuto entrando nella chiesa per la prima volta come un momento di profondo coinvolgimento, un “dialogo silenzioso” con la memoria del luogo. Le opere di Sannino sembrano voler restituire questa memoria, ma attraverso la lente della trasparenza e dell’evanescenza, rappresentando simbolicamente la fragilità della vita umana e la dimensione spirituale.

Santa Teresa d’Avila e il tema dell’estasi

Il titolo della mostra, Sembrava che mi trafiggesse il cuore, è tratto dall’autobiografia di Santa Teresa d’Avila, in cui la santa descrive l’esperienza mistica dell’estasi, divisa in tre fasi principali: l’estasi, il rapimento e il volo mistico. Questi tre momenti costituiscono anche il fil rouge dell’opera di Sannino che li interpreta visivamente. Le grandi tele presenti nella chiesa rievocano infatti le tre fasi: l’estasi, in cui la figura femminile si abbandona dolcemente; il rapimento, rappresentato dal distacco improvviso dalla terra; e il volo mistico, evocato con impetuosità nella cornice centrale dell’abside, dove lo spirito sembra ascendere verso l’alto in una leggerezza estrema.

A concludere questo percorso spirituale, un piccolo dipinto nella cappella laterale reca la scritta “Sembrava che mi trafiggesse il cuore e mi lasciasse bruciare di un grande amore” frase tratta dall’opera della santa. Qui, Sannino utilizza una scrittura dorata, che diventa “una scrittura di luce” capace di connettere il visibile con l’invisibile, la memoria con il presente. Il tulle, con la sua trasparenza, amplifica questa dimensione eterea, lasciando fluttuare la scrittura come un ricordo persistente ma allo stesso tempo evanescente.

La dimensione temporale è un elemento centrale nella ricerca artistica di Marianna Sannino. Come sottolineato dalla stessa artista, il suo lavoro esplora la fusione tra passato, presente e futuro, un continuum che si manifesta attraverso il dialogo con i materiali scelti e con gli spazi in cui le sue opere vengono collocate. In questo progetto, il tulle diventa lo strumento attraverso il quale la memoria si materializza e allo stesso tempo si dissolve, creando un ponte tra diverse dimensioni temporali.

Questo percorso artistico di Sannino si inserisce perfettamente nel contesto della chiesa di San Giuseppe delle Scalze, un luogo che, dopo un lungo periodo di abbandono, è stato restituito alla città grazie all’impegno del Forum Tarsia nel 2005. Oggi, la chiesa è diventata un centro culturale vitale, e l’opera di Sannino aggiunge un nuovo capitolo a questa rinascita, rendendo omaggio alla storia del luogo e alle sue stratificazioni. Marianna Sannino, con il suo intervento, arricchisce ulteriormente il dialogo culturale che la chiesa di San Giuseppe delle Scalze offre alla città di Napoli, offrendo uno spazio in cui le vestigia del passato sono l’illustre cornice per nuove sperimentazioni artistiche.

Futuri sviluppi artistici

Marianna Sannino considera questa mostra un punto di arrivo importante nel suo percorso, ma anche un trampolino di lancio per future esplorazioni. La sua volontà è quella di approfondire l’interazione tra diversi media, cercando nuove forme espressive che coinvolgano sempre più lo spettatore in esperienze immersive e interattive. L’artista intende continuare a esplorare la memoria e il tempo, espandendo il dialogo tra arte e spazio in nuove direzioni, con una particolare attenzione ai progetti site-specific che le permettano di lavorare con luoghi carichi di storia e significato.

Sembrava che mi trafiggesse il cuore è una riflessione profonda sulla spiritualità, il tempo e la memoria, realizzata attraverso un’opera che riesce a fondere passato e presente, sacro e profano, con una leggerezza evocativa e una particolare presentazione scenica delle opere che fanno letteralmente “alzare gli occhi al cielo” al pubblico che visiteràm questa particolare esposizione.

Sembrava che mi trafiggesse il cuore
opere di Marianna Sannino 
a cura di Maria Savarese

Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo
Salita Pontecorvo, 65, 80135 Napoli

Dal 13 settembre al 13 ottobre 2024
Orari: giovedì – domenica 11-13/16.30-19.00;